Per non parlare di Caterina
-Dai Fabri mangia un po’. Ti ho portato qui apposta.
-Lo so. Lo so. Scusa.
-Da quanto non metti qualcosa sotto i denti?
-Non so. Stamattina ho fatto un po’ di colazione.
-Lo sai che non si può andare avanti così, vero?
-Lo so. Non credere che mi piaccia.
Voglio un gran bene a Matte, ma a volte non capisco proprio perché debba fare a tutti i costi l’eroe della situazione. Se non ho fame non mangio. Cazzo.
-Da quanto se n’è andata Caterina ormai?
-Due mesi il 18.
-Cazzo è ora che un po’ ti riprenda. Capisco sia difficile e tutto, ma andiamo. Hai trent’anni, non puoi pensare che la tua vita sia finita qui.
-Non lo penso Matte. Non lo penso. Non è neanche facile, però.
-Dai su, mangia qualcosa e non rompere.
-Non ho fame, scusami.
So che se vuole costringermi è solo perché pensa che io possa stare meglio, ma se provi ad obbligarmi a mangiare quando non ho fame mi fai solo venire un gran nervoso.
-Ok. Non ti porterò più a cena fuori allora.
Provavo ad avvicinare la forchetta alla bocca ma ero veramente nauseato. Tutto mi faceva schifo. Ovviamente non avrei mai voluto fosse così. Mangiare è sempre stata una delle mie cose preferite. Ero seriamente dispiaciuto per Matte, ma sul serio, non avevo fame. Non so cosa potessi farci.
-Fabri, io e la Lara siamo seriamente preoccupati per te. A parte gli scherzi, non vorrei ti riducessi male.
-Stai tranquillo, passerà.
-Lo spero bene.
-È che mi piacerebbe anche solo sentirla.
-Lo so, non sai quanto mi dispiaccia. Ma fra voi andava tutto bene prima, no?
-Ma sì. Era da un pezzo che non litigavamo o che. La sera prima eravamo andati pure a teatro. Era stata una bellissima serata. Non capisco.
-Scusa magari non dovresti parlarne. Senti, non bevi neanche niente?
-No, no. Non bevo neanche più, ormai.
-Ma che cazzo Fabri, non ti ho mai visto una serata intera senza bere neanche un bicchiere.
È proprio questo che mi fa imbestialire. Lo so benissimo che prima bevevo sempre. Non c’è bisogno che me lo ricordi tu. Se ora non ho voglia di bere. Lasciami in pace.
-Scusa torno un attimo sull’argomento, è che anche la Lara a volte non se ne capacita. Secondo te cosa potrebbe essere successo?
-A parte quel bigliettino non so proprio niente. Più ci penso poi, più mi viene male.
-Sì, sì. Forse meglio non pensarci. Che poi non so cosa sia meglio: affrontare le ipotesi a cazzo duro, oppure non pensarci e sperare che il pensiero svanisca.
Mi pareva strano che ancora non avesse attaccato con le sue solite questioni filosofiche.
-Non lo so, ma tanto cosa posso farci io? Più ci penso più rimango lì con la testa. Penso a tutto quello che potrebbe essere passato per la sua testa e non vivo più.
-Sì, hai ragione. Dai, cerca di non mollare. Vedrai che passerai anche questa.
-Lo so, prima o poi passerò anche questa.
-Certo che comunque è assurdo, dalla sera alla mattina, chissà veramente cosa le è passato per la testa. Per non dire niente neanche alla sua migliore amica poi.
-Eh, sì. Poi dovevamo sposarci e tutto, non capisco cosa le mancasse.
-Finora non te l’ho mai detto ma anche secondo la Lara è stata proprio una stronza. Non si lascia così tutta la gente che ti sta attorno a trent’anni. Proprio non capisco. Mi dispiace dirlo ma è una vera stronza.
Non so, non avevo mai pensato che Caterina fosse stata una stronza. Certo un po’ insensato il tutto. Poi ovviamente Matte me lo diceva per non farmi sentire in colpa e tutto il resto.
-Avrà avuto le sue motivazioni dai.
-Ti prego, non giustificarla sempre. Non lo sopporto. Dopo per forza ti addossi tutte le colpe tu.
Poteva anche avere ragione, effettivamente. Per quanto sia sempre un po’ troppo convinto di tutto, Matte è sveglio e ci sa fare.
-Sì, hai ragione.
-Hai voglia di fare qualcosa dopo cena? Pub o altro?
-No grazie. Mi faccio una camminata fino a casa e poi mi metto a scrivere.
-Ma cosa scrivi che non l’ho mai capito?
-Un po’ di tutto: cose che ho vissuto durante la giornata, sensazioni, poesie, a volte mi invento qualche storia.
-E ti aiuta così tanto?
-Sì. Almeno riesco a fermare un po’ quello che vivo.
-Bene, allora vai a fermarlo. Però non scrivere sempre di lei, fallo per te.
-Ci proverò.
-Dai, vado a pagare.
Caro Matte, ho provato a scrivere di te e di alcune cose che ci siamo detti questa sera a cena. In mezzo c’è anche un po’ di Caterina, lo so, e mi dispiace.
Mi sembra, però, che tutti cerchiate di farmi andare avanti per forza. Come se voglia dire qualcosa “andare avanti”. Come se fossi obbligato a farlo. Magari voglio rimanere indietro. Magari voglio rimanere a quando tornavo a casa dal lavoro e Caterina accarezzava il gatto. Tutte le sere così. Sarebbe bellissimo. Io torno a casa e Caterina accarezza il gatto. Quanto sarebbe bello pensare che tutti i giorni siano uguali. Sarebbe stupendo. Mi dite che la vita non è finita qui e vorrei rispondervi “Magari, cazzo, magari”.
Tutti i giorni uguali, senza sorprese. Senza che possa mai succedere che una sera torni a casa e trovi la tua futura moglie appesa al ventilatore, penzoloni, senza vita. Con solo un bigliettino, un bigliettino che dice solo: “Perdonami. Perdonati. Sarei veramente morta se non lo avessi mai fatto”.
Quanto sarebbe bello, dico io, se non potesse succedere mai. E se quella sera al posto di stare lì appesa per il collo, Caterina fosse stata sul divano, ridendo, ad accarezzare il gatto.
Ti piace0 apprezzamentiPubblicato in Narrativa, Amore
Ciao Alessandro, il finale mi ha stravolta. Hai condotto il racconto alla perfezione, sviando il lettore dalla realtà messa in piedi dalla tua storia. Ben fatto
Grazie mille Micol. Felice del fatto che l’intento sia stato raggiunto 🙂
“Tutti i giorni uguali, senza sorprese. Senza che possa mai succedere che una sera torni a casa e trovi la tua futura moglie appesa al ventilatore, penzoloni, senza vita. “
Questo sì che un bel colpo
“Certo che comunque è assurdo, dalla sera alla mattina, chissà veramente cosa le è passato per la testa. Per non dire niente neanche alla sua migliore amica poi.”
Certo che quest’amico merita una pedata 😂
Il classico amico che ha sempre da dire qualcosa anche se forse non è il caso. Un po’ tutti ne abbiamo uno dai 🙂