Papirose
Mi hanno chiamato perché un cliente è scomparso. Dopo aver preso l’ascensore, sono sbucato al settimo piano e ho raggiunto la camera numero 78. Ci sono alcune cameriere e la donna delle pulizie. Sono tutte nervose.
«Calma, calma» impongo. «Qui, se c’è qualcuno che ha colpa, è l’ospite che si è defilato per non pagare.»
«Ma signore, io lo dico sempre di stare attente… Non mi hanno dato retta.»
«Se anche state attente, un cliente può sempre sparire.»
«Se ne è andato sul serio oppure…» il rabbrividire di una.
«No, signorina, non è un fantasma. I fantasmi non esistono» mentre vado alla finestra.
«Siamo al settimo piano» parla la donna delle pulizie. «Come può essersene andato?»
E una delle cameriere borbotta: «Il direttore cosa dice?».
«Vuole ancora riposarsi dal suo ennesimo viaggio di lavoro in Russia» sento la risposta dell’altra cameriera.
In fondo alla strada non c’è nulla di anormale. Neanche a destra e a sinistra. «Come si chiama l’ospite?»
«Mario Rossi.»
«Vediamo se ha dimenticato qualcosa» e vado al posacenere. Ci sono dei mozziconi di sigaretta.
«Non c’è nulla. È scomparso del tutto.»
«Ma il posacenere l’ha usato. E queste sigarette… non sono italiane.»
«No? E cosa sono?»
«Sono di un’altra nazionalità. Sono delle papirose. Non esistono in Italia.»
«Possibile?»
«L’avete visto? Vi ricordate di lui?»
«Mai visto.»
«Neppure io.»
«Ieri sera non eravamo di turno.»
«Vado a parlarne con il direttore.»
«Ma sarà stanco! Lo disturberà, così.»
Scuoto la testa. «Credo di aver capito» e me ne vado.
Dopo pochi minuti, busso all’ufficio del direttore.
Sento dei brontolii e il mio capo apre la porta. A vederlo, non mi sembra stanco.
«Oh, lei.»
«Sono stato chiamato per una faccenda. Un cliente che ieri sera ha occupato la camera numero 78 è scomparso. Suppongo se ne sia andato per non pagare.»
«Sì. Ha messo in pratica il solito protocollo?»
«Certo. In quanto capo della sicurezza ho controllato e ho trovato dei mozziconi di sigaretta, delle papirose per la precisione. E lei va spesso in Russia.»
Sulle prime il direttore mi guarda di traverso, poi scoppia a ridere. «Bravissimo. Ha capito che ero io, Mario Rossi, vero?»
«Sì. Lei non è andato in Russia. Ha voluto mettere alla prova il personale dell’albergo.»
«Ottimo, ottimo. Lei ha doti investigative» mi dà un buffetto.
«Cosa dico alle dipendenti?»
«Di stare sempre in campana. Non si sa mai che la prossima volta non sarà una prova ma un autentico cliente che se ne è andato per non pagare.»
«Ha ragione. Non si sa mai.»
Ti piace0 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Ciao Kenji, racconto ingegnoso. Hai ottenuto l’effetto sorpresa finale 🙂
Grazie! Mi fa piacere che tutto nella storia funzioni.