Penombra, quasi buio 

Le luci si abbassano e il brusio va pian piano scemando. Nella sala gremita di gente i respiri fanno da sottofondo alle immagini del film: scorrono sulla tela che fino a un attimo prima era bianca. Anche io lo ero, un tempo; bianco e puro come un’anima eccelsa. E adesso? Cosa sono adesso? Qualunque cosa io sia non ha importanza. Presto nessuno sarà più quel che è o quel che crede di essere.

Con un gesto delle mani scaccio i pensieri come fossero mosche. Ronzano e bisbigliano: minuscole zampette scavano nella mia testa. Basta, zitte! Devo dedicare tutto me stesso alla missione, alla giustizia che sta sopra ogni cosa, sopra ogni creatura. La Sua giustizia.

Il Camaleonte, così mi chiamano. Cambio pelle: fingo di ridere, di piangere, forse perfino di vivere. Semplicemente esisto, ma è una finzione destinata a spegnersi: avvolte in un lampo di luce rossa e nera, le macerie saranno il mio unico testamento.

Infilo una mano ad afferrare una manciata di popcorn. Li caccio in bocca. Mastico come una bestia che rumina, come i portatori di vergogna che mi circondano, mi soffocano con i loro corpi lordanti peccato. Puzzano e mi è difficile sopportare, ma la consapevolezza del futuro è la mia forza.

Io sono la Tua spada che trafigge i nemici senza pietà.

Vorrei vomitare per quanto disprezzo tutto ciò, ma mi limito a ingollare un sorso di aranciata. Deglutisco e dipingo sul mio viso un sorriso bugiardo. Io non sono nessuno, per questo indosso maschere e oggi la mia maschera siete voi.

Proprio così, oggi sono come voi, anzi, sono voi. I vostri occhi guardano senza vedere e le vostre orecchie ascoltano senza sentire. Gioite dinanzi a stupide immagini su una tela ma Lui vi punirà per questo; attraverso me, vi punirà.

Tu in prima fila! Hai preferito portare i tuoi figli in questo luogo immondo piuttosto che piegare le loro teste alla guida del bastone. E voi, ragazzine truccate come demoni che siete sorde alla Sua parola. E tu..E tu…E anche tu! Voi tutti! Nella Sua Sacra Luce farete ammenda.

Agguanto il mio cellulare dallo zaino appoggiato sulla poltrona accanto alla mia, lo avvicino all’orecchio. Ascolto.

«Pensi che D. P. sia un folle?»

Il codice: tutto è pronto. L’inizio e la fine.

«Lo penso eccome!» rispondo.

Osservo il display: la lettera B grande e luminosa, una leggera pressione del dito indice farà scoppiare la bomba e il cinema Arca sarà purificato.

Una mano mi tocca la schiena. Mi volto ed un angelo allieta il mio sguardo; che il Paradiso mi abbia già accolto?

«La vuole smettere con quel telefonino?! Desidererei seguire il film se non le dispiace.»

L’angelo ha capelli come il grano maturo e occhi celesti come il cielo nel quale facevo volare gli aquiloni quando ero un fanciullo. È una donna bellissima e di questo pensiero mi vergogno.

Il cellulare attende che il dito indice si avvicini al display. Il mio cuore palpita. In un istante le mie certezze vacillano, si sgretolano. E mentre affondo in sensazioni che non dovrebbero appartenermi, la sala si vuota.

«Signore? Signore, il film è finito.»

Non rispondo. Il dito trema.

«Faccia un po’ come crede, io me ne vado; stasera mia madre fa le lasagne e non me le perdo di sicuro!»

Avvolto dalla penombra tutto tace e io sono solo. Sorrido e non è un inganno.

Hai visto, angelo meraviglioso? Non tremo più.

B

Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Ciao Marco,
    vorrei proprio conoscere D.P., ma se è un folle mi sa che stai seguendo le sue orme 😉 Hai saputo rendere alla perfezione l’atmosfera cupa della solitudine che trova una sua ragione in un estremismo capace di colmare tutto. Quello di Dio, qualunque nome gli si voglia dare, nell’attualità provoca parecchi danni. Questo racconto lascia parecchio spazio alla riflessione e regala un brivido. La vita è futile, basta la persona sbagliata seduta al cinema accanto a noi. Alla prossima!

    1. Ciao Micol, diciamo che DP, a differenza mia, non lascia spazio alla luce della speranza. Comunque su Edizioni Open se non sono un po’ matti non li vogliamo!??

  2. Quello delle lasagne praticamente sono io! ahahahah… Ottimo racconto, forte di un bella idea e di un finale molto significativo. E in questo triangolo complesso fatto di amore, odio e solitudine… chi predomina su chi? Bravo davvero! 🙂

  3. Il tema del lab è stato centrato in pieno, hai ricamato sopra una storia interessante. L’idea che il protagonista veda la ragazza “angelica” e che, per questo, decida di non fare una strage è brillante, infatti farà saltare la bomba solo quando sarà solo. Mi è piaciuto, bravo.

  4. Ciao Marco, per me è stata un’ottima idea quella di una donna angelica che ferma la mano pericolosa… ma una curiosità: le lasagne sono le stesse del racconto di Pezzotti o è solo un caso? Va beh, comunque, ottimo lab! Bravo!