Perdente

Serie: Le mille vite di Mary


Mary Roncà è una giovane mamma, che ha avuto sua figlia a sedici anni. Mary sta per laurearsi in psicologia, ma vive un momento di stallo; il giorni in cui finalmente riesce a discutere la tesi, il passato bussa alla sua porta.

Vi è mai capitato di sentirvi persi? 

Vi è mai capitato di vivere la vostra vita dissociandovi dalla realtà e sognando di vivere la vita di un altro?

Era così che mi sentivo io in quel momento. 

-Mary non è colpa tua, vedrai che la prossima volta andrà meglio-mi ripeteva mia madre da ore, ma riuscivo a leggerle la delusione negli occhi.

-Mi sento una fallita mamma, avevo promesso che mi sarei laureata questo mese e ora dovrò rimandare ancora-

-Mary hai studiato, io ti ho vista, ora quest’esame è andato male, sicuramente al prossimo appello andrà meglio, manca poco dai-

-Ora dovrò chiamare tutti, dire che devo rimandare ancora mamma, non ce la faccio più-

-Dai dai su, che ti importa della gente, sei tu che ti devi laureare non loro-

Già che mi importava? Non avrebbe dovuto scalfirmi il pensiero della gente, non l’aveva mai fatto, neppure quando appena sedicenne accolsi tra le braccia e allattai il più grande dono della mia vita, eppure questa volta non riuscivo a estraniarmi dal mondo e questo mi stava schiacciando.

-Mamma perché piangi?- mi chiese mia figlia con la sua vicina squillante.

-La mamma piange perché è triste Mia-

-E perché sei triste?-

Come potevo spiegarle il potere che le male lingue possono avere sull’animo umano? Sapevo che presto l’avrebbe sperimentata anche lei quella sensazione di oppressione, ma in quel momento Mia era ancora così innocente e così fiduciosa nel prossimo, che non volevo macchiarla con quei pensieri.

-Niente piccolina, è solo un giorno un po cosi-

Mia figlia mi scrutò con i suoi occhietti vispi, poi annuì e tornò a giocare con la sua casa delle barbie. Erano passati sette anni dalla sua nascita e quasi otto dal giorno in cui salutai per l’ultima volta il suo papà. All’epoca ero una studentessa modello e avevo voglia di ampliare il mio bagaglio di conoscenze,  così decisi di affrontare un anno all’estero in America. La famiglia ospitante a cui fui assegnata abitava a Jacksonville in Florida ed era composta da tre persone Annie e Frank Monroe e il loro unico figlio Adam. All’inizio i rapporti con lui furono tranquilli, ci trattavamo proprio come due fratelli, ma il problema era che non lo eravamo. Un qualcosa di indescrivibile scoppiò tra di noi quasi all’improvviso e ci travolse, ma era un qualcosa che aveva una scadenza ed essa concideva con il giorno in cui sarei dovuta tornare in Italia. Vivemmo ogni istante come se fosse l’ultimo e ci amammo come se l’indomani fosse il giorno dell’Apocalisse; fu tutto così intenso che non ho più provato sensazioni come quelle, ma ebbe una conseguenza e questa fu che in Italia non ci tornai sola. Mia non sapeva di essere per metà americana, lei credeva che il suo papà era via per lavoro e che un giorno sarebbe tornato con una busta piena di regali per lei; ma la verità era che Adam Monroe non sapeva neppure di avere una figlia, perché non avevo avuto sufficiente coraggio per affrontarlo. 

Ero una fallita, questa era l’unica verità. Avevo fallito in ogni aspetto della mia vita: con Adam, con Mia e ora anche con l’università. Mi rinchiudevo in mondi inventati leggendo cataste di libri, ma non per il gusto di leggere, solo per sfuggire dalla mia realtà. Sapevo di aver bisogno di una scossa, ma tutto era sempre e costantemente uguale.

Serie: Le mille vite di Mary


Avete messo Mi Piace5 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Fin da questo primo episodio mi hai incuriosita, soprattutto per il senso di oppressione che percepisco e che tutti prima o poi nella vita viviamo. Sicuramente leggerò anche tutti gli altri!

    1. Grazie mille ❣️ ❣️ ❣️
      Ho scritto questa storia in un periodo delicato della mia vita e ho provato a metterci dentro tutte le emozioni che sentivo.

      Sono contenta che ti ci sia ritrovato un po ❣️❣️❣️❣️❣️❣️

  2. Ciao Lola, ho iniziato questa tua serie e mi piace veramente molto. Hai centrato in pieno la sensazione di fallimento che tanti giovani universitari sentono addosso. Non è solo fallimento, è proprio impotenza, la consapevolezza che la tua vita non dipende più da te, ma da un ometto che deve giudicarti in un’ aula universitaria e il più delle volte non lo fa oggettivamente ma in base all’umore del momento. Continuerò la lettura con piacere, ciao!

  3. Ciao Lola, ho gia` letto qualche capitolo di questa serie, ma non potevo commentare senza cominciare la lettura dal principio. Oggi, finalmente, ho il tempo per farlo. Che sia una storia di vita vissuta, o romanzata, o del tutto inventata, e` comunque una storia che merita di essere letta sino in fondo. Una ragazza adolescente e una dolce creatura innocente, che devono affrontate la complessa realta` della vita, suscita interesse e un po` di tenerezza, da parte di chi la tenera eta` l’ ha superata da lungo tempo. Ho apprezzato in modo particolare il rapporto di grande affetto che lega le tre figure femminili: madre, figlia e nonna. Insieme sono una grande forza, per poter affrontare le prove della vita, che possono essere, talvolta, dolorose o dure.
    Ho gradito inoltre le considerazioni sui libri. Fra le tante funzioni e benefici possono darci anche la possibilita` di evadere, per non lasciarci schiacciare dai pesi o dai macigni che in certi periodi ci opprimono. I libri, in varie circostanze, possono diventare un’ ancora di salvezza. Non solo leggendoli ma anche scrivendoli.
    Ciao Lola, a presto.

    1. Grazie mille ❣️❣️❣️❣️❣️❣️
      Grazie per aver letto e per lasciato questo bellissimo commento.
      La storia è totalmente inventata, l’ho scritta di getto su un quaderno tempo fa e pian piano la sto correggendo un poco e postando qui. Di vero ci sono gli stati d’animo della protagonista, perché è una storia che nasce in un momento particolare in cui avevo bisogno di sfogarmi in qualche modo.
      I libri per me sono sempre stati un rifugio, i realtà a me piace più leggere che scrivere, infatti mi piace molto questa piattaforma perché sto trovando davvero delle piccole perle.
      Tutto quello che ho scritto, non l’ho mai fatto leggere a nessuno, questa e la prima volta, quindi ringrazio davvero per ogni commento, correzione o consiglio.

      ❣️❣️❣️❣️❣️❣️

  4. L’incipit mi ha ricordato uno dei miei film preferiti: “Ragazze Interrotte”, diretto da James Mangold e tratto dal libro omonimo di Susanna Kaysen, probabilmente colgo un’ analogia anche per via delle tematiche trattate. Sicuramente continuerò a leggere le tue storie, ti seguo…

    1. Grazie mille ❣️ per aver letto e perfino avermi seguito, mi fa molto piacere. Questa sera mi vedo ragazze interrotte, credo di averlo già visto, ma in questo momento non ce l’ho così chiaro, mi hai incuriosita 😍