Prigione sottomarina segreta
«No, no, no!». Lemano non ne poteva più, si risvegliava di continuo da un lungo sonno, la realtà era che dimenticava in fretta quel che gli era accaduto pochi istanti prima, e continuava a riscoprire la sua orribile situazione.
Sono in prigione.
Una prigione sottomarina.
E segreta.
Da dove si trovava lui, non vedeva molto, era intrappolato in una caverna dalle grate di roccia, non sapeva bene se erano metallo rivestito di pietra o semplice terra dura. Forse prima l’aveva scoperto, ma prima era stato già dimenticato. In quella perenne scoperta, non riusciva a capire. E se era per quello, non aveva nemmeno un’idea su come evadere. Voleva andarsene, ma non si capacitava di come avrebbe potuto. Rimase bloccato, a fissare il fondale marino, notava i raggi del sole penetrare dalla superficie e baciare il fondo dell’abisso e nulla più. Lemano si limitava a intuire quel che c’era là fuori: a parte la distesa marina con i suoi popoli di pesci, anche quel che c’era oltre il mare. Non aveva una ben chiara idea di cosa fosse, poteva cercare di immaginare, si sforzava con la fantasia, non otteneva nulla. Alla fine, giunse a chinare la testa e si disse che di lì a pochi momenti avrebbe dimenticato di nuovo tutto, perché era il suo destino. E forse era per questo motivo che la prigione era segreta.
«Io intendo scappare di qua, chi è con me?» arrivò questa voce.
Forse si chiamava Ginevro, ed era molto più determinato degli altri compagni di prigionia di Lemano.
Lemano, incuriosito, si fece vicino. «Quali sono i tuoi piani?» si rivolse a Ginevro, il quale non rispose, semmai sorrise e prese a testate le sbarre di roccia, più stalagmiti e stalattiti marine che si erano unite in un tutt’uno, tanto che Lemano si chiese se, in futuro, la parete si sarebbe richiusa perché era ovvio che le stalagmiti e le stalattiti, unendosi, si sarebbero estese sempre più.
E Ginevro continuò a picchiare la testa, con lui gli altri prigionieri, pure Lemano che, rifletté, in fondo gli faceva bene.
Insieme, spaccarono tutto e fecero per fuggire dalla prigione, ma Lemano si fermò:
«Un attimo, io non so cosa ci faccio qua. Credo… di aver dimenticato tutto».
Come lui, tutti gli altri.
Avete messo Mi Piace1 apprezzamentiPubblicato in Fantasy
Ciao Kenji, un racconto che cattura. Riesci a trasmettere l’angoscia che prova il protagonista. Bravo 👏
Grazie!!!
Ciao Kenji, è avvero un’idea intrigante, bravo. Avrebbe meritato un racconto più esteso e articolato. Grazie per la lettura
Grazie a te per essere passato!
Divertente e surreale. L’idea della prigione sottomarina e della memoria che si resetta è davvero originale.
Molte grazie!
Metafora aderente della vita moderna
Grazie! Magari a qualcuno potrebbe venire in mente la storia della caverna e delle ombre che raccontava non ricordo chi se Socrate o Platone
Nella storia di Platone il prigione esce dalla caverna, ma, quando vi ritorna per raccontare il sole agli altri prigionieri, viene schernito
Non ricordavo certi dettagli. Grazie per avermeli ricordati!
Da vero coatto, li ho letti su Google.
Ingiusto attribuirsi i meriti della discussa IA
Trovo geniale questo tuo raccontino. So di cosa parli e apprezzo!
Grazie mille 🙂 🙂 🙂
Ciao Kenji, l’ironia sulla memoria del protagonista è il punto forte e fa sorridere. La prigione sottomarina è un’ambientazione suggestiva. Il finale con la fuga dimenticata è una trovata spassosa e coerente.
Ciao! Non so perché mi vengono in mente queste idee, sarà che ho molta (troppa) fantasia. Grazie per il tuo commento