
Polvere (2/2) – Come la sabbia nella clessidra
Serie: L'angoscia e l'ignoto
- Episodio 1: La signora di sopra (1/2) – Bambinate
- Episodio 2: La signora di sopra (2/2) – Eleonora
- Episodio 3: La mia casa è laggiù (1/4) – Sogno numero uno
- Episodio 4: La mia casa è laggiù (2/4) – Sogno numero due
- Episodio 5: La mia casa è laggiù (3/4) – Fuori dal sogno
- Episodio 6: La mia casa è laggiù (4/4) – La scelta
- Episodio 7: Polvere (1/2) – Memento, homo
- Episodio 8: Polvere (2/2) – Come la sabbia nella clessidra
STAGIONE 1
Non c’erano ancora segnali che la donna stesse tornando dalla cucina per cui decise di esplorare il piccolo appartamento. Una porta si apriva su un minuscolo disimpegno da cui si poteva accedere al bagno e all’unica camera da letto. L’arredamento era essenziale e moderno. Alle pareti alcune stampe in semplici cornici di varie dimensioni che davano un tocco di colore alle pareti bianche. Nel bagno, spugne e accessori vari indicavano chiaramente come in quella casa vivesse una sola persona.
Tornò a sedersi al tavolo in attesa che Paola servisse il caffè. Il piano era di nuovo coperto da uno spesso strato uniforme di polvere che aderiva alla superficie e a ogni altro oggetto. Cercò i segni lasciati delle sue braccia e del suo dito, ma tutto era velato da quella patina.
«Il caffè!» annunciò Paola ritornando dalla cucina.
La guardò. Faceva fatica a credere a ciò che vedeva. Ad ogni passo, ogni volta che il tallone batteva sul pavimento, uno sbuffo di polvere cadeva da tutta la sua figura. Dalle mani, dalle braccia, e soprattutto dai capelli. Fece appena in tempo a chiedersi come facesse a reggere il vassoio: le sue mani parevano aver perso consistenza, come se le molecole avessero allentato i loro legami.
«Paola…» disse cercando le parole. «Tu non vivi qui, vero? È la casa di tua figlia?»
«Sì… ma posso restare quanto voglio» rispose la donna. «Lei sarebbe felice se sapesse che io sono qui.»
«Non lo sa?»
«Io… ho provato a farglielo capire, ma è difficile.»
«Lei non vede tutto questo?» Franco passò velocemente una mano sul tavolo per smuovere lo spesso velo di polvere. Una nebbia si sollevò dal piano di legno e discese lentamente verso terra. Sollevò lo sguardo verso i suoi occhi, per dare forza alla sua domanda, e subito lo riportò sul tavolo. La polvere era ancora lì, immediatamente tornata a ricoprire ogni millimetro del piano, del vassoio e delle tazzine. Ad ogni movimento della donna lo strato si inspessiva, compatto come la neve in una notte di tormenta.
«No» ammise Paola. «No. Lo vedo soltanto io. E anche tu adesso. Non riesco ad abituarmi, neppure dopo un anno. Forse tu riuscirai ad accettarlo più facilmente.»
«Cosa dovrei accettare?» domandò anche se la situazione stava diventando via via più chiara. Non aveva mai creduto a nessun tipo di fenomeno che non fosse spiegabile in modo razionale. A causa della sua formazione e del suo lavoro combatteva da sempre contro superstizioni e credenze popolari, contro spiritismo e fenomeni di percezione extrasensoriale. Ma la situazione che stava vivendo in quel momento era spiegabile solo in due modi: con la sua totale perdita di lucidità mentale o con l’ammissione di trovarsi davanti a un fenomeno che andava al di là della comune comprensione. La sua paura più profonda era che tutto fosse frutto di una forma di degenerazione cerebrale improvvisa forse causata da un’emorragia.
«Io provo questa angoscia ogni giorno» disse Paola. «Mi vedo svanire e riapparire come la sabbia all’interno di una clessidra, nel suo continuo muoversi da un’ampolla all’altra.»
«Per me è difficile credere che tutto ciò sia reale, e nello stesso tempo ho paura che non lo sia, perché a quel punto tutto sarebbe dovuto a un mio problema fisico. Lo vedo, Paola, vedo come sembra che tu ti stia dissolvendo. Ma ancora non credo che tutto questo sia possibile.»
«Io…» Un lungo sospiro. «Credo di essere morta un anno fa. Infarto. A volte lo dimentico e tento di “vivere”, perdonami la battuta, come ho sempre fatto.» Paola smise di parlare per qualche minuto, sopraffatta dal vuoto che sentiva dentro di sé.
«Quando ti ho visto su quella panchina, davanti alla chiesa, non ricordavo nulla. Mi ha fatto davvero piacere incontrarti e invitarti qui da… me.» Ancora una lunga pausa.
«Io non so perché sono ancora qui. Non so cosa mi aspetta dopo. Non so nulla, e questo mi terrorizza» concluse fissando gli occhi dell’amico.
«Se tu fossi davvero morta io non dovrei vederti. Non dovrei essere qui a parlare con te. Ecco perché penso che si tratti di una specie di corto-circuito del mio cervello. Spero solo che non sia irreversibile.»
«È irreversibile, Franco. Questa è l’unica cosa che so. Non so se ci vedremo ancora, non so quanto starai qui. E questo mi dispiace… Dio, quanto mi mancava poter parlare con una persona amica dopo tanto tempo.»
Ormai lei era quasi invisibile. La polvere creava gobbe e avvallamenti sul tavolo e sul pavimento. I cucchiaini da caffè erano quasi sepolti.
Franco portò le mani davanti agli occhi. Che strano, pensò, riesco a vedere attraverso. Chiuse un occhio e poi l’altro per cercare inutilmente di mettere fine a quella illusione ottica. Vortici di polvere fuoriuscivano dalle maniche della sua giacca.
Dalla porta di ingresso arrivò il rumore delle chiavi nella serratura.
«Penso che sia tua figlia, Paola.» Franco si alzò pensando alle parole giuste per spiegare la situazione.
«Non serve» disse la donna. «Noi non siamo qui, per lei.»
«Io sono qui e dovrò spiegarle cosa faccio in casa sua, non pensi?»
«Se ti vedrà allora vedrà anche me, e questo è impossibile…»
Franco si diresse verso la porta di ingresso.
«La prego… non si spaventi. Posso spiegarle perché mi trovo qui, anche se non sarà così facile credermi.»
La giovane donna si fermò un attimo e sollevò lo sguardo in alto come se avesse avvertito un rumore anomalo. Si guardò intorno e non notando nulla di strano posò a terra la borsa e si sfilò le scarpe.
Devo decidermi a passare l’aspirapolvere, sbuffò guardando il pavimento.
– – –
Nel piazzale davanti alla chiesa, dopo la fine della cerimonia, la bara venne caricata sul carro funebre.
Due ragazzi si diressero verso la panchina di pietra dove sedeva un uomo con il capo reclinato sul petto. Sembrava che stesse dormendo.
Serie: L'angoscia e l'ignoto
- Episodio 1: La signora di sopra (1/2) – Bambinate
- Episodio 2: La signora di sopra (2/2) – Eleonora
- Episodio 3: La mia casa è laggiù (1/4) – Sogno numero uno
- Episodio 4: La mia casa è laggiù (2/4) – Sogno numero due
- Episodio 5: La mia casa è laggiù (3/4) – Fuori dal sogno
- Episodio 6: La mia casa è laggiù (4/4) – La scelta
- Episodio 7: Polvere (1/2) – Memento, homo
- Episodio 8: Polvere (2/2) – Come la sabbia nella clessidra
Ho provato un’angoscia crescente mentre leggevo il tuo racconto e la consapevolezza di quanto stava accadendo si faceva a poco a poco più chiara. Davvero molto originale e molto spaventoso. Da brividi, direi. Per quanto mi riguarda hai raggiunto l’obiettivo di terrorizzarmi. Il finale è particolarmente bello 🙂
Non mi aspettavo questo finale. Sono rimasta a bocca aperta!!!
Che finale! Per un attimo, quando i due si sono incontrati sulla panchina, ho anche immaginato qualcosa tipo un appuntamento, un ritorno di fiamma (il mio animo romantico tentava di averla vinta sull’horror🤭) …però quel qualcosa che non tornava c’era, tipo sassolino nella scarpa. Un qualcosa di molto flebile, legato alla frase del prete, all’uscita dalla chiesa, le fotografie e la polvere…insomma, sei stato molto bravo nel seminare indizi senza farti beccare! Davvero piaciuto 😊
Personalmente ritengo che in tutte le belle storie, inizio e fine sono in un qualche modo legati da un elemento che fa da “collante” in termini di coerenza. In questo caso quel senso di oppressione della prima parte, e che fa sedere l’uomo, si è rivelato fondamentale. Sei anche stato abile nel saperlo descrivere in modo non troppo eclatante, così che passasse un po’ sotto traccia e solo alla fine svelasse cosa è realmente accaduto. Ammetto che, essendo avvezzo al genere, avevo in qualche modo preso in considerazione che lui potesse essere morto lì, ma ho voluto mantenermi aperto in ogni caso alla sorpresa.
Insomma, un esercizio di stile riuscitissimo, e reso in maniera davvero pregevole. Ormai sono un fan fidelizzato della tua narrativa qui sulla piattaforma 🙂
“«Se ti vedrà allora vedrà anche me, e questo è impossibile…»”
E qui si capisce dove si andrà a parare…
Molto bello. Singolare.