
Ossa Rotte
Serie: Prison Planet 001
- Episodio 1: Rivangando il passato
- Episodio 2: Echi di un passato lontano
- Episodio 3: Fuga e sudore
- Episodio 4: Ossa Rotte
- Episodio 5: Un taglio netto
- Episodio 6: Prima della stagione di caccia
- Episodio 7: La strada è ancora lunga
- Episodio 8: Ospiti timidi
- Episodio 9: La realtà galleggia
STAGIONE 1
Polvere nei polmoni, talmente tanta da impedirti persino di immaginare di respirare, talmente densa da tagliarsi col coltello. Intorno a Ripley solo macerie di quello che fino a qualche ora prima era un edificio dall’aspetto malandato, maleodorante e mal progettato, e che ora giaceva scomposto al suolo come un domino disordinato. La donna era svenuta a causa dell’impatto col terreno e, forse, anche di qualche detrito finito di rimbalzo sul cranio che non aveva aiutato, ansimava forte, sembrava quasi un condizionatore in estate quando l’aria è talmente rovente che non basterebbe tutto il ghiaccio dell’universo a raffreddarla. Quando i suoi occhi decisero che era giunto il momento di rivedere il mondo che la circondava una serie di violenti colpi di tosse la scossero, fu in quell’istante che si rese conto di avere le gambe bloccate sotto un pezzo di soffitto. Il dolore lancinante che provava alle ginocchia indicava che, se non altro, non aveva perso l’uso degli arti inferiori, il che sarebbe stato positivo solo e soltanto nel caso fosse riuscita ad uscire da quella merda.
“Come cazzo faccio?” questo era l’unico interrogativo che riusciva a porsi in quella situazione. Per di più era anche rivolta a terra e non poteva sperare di sollevare il detrito da quella stupida posizione di inferiorità.
Cercò con lo sguardo qualcosa intorno a lei che non fosse un pezzo di muro ma non vide nulla di buono, niente di niente, almeno fino a quando un bagliore non illuminò la zona alla sua destra, un pallido bagliore bluastro.
“Il mio Pad!” pensò avvicinando la mano, gli occhi non riuscivano ancora a mettere bene a fuoco, ancora intasati di fine polvere. Quando le dita entrarono in contatto con il freddo vetro, sorprendentemente intatto, che costituiva lo schermo del Pad la donna esultò nella testa.
“Adesso sono salva, se riesco a mettermi in contatto con Alfred.”
“Ehi, hai trovato qualcosa?” urlò qualcuno in lontananza.
Il sangue per poco non smise di circolare nel corpo della ragazza: se quella era la voce di un mercenario significava che non avevano affatto smesso di cercarla e non l’avevano data per morta. Doveva sbrigarsi se non voleva finire nelle grinfie di quei bastardi, digitò la combinazione per l’S.O.S. qualche secondo prima che un rumore sopra la sua testa attirasse l’attenzione: un detrito cadde con violenza tramortendola.
Mal di testa, la sensazione che il cervello sia troppo grande per la propria scatola cranica, che possa esplodere da un momento all’altro alla ricerca di spazio vitale. La vista annebbiata riusciva a malapena a disegnare il contorno degli oggetti, l’odore di rosa la riportò subito a casa.
“Ripley, finalmente ti sei svegliata” disse l’inconfondibile voce robotica di Alfred.
“Alfred… come diavolo?” fu tutto ciò che riuscì a dire con estrema lentezza, sentiva la lingua affaticata, come se le fosse impossibile riprodurre ciò che aveva in mente.
“Vuoi conoscere la versione breve o quella lunga?”
“Quella lunga andrà benissimo, non riesco a parlare troppo.”
“Ho guidato Mr.Robot fino al punto che mi avevi segnalato tramite Pad, la zona era ben fornita di guardie, un chiaro segno che non ti ritenevano affatto morta; ho dovuto fare molta attenzione a non farmi individuare, nonostante Mr.Robot sia difficile da occultare ce la siamo cavata egregiamente. La parte più complessa è stata sollevare quelle maledettissime macerie senza farsi sentire da quei bastardi ma, con la giusta dose di attenzione abbiamo superato anche quell’ostacolo. Purtroppo temo che ti cercheranno ancora per un po’, per fortuna non sei una sprovveduta e sai occultare le tue tracce. Cosa pensi di fare quando ti sarai rimessa?”
“Devo assolutamente accertarmi della sua morte o meno.”
“Pensi che l’abbiano preso?”
“Non lo so, difficile dirlo ma potrebbero averlo fatto senza troppi complimenti, del resto hanno buttato fuori tutte le forze che avevano per eliminarci. Ora lasciami da sola, ho bisogno di riposare, hai qualcosa per la testa?”
“Ripley, sei talmente piena di antidolorifici che il tuo fegato potrebbe spappolarsi da un momento all’altro, perciò scordati altro per almeno una giornata.”
“Maledizione, pagheranno per ciò che hanno fatto” promise a denti stretti la donna mentre le palpebre si chiudevano di nuovo, il torpore si trasformò in fretta in sonno, un sonno profondo e ristoratore che solo chi se l’era vista brutta poteva capire.
Alfred stava scandagliando la Rete in cerca di informazioni, era un’operazione tutt’altro che semplice ma era l’unico in grado di svolgere quel compito in fretta e con precisione. Ovviamente si parlava dell’assalto portato avanti da due terroristi ma non si specificava nulla sulla loro identità o sulla loro fine, di certo i mercenari erano ancora sulla difensiva, il danno causato era più grande di quanto non facessero trasparire dal comunicato ufficiale.
Serie: Prison Planet 001
- Episodio 1: Rivangando il passato
- Episodio 2: Echi di un passato lontano
- Episodio 3: Fuga e sudore
- Episodio 4: Ossa Rotte
- Episodio 5: Un taglio netto
- Episodio 6: Prima della stagione di caccia
- Episodio 7: La strada è ancora lunga
- Episodio 8: Ospiti timidi
- Episodio 9: La realtà galleggia
Grande episodio, la parte iniziale con la descrizione dello stato fisico-psicologico di Ripley è davvero sensazionale! Ne vogliamo parlare del ghiaccio e del condizionatore? Grandioso! Grande Alessandro, questa serie diventa sempre più bella!
Grazie per aver seguito assiduamente questa serie, ormai siamo quasi alla fine della prima stagione, vediamo se riesco a riservare ancora qualche sorpresa negli ultimi due episodi.