
Più veloci della luce
La terra, oramai diventata una terra di nessuno, un insignificante pianeta di periferia, una discarica a universo aperto dove centomila esseri subumani vivevano dove nessuno voleva più vivere, né uno, nessuno tanto meno centomila, continuava la sua rivoluzione attorno a quella misera e pur sempre bella stella che solemente noi umani chiamiamo sole, pur sapendo che le stelle sono tante, milioni di milioni, e sole non sono nell’universo. D’altronde il nostro pianeta azzurro lo chiamiamo terra nonostante l’acqua lo ricopra per tre quarti della sua superficie. Sono incongruenze a cui ci siamo abituati ma che è giusto sottolineare. Con questo incipit la storia non promette bene, d’altronde, parlare della terra e dei suoi mali è un discorso ingrato, che solo a Greta e a pochi altri gretini può interessare; i panni sporchi di Harry e di Shakira hanno la precedenza, immagino perché sono argomenti più terra terra.
Siamo nel terzo millennio. I lunghi raggi del sole illuminavano le corte giornate d’inverno infrangendosi sopra le nuvole plumbee e tossiche che fortunatamente proteggevano la terra dall’enorme buco dell’ozono. Le belle giornate di sole costringevano i poveri esseri subumani a rifugiarsi sotto qualche riparo improvvisato, in uno skyline distopico, post nucleare. I raggi ultravioletti rappresentavano un’arma letale, i sopravvissuti aspettavano l’oscurità per uscire alla ricerca di cibo, solo qualche essere subumano osava avventurarsi a cielo aperto proteggendosi con una muta da sub e non per delle immersioni; il mare, infetto, inquinato, era una trappola mortale, un cimitero per pesci e subumani. Gli umani più evoluti erano fuggiti dalla terra da secoli a bordo delle astronavi espandendosi nell’universo, come l’universo peraltro. Questo processo li aveva portati sempre più in là ma le distanze misurate in anni luce rappresentavano un limite insuperabile. Bisognava spingersi oltre, superare la velocità della luce per scoprire nuovi mondi dopo il terzo mondo lasciato sulla terra, dopo che anche il terzo polo si era sciolto come neve al sole. Finalmente una nuova tecnologia elaborata da un super processore quantistico era riuscita a progettare un’astronave capace d’infrangere quella barriera. La velocità era tale da essere misurata in anni luce all’ora. L’uomo ora poteva partire verso l’universo profondo.
La partenza era imminente, il propellente, una miscela di neutroni turbocompressi, era stato stipato nel serbatoio con molta cautela, stipiti compresi (solo io, Fabius P. ne ho compreso il motivo essendo il capostipite degli scrittori usi a giocare con le parole). Il propulsore aveva superato la rigida normativa interstellare antinquinamento Spazio 3001: una vera Odissea per gli scienziati spaziali.
La navicella intergalattica era stata battezzata Raggio di Luce, un nome profetico e illuminante per quel traguardo luminoso tanto atteso dall’uomo.
Tutto era pronto, la partenza prevista dalla base lunare Luna Piena, piena d’incognite, rappresentava un salto nel buio, ma l’astronave Raggio di Luce era pronta per il lungo viaggio. Il cartello, TUTTE LE DIREZIONI, indicava la strada da percorrere, il comandante non poteva sbagliare.
Era l’una e a Luna Piena, la stazione lunare nell’Oceano Indiano, iniziava il countdown delle ore 13: 12, 11, 10, 9, 8, …….2, 1, distacco!
La partenza, si saprà a posteriori, era stata ritardata di dodici ore perché anche sulla luna l’una corrisponde alle ore 01:00 .
La navicella spaziale inizia rapidamente a prendere quota, l’accelerazione è impressionante; dopo un attimo sparisce alla vista dei pochi spettatori paganti, increduli per quello spettacolo incredibilmente breve che non giustificava un biglietto così salato: soldi letteralmente bruciati.
《Comandante》è il pilota in seconda《stiamo per superare il sistema solare e siamo ancora in prima!》
《Ma non siamo partiti in quarta? Cazzo! Da non crederci!》il comandante poco elegantemente.
Raggio di Luna supera agevolmente Alfa Centauri come un centauro in un’impennata di potenza; i cavalli (HP) non si contano, sono liberi di esprimersi senza limiti nel vuoto come le offerte sfibranti e a vuoto delle compagnie telefoniche con le offerte internet senza limiti.
《Comandante!》è sempre il secondo pilota《Secondo me sarà un viaggio indimenticabile, i nostri occhi vedranno da vicino la costellazione di Andromeda, sarà più eccitante che vedere Elodie cantare Andromeda con una minigonna da Vertigine!》
《Comandante!》è sempre il vice《Il collegamento con la luna è cessato. Le distanze siderali rendono inutilizzabile la radio di bordo, le onde lunghe sono troppo corte e l’antenna esterna, causa la velocità subsonica, si è fusa.》
Il comandante canticchiando:《Ora siamo soli nell’immenso vuoto che c’è (Raf), ma il cielo è sempre più blu (R.Gaetano)》.
Il vice continuando: 《Sì, viaggiare, rallentando per poi accelerare…. (L.Battisti)》.
L’umore dell’equipaggio, come si sente, è alto; Raggio di Luce sta per superare la barriera della luce: 300 mila chilometri al secondo, secondo Einstein. Il supercomputer quantistico di bordo non segnala alcuna anomalia. Tutte le spie sono verdi, quelle rosse di solito sono russe. Il momento è storico.
《Accelera a tavoletta, ora o mai più!》
《Roger, comandante!》
Tutto l’equipaggio è in ansia; c’è chi incrocia le dita in un gesto scaramantico e chi le congiunge con devozione affidandosi a Dio.
L’astronave senza difficoltà supera quel limite insuperabile, superato solo da un uomo, anzi, da un superuomo con la S maiuscola: Superman. Poi qualcosa d’imprevisto: il buio!

Il buio accompagnato da un silenzio tombale.
Tutti tacciono finché una voce fuori dal ponte di comando si leva forte:《Chi ha spento la luce?》
《Comandante! Non si vede un cazzo!》è il vice.
《Ma che scherzo è questo?》è il comandante, poi, continuando con tono fermo
《 Accendete la luce, è un ordine!》

Il buio all’interno come all’esterno dell’astronave è assoluto. Profondo Nero poteva essere il titolo di un film di Dario Argento perché il terrore si stava impossessando rapidamente dell’equipaggio.
《Il salvavita è regolarmente in posizione On, non c’e nessun corto, nessuna spia segnala delle anomalie. Comandante, qui ci vorrebbe Capitan Ventosa.》
《Non possiamo essere finiti in un buco nero, ci avrebbe schiacciati con la sua enorme massa. Manteniamo la calma, ci deve essere un motivo plausibile, ma quale?》
《Comandante, non vedo splendere le stelle, ma dove siamo finiti, all’Inferno?》
《Qualcuno ha una torcia?》
《Ma non ne vendono più da secoli comandante!》
《Cosa ha capito, usi la torcia del cellulare!》
《Non si accende, provi lei.》
《Neanche la mia funziona.》
《Hostess, guardi nel frigo se c’è luce.》
《Negativo comandante, la lampadina si deve essere bruciata.》
《Proviamo con un fiammifero o un accendino.》
《Comandante le ricordo che è vietato fumare.》
《Ma chi se ne frega, non è neanche severamente vietato.》
《SI PUÒ FARE, allora!》
Accesa la sigaretta inspiegabilmente non si vede la fiamma, ma si percepisce il calore e il fumo intossicante.
《Ma che cazzo di sigarette sono queste? Proviamo con una candela.》
《Comandante neanche con la candela accesa si vede la luce.》
L’equipaggio si muove a tentoni tentando di evitare gli spigoli vivi e gli angoli morti, solo gli spazi vuoti garantiscono un minimo standard di sicurezza.
La gravità del momento è particolarmente sentita da tutto l’equipaggio anche in assenza di gravità. Raggio di Luce continua la sua folle corsa nello spazio; grazie all’intelligenza artificiale di cui è dotato è in grado di tracciare la rotta migliore evitando l’impatto con meteoriti e asteroidi, i potenziali pericoli sempre in agguato nell’universo.
《Interroghiamo Satuttor (l’algoritmo) con il comando vocale》è il comandante in seconda rivolto al primo. Dopo un attimo di esitazione.
《Satuttor》è il comandante,《abbiamo un problema, il buio ha preso il sopravvento sulla luce.》
L’intelligenza artificiale con voce metallica:《Non pos-so da-re u-na so-lu-zio-ne ad un pro-ble-ma i-ne-si-sten-te, tut-to pro-ce-de se-con-do i ri-gi-di pa-ra-me-tri pre-im-po-sta-ti, ri-for-mu-la-re la do-man-da》.
《Satuttor, ascoltami bene: CHI CAZZO HA SPENTO LA LUCE?》
《Nes-su-no co-man-dan-te. Stia-mo viag-gian-do più ve-lo-ci del-la lu-ce co-me dal pia-no di vo-lo, non ve-do il pro-ble-ma. La lu-ce ci se-gue a di-stan-za. Se non so-no sta-to chia-ro per ri-sen-ti-re la ri-spo-sta pre-me-re 1 do-po il ta-sto can-cel-let-to.》
《Satuttor: VAF-FAN-CU-LO!》
《Comandante! Siamo fregati. Solo se rallentiamo rivedremo la luce; ma non arriveremo mai. MAI! 》
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È un futuro oscuro, più nero del nero di china. Per chi non l’avesse capito, oltre la luce, purtroppo, c’è solo il buio.

Un salto nel buio più assoluto.
P.S.: E poi senza la luce l’alluce chi lo vede? Nessuno: allucinante!
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Sempre bello leggere i tuoi racconti Fabius. Domanda, il comandante si chiamava Nero-ne? Niente, sono pessimo con le battute. Meglio che lasci a te i giochi di parole. Alla prossima!
Si chiamava Massimiliano ed era proprio nero, anzi, bianco nero. Un tipo che stava passando dei momenti poco Allegri.
“solo io, Fabius P. ne ho compreso il motivo essendo il capostipite degli scrittori usi a giocare con le parole”
😂 😂 😂 😂
Scrivendo questa battuta ho battuto la testa contro uno stipite. Vedi un po’!
Ero a corto d’idee e brancolavo nel buio quando il buio, scappando dalla luce, mi è venuto in soccorso: 《Fabius P., scrivi più veloci della luce!》E l’ho scritto in un lampo (di genio). Sono contento che ti sia piaciuto, così inizio bene la giornata.
Divertente, mi hai fatto ridere un sacco. Complimenti
Io ho letto fino al buio profondo per decidere che morirò felice qui, fra inquinamento, guerre e schifezze varie causate dall’uomo, ma con la luce del ☀️. Bel racconto, come sempre!
Un futuro così Nero neanche Wolfe lo avrebbe immaginato: al massimo giallo. Ti ringrazio come sempre.
Sempre divertenti i tuoi racconti!
Grazie Kenji.
Come diceva il grande Albert “La logica vi portera` da A a B. L’ immaginazione vi portera` dappertutto”.
Grazie Fabius, per questo piacevole viaggio, avventuroso, ma al contempo comodo e sicuro. Ci hai portato a fare in bel giro nello spazio senza rischiare nulla, a costo zero. L’ ho letto con molta curiosita`, ansiosa di scoprire il finale. Ottimo, direi, anche nella struttura della narrazione.
Volevo scrivere l’Odissea nell’Ospizio. Poi ho scoperto che Gatti di Vicolo Miracoli avevano girato già un film. Così ho scritto la mia mini Odissea nello spazio. Che la fantasia sia con noi. Grazie M.Luisa.