Pacheco – 1

Serie: Amazing stories


La canna da pesca giaceva sul fondo della barca. Spezzata. I pesci sguazzavano nelle tre dita d’acqua che si erano già accumulate.

La furia che ci aveva messo remando, nel tentativo di pareggiare quella degli elementi, era svanita per la fatica. Doveva essere ormai a tiro della riva, ma non riusciva a vedere nulla. La tesa del cappello piombo di pioggia era piegata all’ingiù, come le orecchie di un cocker.

Aveva preso apposta un giorno di ferie. Erano mesi che aspettava che il fiume si scongelasse, per uscire a pescare.

Il suo capo, McKenzie, era un tipo talmente stronzo, che certamente aveva pregato perché diluviasse proprio quel giorno!

– Piove, McKenzie ladro! – gridò Sam, digrignando i denti e dando fondo alle ultime energie. – Un castoro ti possa rosicchiare le gambe della sedia, dove tieni appoggiato quel tuo culo merdoso!

Provò un certo sollievo.

Poi un colpo secco e lo scricchiolio di legno annesso, gli indicò che aveva toccato il pontile. I pesci continuavano a sguazzare allegri nella piscina improvvisata.

Gettò a riva l’attrezzatura e pose il piede a terra.

– E adesso puoi affondare come il fottuto Titanic! – augurò all’imbarcazione a noleggio. Tanto aveva già pagato.

La canna rotta finì dentro un cespuglio. Tenne solo il mulinello, che gli era costato una cifra.

– E adesso chi la sente Adele! – sussurrò alle scarpe che facevano ciaf ciaf. – Le avevo promesso una grigliata di pesce gatto da leccarsi i… baffi. – Colse il sottile filo di ironia della situazione.

– Signor Parlage.

Era il noleggiatore delle barche. Lo ignorò, perché quando ti chiamava per cognome, era segno che non ti avrebbe mollato più.

– Pesca miracolosa?

Era il figlio del pastore, cresciuto in un ambiente così clericale, che il padre aveva quasi perso la parola, quando il figliolo si era rifiutato di seguirne le orme.

– Mia moglie mi aspetta! – gli gridò, sotto il frastuono del diluvio.

– Venga, per favore. Un minuto appena!

– Ho le scarpe pregne d’acqua. Non voglio sporcarle l’ufficio!

– Ah, beh, allora fa niente. Non è importante.

Vattelo a prendere in quel posto!

Corse fino al pick-up. Una volta a bordo si tolse il cappello, gettandolo sul tappetino del passeggero. Il ticchettio sulla capote lo trascinò in uno stato di trance, dal quale si svegliò sentendo bussare al finestrino.

Era il noleggiatore. Si era degnato di bagnarsi le punte delle scarpe!

Abbassò il vetro. – Che vuole?

– Sa che giorno è domani?

– Il giorno che ritorno al lavoro e che faccio un culo così a McKenzie, che ha fatto piovere nel mio giorno di ferie!

Come era solito fare, l’altro non ascoltava mai le risposte alle proprie domande. Aveva come un copione da recitare.

– È il 18 Aprile 1996. E ci sarà la luna nuova. Come nello stesso giorno del 1950.

Non ricordava che fosse stata predetta la fine del mondo per il fottuto 18 Aprile 1996!

Vieni al dunque, che i miei piedi stanno in ammollo, mentre tu me lo meni con la luna e le stelle! 

– Fu la notte che il vecchio Pacheco vide venire giù dal cielo quella cosa luminosa.

Ahhh! Adesso capiva! Era un’altra delle premonizioni che assalivano il pastore, durante le veglie notturne?

– Sì, va bene, ti saluto! – fece, perché ne aveva a sufficienza di baggianate.

Partendo fece sgommare le grosse ruote, innaffiando il noleggiatore di acqua marrone. Beccati questo! Scoppiò in una risata invereconda, vedendolo saltare per evitare gli spruzzi e maledirlo agitando l’ombrello.

Accese la radio. Cinque minuti e già schiariva all’orizzonte.

La statale in quel punto faceva una capatina all’interno del bosco, percorreva alcuni curvoni in salita, tra gli alti abeti rossi. I cartelli avvisavano del pericolo di attraversamento di animali selvatici, ma a lui non era mai capitato di incrociare uno spezzatino di cervo ambulante.

Lo stereo ebbe un calo di tensione, ma poi si riprese. Girò la manopola in cerca di qualcosa di meglio che Le ricette di Betty Cummer o Cucumber, come la chiamava lui, con gran rabbia di Adele. Take me home, country roads di John Denver saturò l’abitacolo. Sam prese a canticchiare il ritornello, ma fu costretto a smettere, quando la sua voce rimase scoperta.

Lo stereo taceva.

– Merda! La sfiga mi perseguita.

Ci picchiò sopra un paio di volte, senza successo. Poi ritornò a seguire la strada con attenzione. E capì il motivo.

Nulla di soprannaturale, c’era una sorta di campo elettromagnetico, o una diavoleria simile, a sentire gli espertoni del giornale locale.

Era all’altezza della grande insegna di legno di Three Deals Glade, con il disegno stilizzato di tre alberi.

Rallentò istintivamente. Era pronto a vedere qualche strana creatura tagliargli la strada. In quel punto della statale succedeva spesso. Mai a lui, comunque.

La testa gli si torse mentre passava accanto ai tre abeti. Che poi erano uno. La Santa Trinità del Bosco. Tre abeti rossi si erano impiantati sullo stesso moncone di tronco, crescendo in modo simile nelle forme e dimensioni. Uno spettacolo, l’unica cosa davvero incredibile di quel luogo.

Si lasciò alle spalle la radura e accelerò, uscendo dal bosco. E tornò la musica.

Sbucò al Passo del Coyote, poi la strada scendeva nella pianura sonnacchiosa di inizio primavera.

Pacheco.

Era la storia che i genitori raccontavano ai bambini capricciosi: se non mangi tutto/non dormi/non spegni la televisione/non fai i compiti, vengono gli omini dallo spazio e ti fanno sparire come Pacheco!

A dirla tutta, il vecchio Brody – che spasso sarebbe stato vederlo in paradiso, in compagnia di quegli omini –, sosteneva con certezza che il vecchio Pacheco era ubriaco marcio quella sera e altro che luci, aveva sbandato ed era scivolato, vedendo le stelle – quelle sì! –, poi, stordito, si era fatto una lunga dormita lì dov’era.

Il vecchio indiano era scomparso per due notti e due giorni, per resuscitare il terzo.

Si vantava di essere un discendente del capo Sioux che aveva fatto il culo al generale Custer. Altri sostenevano che fosse uno sciamano. Sam propendeva più per la seconda ipotesi, da lì il motivo della visione che lo aveva reso tanto famoso. Si sa, gli sciamani si fanno di acidi! Altro che luci!

Comunque, nelle reminiscenze di bambino capriccioso gli omini venivano a minacciarlo piuttosto spesso – li immaginava scendere dal cielo su biciclette con piccoli cestini di vimini sul davanti.

Erano anni che non ci pensava. Sorrise, al ricordo delle marachelle che aveva combinato. Non era cresciuto bene lo stesso?

Arrivando in paese la pioggia si affievolì, fino a terminare. I negozi erano ancora aperti. Gli venne un’idea. Parcheggiò di fronte alla chiesa, mentre il pastore usciva. Lo salutò con un sorriso ebete in faccia.

Attraversò, fino alla pescheria, ma si ritrovò davanti Adele, proprio sulla porta.

– Moglie! Anche tu qui?

– Maritooo, già di ritorno?

Abbassò gli occhi sulla borsa di plastica di sua moglie.

– Ho visto come pioveva. Ho pensato che non avresti pescato, così ho deciso di comprare il pesce qui.

Un po’ imbarazzato, ammise di avere avuto la stessa idea e che stava per dire una piccola bugia.

– Pensi non mi sarei accorta che sono pesci di allevamento? – Ne estrasse uno dalla borsa e lo agitò davanti alla sua faccia. – Guarda gli occhi? Sono come i tuoi quando dormi in piedi alla funzione domenicale!

Fissò a sua volta il pesce e ne convenne.

Adele salì in auto. – Arrivo subito, moglie, – comunicò lui. 

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