Ossidiana

Serie: Isole


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: L'isola è un microcosmo che racchiude la storia dell'umanità. Un luogo raggiungibile ma imperscrutabile. Abitata da persone che crediamo simili. Lo sono per specie, ma non per discendenza.

L’ossidiana è un minerale di origine vulcanica, la troviamo nelle isole fatte di strati di colate laviche. Un materiale vetroso usato anticamente per costruire, scheggiandola arnesi da taglio. Adesso la vediamo esposta nelle vetrinette delle bigiotterie in forma di perle o di ciondoli. Non è mia intenzione fare un trattato su questo prezioso minerale, un geologo qualsiasi ne saprebbe parlare più e meglio di me. 

Quello che mi attrae invece è il rapporto tra certi materiali che caratterizzano i luoghi e i caratteri delle persone. Sapendo che le influenze sono diverse; clima, cibo, tradizioni, profumi di erbe selvatiche, convinto che l’essere umano sia la somma di tutto quello che lo circonda. In questi posti, e la maggior parte sono isole, bisogna aggiungere il fattore distanza dalla terra ferma, il fattore mare. Dove gli abitanti hanno imparato a convivere e assecondare le abitudini dei turisti di passo, un po’ come il barista che per esperienza si finge interessato ai tuoi sfoghi, per poi dimenticarsene subito dopo. Una specie di “Ditegli sempre di si”. 

Abitanti che fisicamente si possono dividere in categorie facilmente riconoscibili: il pescatore, abbronzato, dal fisico tozzo, muscoloso con le rughe che ricordano un mare in tempesta, occhi scuri, sguardo abituato a scrutare l’orizzonte per cercare forse la sirena raccontata dal nonno e dal padre dopo di lui. Capelli e barbe prevalentemente scuri, folti che non crescono, eppure le barberie sono sempre piene di questi marinai, dove vanno a far perdere il filo, con i loro peli ispidi, ai rasoi di acciaio lucente. Lame costrette a fare avanti e indietro sulla “coramella” per riprendere l’efficacia per la prossima rasatura. I contadini; dagli occhi vispi e le schiene curve, dopo essere stati una vita chini sulla zolla. O i muratori con le mani dure come il cemento, e quegli occhi arrossati dalla polvere di calce e dal bicchiere di birra di troppo. Per questi esemplari ci vogliono donne forti e le isolane lo sono, forti robuste ma con un viso dolce illuminato da un sorriso aperto e schietto occhi che sanno guardarti l’anima e una capacità di conservare un segreto fino alla prossima comare incontrata. 

Ossidiana appunto troviamo dentro lo scrigno di legno antico, eredità della nonna di Rosetta. Un cuoricino, una a forma di perla e una scheggia tagliente che solo per provarne la pericolosità la ragazza si era lacerata un polpastrello della mano sinistra. Tagliava, accidenti se tagliava. Un frammento nero lucente, di uno scuro che nessuna profondità marina poteva eguagliare. Adesso Rosetta sapeva cosa aveva in mano. Per il sangue provocato dal taglio, non aveva fatto nulla, alcol, cerotti; ma lo aveva lasciato scorrere, lentamente. Lo guardava come in una specie di trance, riflessa nello specchio del vecchio comò, come spettatrice dell’evento. Chissà quali pensieri passarono nella testa di Rosetta, ragazza cresciuta più a fare faccende per la casa che in ore passate con le amiche a chiacchierare nei giardini di limoni. Salvo, era il ragazzo con il quale aveva condiviso gran parte dell’adolescenza. Contadino per aver ereditato un palmo di terra dall’altra parte dell’isola. Muratore, per il lavoro che gli dava tenere in piedi la casa paterna, marinaio nei mesi estivi portando i turisti a fare il giro dell’isola e mostrargli le grotte nascoste. Salvo era il prototipo dell’isolano con in più una simpatia innata, non perdeva mai l’occasione di andare in continente magari solo per ballare in una triste discoteca arrangiata dai suoi vecchi compagni di scuola. Per Rosetta era perfetto e lei lo sapeva, ma in un angoletto del suo cuore si era insinuato un nuovo germoglio, un turista, che chissà quali meraviglie le aveva raccontato. 

La ragazza non avrebbe mai tradito Salvo, ma questo turbamento la sconvolgeva. Perché provava questa attrazione per uno sconosciuto? Questa cosa poteva ripetersi? Non poteva quindi più fidarsi di se stessa, e questo la lacerava come quella scheggia di ossidiana sul polpastrello. Sbatté gli occhi come per svegliarsi da un brutto sogno, posò la scheggia di ossidiana, prese un ciondolo di ambra e se lo mise intorno al collo. 

E guardandosi allo specchio si fece un bel sorriso di quelli che solo le ragazze isolane sanno fare.

Serie: Isole


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Discussioni

  1. Le isole sono un microcosmo a sé. Il mare le tiene protette dal mondo esterno, il tempo si dilata, tutto sembra immutabile. Eppure, l’immutabile non è umano perchè, come quella di Rosetta, è la nostra anima chiama la conoscenza.

  2. Qui la storia si fa seria. Tutta un’altra atmosfera rispetto a quella del bar L. Inizialmente ho creduto che stessi parlando della mia isola con la “Via Dell’Ossidiana”, che da Monte Arci si estende per chilometri. Anche qui l’ artigianato più prezioso utilizza molto spesso, argento e ossidiana, per creare gioielli particolari e molti belli. Ho capito, quando hai nominato Salvo e i limoni, che forse avevi in mente un’ altra isola più grande e ricca di altrettante cose meravigliose. La lettura è stata molto gradevole.