Nuova possibilità
Serie: Morirò d'estate
- Episodio 1: Morirò d’estate
- Episodio 2: Bastardo
- Episodio 3: Fame d’amore
- Episodio 4: Mind to mind
- Episodio 5: Uomo fritto
- Episodio 6: Mutande nuove
- Episodio 7: Sarai felice
- Episodio 8: In gabbia
- Episodio 9: Chiamato per nome
- Episodio 10: Campo Base
- Episodio 1: Morto e risorto
- Episodio 2: Tutto questo per me?
- Episodio 3: Nuova possibilità
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Le lacrime continuavano a scorrere copiose sul mio viso mentre guardavo la croce, illuminata dalle luci della chiesa.
La folla di persone cantava e applaudiva con gioia, e io sentii un senso di appartenenza.
Mi resi conto che non ero solo una piccola parte di qualcosa di grande. Ero amato e prezioso agli occhi di Dio, proprio come aveva detto Suor Emma.
Mentre mi allontanavo dalla chiesa, il suono delle campane mi accompagnava, e io sentii un senso di liberazione e una nuova consapevolezza di me stesso e del mondo intorno a me.
Era come se un peso fosse stato sollevato dalle mie spalle, e io potessi finalmente respirare.
Quando arrivai a casa, i miei colleghi non erano ancora rientrati, così decisi di preparare la cena anche per loro, per ringraziarli di avermi sostituito al lavoro durante la mia assenza.
Prima, però, mi feci una doccia, lasciando che l’acqua calda lavasse via le lacrime e le emozioni della giornata.
“Spirito, Spirito scendi su noi. Spirito, Spirito canta con noi” cantavo sotto la doccia, sentendo la mia voce riempire lo spazio e il mio cuore di gioia.
Mentre l’acqua scorreva sul mio corpo, la mia mente si riempì di volti e di ricordi.
Suor Lucia che mi aveva invitato, Padre Andrea che mi aveva accompagnato, Marco e i miei compagni di viaggio che mi avevano sostenuto con la loro presenza e le loro storie.
E poi Suor Emma, con le sue parole di incoraggiamento che ancora risuonavano dentro di me.
Ma soprattutto Enza, la cui esistenza mi sembrava ancora avvolta nel mistero, come se fosse stata un sogno o una fantasia; eppure, senza di lei, probabilmente non avrei potuto vivere quei tre giorni che mi avevano cambiato la vita.
Mi sentivo pieno di gratitudine e di amore, come se il mio cuore fosse stato riempito di luce e di calore.
Quando i miei colleghi rientrarono, la tavola era apparecchiata e tutto era pronto: bruschette di pane e pomodoro fresco, spaghetti al pesto e petto di pollo alla piastra con una insalatina e vino buono.
«Non sono Gualtiero Marchesi, quindi apprezzate lo sforzo» esordii, mentre loro guardavano la tavola con stupore.
«Ma che onore! In tutti questi mesi di convivenza, questa è la prima volta che ceniamo insieme» disse Dario, sorridendo.
«Pensavamo campassi d’aria» aggiunse Salvo, ridendo.
«Comunque non pensare di cavartela con una cenetta. Questi tre giorni di relax li pagherai amaramente!» continuò Dario, fingendo serietà.
Scoppiammo a ridere tutti e tre, mentre Dario versava il vino nei bicchieri.
Durante la cena, tra una battuta e l’altra, raccontai dei giorni trascorsi al Campo Base, mentre loro si scambiavano sguardi dubbiosi.
«Lo so, sembra tutto una follia, ma non è così credetemi» esclamai, cercando di convincerli. «Certo, certo!» rispose Dario, trattenendo le risate.
Sapevo che ero nato a vita nuova, come avevano detto il primo giorno del Campo.
Quella sera andai a dormire sazio, non solo fisicamente ma anche di speranze e aspettative.
Sapevo che adesso spettava a me far si che tutto ciò che avevo capito in quei tre giorni non fosse solo un bel ricordo, ma diventasse la base per una vita più autentica e felice.
Il giorno dopo, andai al lavoro con un nuovo sguardo e la consapevolezza di voler trovare il giusto posto nel mondo.
La mattinata passò velocemente, tra scartoffie da sistemare e documenti da compilare.
Alle 14:00, alla fine del mio turno, mi ritirai a casa e riscaldai un po’ di pasta che era rimasta la sera prima.
La mangiai con un senso di piacere e di soddisfazione, godendo del sapore e del profumo del cibo.
In quel momento, realizzai che non vomitavo da almeno tre giorni e che nessun senso di colpa aveva accompagnato i miei pasti.
Era un piccolo passo, ma sapevo anche, era un inizio importante.
Il mattino seguente, mi alzai presto e andai in chiesa. La messa era già iniziata, e io mi sedetti silenziosamente accanto a Suor Lucia. Lei mi sorrise e poi rivolse il suo sguardo all’altare.
A fine messa, uscimmo dalla chiesa e ci sedemmo in una panchina vicino alla Madonna in gabbia.
«Grazie per avermi invitato al Campo Base», le dissi, «mi hai cambiato la vita».
«No, non ti ho cambiato la vita», mi corresse lei. «Casomai ti ho indicato una nuova strada. Una nuova possibilità».
Non capii esattamente cosa volesse dire, ma non contrabbattei.
Tornando a casa, continuai a pensare alle sue parole. Cosa intendeva per “nuova possibilità”? Non riuscivo a trovare nessuna risposta.
A pranzo, non avevo fame, ma decisi di mangiare un panino imbottito con dei salumi.
Non volevo ricadere nel ciclo del digiuno forzato, ma volevo trasformare la mia fame d’amore in amore per la vita.
Prima di andare a lavoro, decisi di chiamare mia madre. Non la sentivo da almeno due settimane.
«Ciao mamma, come va?» esclamai quando sentii la sua voce.
«Va!», mi rispose con un filo di voce.
Le parlai del lavoro e dei giorni vissuti al Campo Base.
Dall’altra parte solo silenzio.
Improvvisamente, con un tono tremolante, mi disse: «Sto male, vorrei vederti».
«Va bene mamma», risposi senza pensarci troppo.
«Domenica vengo, ma lunedì mattina devo ritornare a casa. Sono di turno nel pomeriggio».
Poi la salutai, con la promessa che mi sarei fatto sentire più spesso.
Al lavoro, cercai di non pensare alla conversazione con mia madre.
La sera, dopo una cena veloce, indossai il mio pigiama giallo e andai a letto.
In quel momento realizzai che avrei dovuto rivedere anche mio padre.
Non ero pronto.
Non lo ero ancora.
Il cuore mi salì su per la gola, le mie mani erano sudate e fredde.
«Sta accadendo di nuovo. Un attacco di panico», pensai.
Poi il buio.
Mi risvegliai con il viso bagnato e Salvo che mi chiamava terrorizzato.
«Una nuova possibilità!» fu il mio primo pensiero.
Forse dovevo dare a mio padre una nuova possibilità?
O forse la dovevo dare a me?
Serie: Morirò d'estate
- Episodio 1: Morto e risorto
- Episodio 2: Tutto questo per me?
- Episodio 3: Nuova possibilità
Mi è piaciuto il finale, l’ho inteso come un brusco ritorno alla realtà dopo l’esperienza mistica. Sicuramente il protagonista è cambiato, ha acquisito consapevolezza, ma rimangono ancora molti nodi da affrontare.
Diciamo che aver preso consapevolezza che qualcosa può cambiare (in positivo) è il primo passo che Luca fa verso il cambiamento…
Rileggerò la tua serie dall’inizio perché questo episodio, al netto del misticismo che mi procura orticaria, ma che penso sia funzionale al racconto, mi è piaciuto. Scritto bene e ben esposto… Ciao.
Grazie per questa fiducia…
Aspetto con molto piacere suggerimenti e consigli. 🙏🏻😊
Mi piace questa idea di cambiamento, grazie agli incontri, all’atmosfera e alle parole di chi sta indicando una nuova strada, una nuova possibilitá, che contiene una speranza. E si respira già un’aria diversa, una nuova luce che conforta, infonde una sensazione di pace e risveglia anche il gusto del cibo e della convivialitá, colmando il vuoto interiore per ciò che é sempre mancato. Credo che sarà interessante scoprire come verrá affrontata l’ ardua prova dell’ incontro col padre.
Ho sempre pensato (e personalmente sperimentato) che un cambiamento parte da una scelta personale e interiore ma che non può essere portata in atto se non si ha qualcuno o qualcosa che ci spiega a farlo.
Grazie per la lettura e per il commento. 🙏🏻
Questo episodio mi ha fatto riflettere su una cosa che credevo fosse un caso, ma non lo è: anch’io, dopo periodi particolarmente entusiasmanti o dopo aver ricevuto grandi rivelazioni, sono stata colpita da un evento o dalle parole di qualcuno che mi hanno fatto precipitare nuovamente nello sconforto, come se si trattasse di una specie di prova, capisci? Come per “verificare” il mio atteggiamento davanti alle difficoltà della vita, dopo
l’esperienza importante appena vissuta.
Ciao @ariannapaju
Hai ragione sembra che la vita metta alla prova la nostra resilienza e la nostra perseveranza. O forse più semplicemente è così che deve essere…