
Piccola storiella pacifista
«Nonno vieni presto dai! Guarda fuori dalla finestra! C’è un corteo di persone che sfilano con tante bandiere colorate, tutte con la scritta PACE.»
«È un corteo pacifista e quelle sono tutte bandiere arcobaleno.»
«Nonno perché non partecipiamo anche noi?»
«Perché sono cortei folcloristici, scaldano il cuore ma sono inutili, almeno così la penso io.»
«Perché sono inutili?» lo incalza il nipote. Il nonno, dopo un attimo di perplessità:
«Ti racconto una storiellina che parla solo di pace e non violenza che ho immaginato tempo fa, così te lo spiego meglio».
C’era una volta……. anzi no, la storiellina è più che mai di grande attualità. Prendiamo ad esempio uno stato piccolino, se venisse invaso da uno più grandicello, per evitare un inutile bagno di sangue lo stato piccolino non dovrebbe opporre resistenza in quanto, prima o dopo, verrebbe comunque sopraffatto da quello più grandicello.
Se lo stato grandicello a sua volta venisse aggredito da uno stato canaglia più grande, più potente militarmente sia per numero di uomini che per mezzi, per evitare una lunga guerra lo stato grandicello dovrebbe issare subito bandiera bianca perché lo stato canaglia è destinato a vincere, è solo questione di tempo, la resa immediata è la risposta più logica.
Se anche lo stato canaglia venisse attaccato da una potenza militare regionale, seguendo la stessa logica l’aggredito dovrebbe deporre le armi invece di resistere eroicamente; con la resa milioni di vite verrebbero risparmiate, meglio arrendersi prima che capitolare dopo.
Analogamente se questa potenza dovesse entrare in conflitto contro un superpotenza mondiale, l’unica risposta razionale, in alternativa ad uno scontro nucleare – dalle inimmaginabili conseguenze – , non potrebbe essere che la resa incondizionata. Meglio restare vivi da pacifisti che morire da eroi.
«Seguendo questa logica e senza sparare un solo colpo d’arma da fuoco, l’umanità intera vivrebbe finalmente in pace, non ci sarebbero più guerre – escluso un improbabile scontro terrestri-alieni -, non ci sarebbero confini, ci sarebbe solamente, si fa per dire, una unica dittatura planeraria, il sogno di tutti i dittatori. Ecco, questa storiella ti fa capire qual è l’utopia pacifista; se vuoi viverla pienamente devi accettarne tutte le conseguenze. Non importa se sarai sottomesso, avrai ottenuto quello che volevi, la pace in terra, come ci è stato insegnato da San Francesco, il primo pacifista. La preghiera sarà la tua unica arma, un’arma spuntata che non fa paura a nessun dittatore, non lo ha fatto e non lo farà mai. I dittatori sono dei criminali, non degli scemi; i veri pacifisti sono dei santi con un solo difetto: l’ingenuità.»
«Contro i dittatori bisogna lottare nonno, io lo farei con ogni mezzo, anche usando la forza; vivere sottomessi non fa per me.»
«Hai ragione figliolo, io, purtroppo, non mi sento un eroe, ripudio la guerra anche difensiva perché sono semplicemente un vigliacco: preferisco cento giorni da coniglio che uno da leone. Non lo racconto in giro perché me ne vergogno, però sono sicuro di non essere il solo. A tutti gli epigoni di San Francesco auguro pace e bene.»
«Che storiella orribile nonno! Speriamo di non finire così. Io non sono un vigliacco, io non la darò vinta ai dittatori.»
«Bravo! Speravo di sentirtelo dire. Per una pace giusta bisogna lottare con ogni mezzo, anche ricorrendo alle armi, non basta sfilare in corteo sventolando bandieroni colorati.»
«Nonno speriamo che i veri pacifisti non ti menino sentendo questa storiellina.»
«Non sarebbero più dei veri pacifisti, non credi?
«Eh già! Però di quelli finti non mi fiderei.»
Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Il popolo, purtroppo, è bue e anche asino. Bue perché segue il pifferaio magico di turno, si fa sedurre dalle sue lusinghe, si illude che un uomo, adesso anche una donna, soli al comando possano risolvere tutti i problemi, crede alle baggianate che si sente ripetere, fa finta di non vedere i veri problemi che affliggono il paese, crede nelle soluzioni semplici, pensa solo al suo interesse. Asino perché non conosce la storia, altrimenti non premierebbe sempre i dittatori che, per rimanere al potere, trovano sempre un nemico esterno, o un capro espiatorio a cui dare la colpa. Anche a dramma concluso, una guerra persa ad esempio, qualcuno, e non sono pochi, rimane affascinato dal mito tanto da ripetere il solito mantra: ma ha fatto anche cose buone. E tutte quelle brutte? Dimenticate. Noi italiani siamo famosi per iniziare le guerre da una parte e terminarle dall’altra: non c’è due senza tre. Noto poi delle prese di posizione assurde: chi si difende, il popolo Ucraino, diventa guerrafondaio, mentre chi sfila nei cortei pacifisti pro Palestina inneggia ad Hamas che è indiscutibililmente un terrorista. La pace si deve costruire prima che il cancro della dittatura si sia esteso. Purtroppo vedo che i più se ne fregano di tutto, si astengono dal voto diventando così complici di chi vince le elezioni, invocano la pace perché sono stufi di vedere e sentir parlare delle guerre perché, sotto sotto, non sono le loro. I veri pacifisti io gli ammiro, ma sono veramente pochi, forse qualche frate francescano. Gli altri, basti assistere ad una riunione di condominio, indossano l’elmetto. Grazie Cristiana per aver letto questa piccola storiellina pacifista che non ha nessuna pretesa letterarie ma è solo uno sfogo liberatorio.
Grazie Fabius per aver lanciato un sasso nello stagno. Ogni tanto ci vuole. Ci pensavo un po’ su e mi chiedevo ‘cosa significa logica pacifista? ‘ esiste veramente? ‘ ‘ e i finti pacifisti e i guerrafondai? ‘. Credo che le categorizzazioni siano un’utopia tanto quanto la pace. Bisogna, a mio avviso, partire dall’uomo. Capirne i comportamenti e le devianze. Comprendere il perché del suo bisogno di un leader, perché quel bisogno di farsi sempre guidare e guidare malissimo. A parte queste mie inutili e un po’ farneticanti considerazioni, ho trovato assolutamente interessante e vera la tua teoria della ‘scatola cinese’ che aiuta a comprendere che a qualsiasi grado, grandezza, livello, le dinamiche non cambiano. Potremmo partire dal pezzettino di terra in comune fra due giardini confinanti e sarebbe la stessa cosa.
Il popolo, purtroppo, è bue e anche asino. Bue perché segue il pifferaio magico di turno, si fa sedurre dalle sue lusinghe, si illude che un uomo, adesso anche una donna, soli al comando possano risolvere tutti i problemi, crede alle baggianate che si sente ripetere, fa finta di non vedere i veri problemi che affliggono il paese, crede nelle soluzioni semplici, pensa solo al suo interesse. Asino perché non conosce la storia, altrimenti non premierebbe sempre i dittatori che, per rimanere al potere, trovano sempre un nemico esterno, o un capro espiatorio a cui dare la colpa. Anche a dramma concluso, una guerra persa ad esempio, qualcuno, e non sono pochi, rimane affascinato dal mito tanto da ripetere il solito mantra: ma ha fatto anche cose buone. E tutte quelle brutte? Dimenticate. Noi italiani siamo famosi per iniziare le guerre da una parte e terminarle dall’altra: non c’è due senza tre. Noto poi delle prese di posizione assurde: chi si difende, il popolo Ucraino, diventa guerrafondaio, mentre chi sfila nei cortei pacifisti pro Palestina inneggia ad Hamas che è indiscutibililmente un terrorista. La pace si deve costruire prima che il cancro della dittatura si sia esteso. Purtroppo vedo che i più se ne fregano di tutto, si astengono dal voto diventando così complici di chi vince le elezioni, invocano la pace perché sono stufi di vedere e sentir parlare delle guerre perché, sotto sotto, non sono le loro. I veri pacifisti io gli ammiro, ma sono veramente pochi, forse qualche frate francescano. Gli altri, basti assistere ad una riunione di condominio, indossano l’elmetto. Grazie Cristiana per aver letto questa piccola storiellina pacifista che non ha nessuna pretesa letterarie ma è solo uno sfogo liberatorio.
Una risposta, la tua, che condivido in ogni singola parola
Un piccolo racconto con una grande anima. Un’anima che vuole spingere alla riflessione, forse anche solo sfogare una certa insoddisfazione, accumulatasi nel tempo.
Molto bello e significativo.
Ti ringrazio. Sentendo certi discorsi dal febbraio 2022 non ne potevo più, così ho deciso di mettere nero su bianco quello che pensavo. Finché esisteranno le dittature le guerre non mancheranno.
Già. Ad esempio quel che sta succedendo in Europa orientale… ma sarebbe un discorso che attirerebbe troppe polemiche
Sicuramente ognuno resterà sulle sue idee, non sarà di certo la mia piccola storiellina a fargli cambiare opinione.
Questo dialogo tra nonno e nipote stimola un sacco di opinioni, ma immagino che stia qui proprio per tale motivo. Io pero’ invece della mia opinione vorrei contribuire con tre dati di fatto.
1) Uno Stato è giuridicamente tre cose: Governo, popolo, territorio. In ogni guerra reputata necessaria alla difesa dello Stato si sacrifica sempre il popolo a tutela degli altri due elementi.
2) In mezzo al popolo ci sono cittadini che darebbero la vita per difendere territorio e governo, certamente. Sono pero’ infinitamente di più i coscritti, quelli obbligati al sacrificio indipendentemente dalla loro volontà.
3) In grammatica italiana l’antonimo di pacifista è guerrafondaio.
Io vorrei posizionarmi al centro, non mi sento pacifista e tanto meno guerrafondaio, se venissi aggredito non porgerei l’altra guancia.
Io non mi posiziono, studio la storia.
This content has been hidden from site admin.
This content has been hidden from site admin.