Petrov e la libertà

Vladimir Petrov è stato tenuto prigioniero ed isolato dal mondo fin dal 1970, anno in cui si era reso protagonista di scontri con le autorità, rivendicando un ruolo più libero del cittadino, ma al tempo stesso la possibilità di un pacifico e fecondo vivere comune.

La sua idea, quasi al limite dell’ossessione, stabiliva un rapporto diretto tra la condivisione delle risorse del singolo e il relativo benessere. In alcune apparizioni pubbliche, quasi sempre in prossimità del Muro in una Berlino Est sempre più grigia che sanciva il confine fra due mondi in antitesi, profetizzava una società nella quale lo slogan “dove non ci sono differenze, l’uomo si arricchisce” sarebbe stata la base sulla quale costruire un benessere comune e diffuso.

Questo suo percorso non era, a suo tempo, sfuggito agli organi di controllo che vedevano in Vladimir una sorta di mina vagante per il complesso sistema vigente.

Temevano che i suoi concetti fossero talmente tanto astratti ma al tempo stesso affascinanti e intriganti da poter mettere in crisi ciò che fino a quel momento era stato costruito. I governanti sapevano perfettamente che non era possibile garantire lo stesso livello di benessere a tutta la popolazione ed avevano tenuto segreto uno strano e misterioso calcolo che si concretizzava in una sorta di proporzione, definita genericamente “Terzo” e che, in sintesi, garantiva a un terzo della popolazione un livello di benessere a scapito dei due terzi rimanenti.

Questi ultimi, avendo a disposizione ciò che ritenevano fosse sufficiente per un’esistenza dignitosa e, grazie a una sottile e machiavellica propaganda, non andando a fondo sulla loro reale condizione percepivano il mondo come il migliore possibile.

Petrov, scartabellando fra documenti coperti da segreto e nella sua smania di ricerca della verità in nome del comune benessere, era venuto in possesso della nota che parlava del “Terzo” e, grazie a qualche amico compiacente nonché attratto dal potere del denaro, aveva approfondito l’argomento con ulteriore documentazione che ne spiegava la dinamica.

Da qui la sua intenzione di divulgare ciò che aveva scoperto per poter davvero cambiare le sorti di un popolo inconsapevolmente povero.

Non riusciva però a comprendere quale fosse la reale fetta di popolazione che potesse usufruire dei benefici determinati dal misterioso “Terzo”. “Sicuramente i Governanti”…si ritrovava spesso a ripetere…”ma sono pochi in confronto a una popolazione così numerosa”. E in un contesto di generale e, probabilmente, voluto appiattimento non riusciva a venirne a capo.

Ma le sue campagne di sensibilizzazione continuavano e il numero di cittadini che partecipavano alle sue discussioni aumentava di settimana in settimana. Finchè un giorno, durante un accalorato discorso tenuto nella Karl-Marx-Allee, aveva visto avvicinarsi alcuni personaggi in uniforme scortati da un gruppo di persone.

Alzando il dito indice in direzione di Petrov domandarono…”E’ lui ?”. La risposta affermativa aveva un carattere tanto sintetico quanto efficace. I cittadini vicini ai gendarmi annuirono tutti insieme senza proferire parola.

A quel punto Petrov si ritrovò a comprendere che per lui ormai il destino si stava compiendo e non gli restava scelta che seguire gli uomini in uniforme.

Tutto nel più assoluto silenzio.

Come nel momento topico di un rito sacro.

I numerosi cittadini accorsi ad ascoltare Vladimir e le sue teorie, facendosi da parte, si limitavano ad osservare la scena che si stava presentando ai loro occhi. Alcuni, sotto voce con il timore che qualcuno potesse sentirli, proferivano frasi del tipo…”Ma cosa ci facciamo qui…costui è un ciarlatano e merita di essere abbandonato al suo destino”…oppure…”se i gendarmi lo portano via, qualcosa deve aver fatto”.

“Il Governo non punisce gli innocenti”.

Nessun riferimento a quel gruppo di cittadini che aveva accompagnato i rappresentanti dell’ordine. Era come se non esistessero. La loro presenza, agli occhi della cittadinanza, era ininfluente.

Petrov sapeva che non era così ma rimaneva in silenzio. Si limitava solo ad osservarne i volti…e non poteva sfuggire al suo acume, che le espressioni erano assolutamente identiche.

Nessuna sfumatura. Nessuna differenza.

Erano come i gendarmi che stavano accompagnando. Ma senza uniforme.

Non si è più saputo nulla di lui per decenni. Ora è nuovamente libero dopo più di trent’anni di isolamento…è libero ma spaesato…non riconosce più il mondo che l’aveva costretto alla prigionia e non trova più quei punti di riferimento che avevano caratterizzato le sue pubbliche apparizioni.

Le macchine vecchie e traballanti sono state sostituite da veicoli eleganti e luccicanti, la gente passeggia per le vie allegra, le borse della spesa sono piene di prodotti a lui sconosciuti, di ignota provenienza e gli edifici grigi che hanno caratterizzato la sua giovane età sono ora dei piccoli angoli di apparente paradiso.

Si guarda intorno continuamente Petrov e gli rimane ora una sola domanda : quale nuova equazione consente tutto ciò ?

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