
Per il Reich
Mise il proiettile in canna, adesso la Luger era un’estensione del suo corpo.
Davanti a lui c’era un soldato comunista.
Gli diede un calcio. «Stai per morire» lo avvertì in mandarino.
Il cinese scoppiò in lacrime, ma intonò l’Internazionale.
«Tu… osi?». Allora gli sparò alla tempia.
Poco distante c’era il capitano. «Sei troppo passionale, Karl».
«Forse dovrei andare in Spagna ad aiutare i nazionalisti di quel paese, invece che di questo schifo di posto».
Gli ufficiali di Chiang Kai-shek udirono le sue parole, ma sommersero tutto con un sorriso.
Karl pensava fosse meglio che si avvedesse da quei personaggi. Non si sapeva mai che mentre li conduceva in combattimento contro i comunisti e i giapponesi gli sparassero alle spalle.
«No, non hai capito» perse la calma il capitano. «Tu combatti dove te lo dice il Führer. E se sei qui in Cina, al fianco dei nazionalisti, lo si deve a un motivo».
«Eppure i giapponesi mi piacciono, hanno buone idee…».
Il capitano non lo sentì neppure: stavano arrivando le truppe di Hirohito.
I tedeschi si misero in prima fila, i loro ufficiali usarono i fischietti e le truppe si lanciarono all’assalto delle postazioni giapponesi. «Per il Reich!».
I nipponici li accolsero con le mitragliatrici, ma i cinesi erano troppi e i tedeschi più coraggiosi. Di lì a poco scoppiò la zuffa: Karl sparò a bruciapelo, adoperò la baionetta per sezionare gli asiatici, cavò un paio di occhi.
La postazione giapponese andò a fuoco, Karl ne fu felice e gettò nelle fiamme i soldati nemici.
I cinesi risero.
A Karl sembrava strano vedere dei cinesi vestiti come soldati tedeschi, ma anche su quel lato doveva iniziare a farci l’abitudine.
Il combattimento era finito, adesso si sarebbe marciato per sei ore fino alla prossima postazione da attaccare.
Karl stava per prepararsi ma il capitano urlò: «Tedeschi, a rapporto».
Obbedirono.
«Tenete lontani i cinesi» raccomandò l’ufficiale.
«Che è successo?» domandò Karl dopo aver cacciato via a suon di calci un cinese che curiosava.
«Da oggi in poi noi tedeschi non aiuteremo più i nazionalisti cinesi».
Nessuno scherzò, gli sguardi si allungarono.
«Da oggi siamo alleati del Giappone».
Karl non disse nulla, pensava che quello fosse uno strano anno.
Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Cos’è, il 1938?
Sì
“pensava che quello fosse uno strano anno”
Altrochè! Bravo Kenji
Grazie carissima Cristiana! 🙂