Per Elisa
Non dovrei essere qui.
Non sarei dovuto tornare.
Ogni volta che attraverso i corridoi dell’Opéra Garnier, quando il mio passo sfiora il marmo o il velluto, ricordo perché mi sono tenuto lontano dagli uomini: loro mi osservano con curiosità e ciò che vedono li spaventa.
Una volta, una ballerina della nuova troupe, smarritasi nei corridoi di servizio, si imbatté in me. Incrociammo appena lo sguardo, poi un urlo soffocato. La vidi correre via. Il giorno dopo chiese di essere trasferita al Balletto dell’ Opéra di Lione. La scusa fu un’offerta migliore, ma io conosco la verità.
Così resto nell’ombra, come un errore che non deve essere notato.
Oggi ho ceduto alla tentazione, perché lei è giunta come se il mio cuore l’avesse richiamata qui. La sua voce ha attraversato le pareti, ha scavato nei ricordi, ha abbattuto le mie difese. Mi ha attirato come una mano tesa che ho afferrato per non perdermi.
Élise Leroux ha riscattato la mia anima dall’oblio.
Il suo nome mi è rimasto nel cuore come un marchio dal primo giorno in cui la vidi. Arrivò all’Opéra con un seguito di collaboratori, vestita con un cappotto nero lungo fino alle caviglie. La sua fama la precedeva, eppure camminava con passo leggero, incuriosita come una bambina di fronte a un tempio antico. Si fermò al centro della platea, osservò la cupola, i palchi, le statue dorate, come se quel luogo fosse un mondo che attendeva solo lei.
Ora la sala è vuota, immersa in una penombra che conosco meglio della mia stessa anima. Dall’alto del palco, le luci bianche cadono come pioggia sul legno. Legno che ha visto secoli di passi, cadute e trionfi. Ho visto invecchiare quel palco, e lui mi ha visto sfiorire.
Lei sta al centro del palcoscenico, senza sapere di essere osservata.
Nella buca, l’orchestra è sparsa, intenta a controllare gli ultimi spartiti. Alcuni musicisti provano qualche nota, altri attendono il gesto del direttore. Lei è davanti a me. Se non fosse per la distanza e per il buio che mi avvolge, potremmo sembrare due figure che si guardano, l’una illuminata, l’altra perduta nell’ombra.
«Pronta quando volete» dice all’orchestra, con quella gentilezza spontanea che non ha nulla a che vedere con la cortesia di scena che ho udito troppe volte provenire da quella direzione. È un’amabilità innata, parte del suo essere, e per questo nessuno può resistere al suo sorriso.
«Non correre nel secondo verso, d’accordo?» scherza il direttore.
La sento ridere. Una risata sincera che taglia il silenzio della platea come un raggio attraverso la polvere.
Tutto in lei è limpido, aperto, luminoso.
Tutto ciò che io non sono.
Il suono dei violini che si accordano vibra nelle mie ossa, un rumore familiare, ma oggi il piano è il vero protagonista. A lui spetta l’onore di dare avvio allo spettacolo: le prime note si sollevano come un ricordo antico, familiari eppure nuove, perché oggi non è soltanto “Per Elisa”… oggi è la sua “Per Elisa”.
Mi appoggio alla ringhiera, nascosto da un tendaggio pesante che odora di anni e di disuso. Chi sospetterebbe mai che un’anima tormentata possa trovare conforto nell’ombra di un vecchio loggione?
Lei inspira.
Io sospiro.
Un semplice gesto, e la mia solitudine si incrina.
La prima nota nasce dalla sua voce lieve, delicata, con quella purezza vibrante che appartiene a poche anime.
Il mio petto si contrae per una fitta improvvisa e acuta e la mia mano, d’istinto, si schiaccia contro lo sterno, come se volesse impedire al cuore di uscire o a quel suono di entrare troppo in profondità.
Poi la voce cresce, come se trovasse più coraggio a ogni vibrazione.
Non canta solo con la gola: canta con la schiena che si distende, con il petto che si apre, con l’anima. È allora che ricordo la prima volta in cui ho sentito la sua voce, giorni prima: ero nascosto sotto il palco, deciso a ignorare il mondo. Ma quando lei provò quelle note, il mio silenzio si incrinò proprio come adesso. Non volevo ascoltare. Eppure l’ho fatto. E da allora non ho più potuto evitarlo.
“Fai sembrare una bugia come se fosse vera…”*
Le parole attraversano il palcoscenico e giungono a me come un ammonimento, e sento il bisogno di emergere, di avvicinarmi a lei.
“Annegami nelle tue melodie contorte… Farò finta che tu abbia scritto… per me…”**
Ogni parola è una confessione che lei non sa di rivolgermi. Ogni nota scivola nella sala vuota, rimbalza sulle colonne, si cristallizza nell’aria. Ho sempre pensato che nel mondo non ci fosse davvero un posto per creature come me, e forse è vero. Ma lei canta come se parlasse a coloro che hanno lasciato che l’oscurità li consumasse, a quelli che hanno perso fiducia nell’umanità.
Le sue parole mi trafiggono, perché sembrano scritte per ciò che sono: un’ombra che desidera, un fantasma che ascolta, un uomo che non potrebbe mai avvicinarsi alla luce senza bruciarsi.
“Ballerò, ballerò come un burattino sul tuo filo… Canterò quando mi ordinerai di cantare…
Suonerò come un violino disperato”***
La voce trema, esplode, implora. È troppo. È tutto. Resto immobile. Nessuno deve sapere che sono qui. Eppure non riesco a distogliere lo sguardo: avanzo.
Un tecnico sul lato del palco si volta di scatto, come se avesse percepito la mia presenza. Riesco a trattenere il respiro, a indietreggiare, a fondermi con l’ombra del tendaggio un attimo prima che i suoi occhi ispezionino il loggione. Il cuore mi batte in gola come un uccello impazzito. Un suono che, per fortuna, solo io posso sentire.
Per una volta, il buio sembra meno pesante.
Un’illusione, forse.
Una tregua concessa solo dalla sua voce.
E mentre l’ultima nota si spegne nella vastità del teatro io torno a ricordare ciò che sono: un fantasma. E l’ombra è l’unica casa che mi resta.
*Tratta dalla canzone di Faouzia “Fur Elise”
**Tratta dalla canzone di Faouzia “Fur Elise”
***Tratta dalla canzone di Faouzia “Fur Elise”
Il fantasma dell’opera non resiste al richiamo della musica e, per il tempo che dura la melodia, ritorna a vivere intensamente tutte le emozioni che gli sono state negate. Brava, Tiziana👏👏👏
Malinconica quanto basta…spero continui…
Ma che meraviglia Tiziana. Una storia struggente che mi piacerebbe continuare a leggere. Bravissima come sempre a mescolare descrizioni ed emozioni❤️