Prima infanzia

Serie: Quando c'รจ la (s)fortuna


Dopo i pericoli scampati nel giorno della mia nascita, la mia infanzia trascorse in modo sereno, circondato dallโ€™amore della famiglia.

Ero il vanto dei miei genitori, un bel bimbo sano e robusto, ammirato da tutti,e tutti si complimentavano con mia madre per il โ€œcapolavoroโ€ realizzato.

La mia era una famiglia felice: mia mamma era una mamma felice, mio padre era un papร  felice e infine anche mia sorella, dopo lโ€™iniziale impatto estremamente negativo, era una sorella felice!

Quest’ultima non solo aveva trovato il suo bambolotto vivente con cui giocare ma, soprattutto, aveva scoperto il piacere di essere particolarmente viziata da amici, parenti e familiari. Nessuno di questi voleva crearle un sentimento dโ€™invidia verso il fratello minore che, viceversa, proprio in quanto piccolo, non poteva nutrire sentimenti dโ€™invidia verso la sorella maggiore. Accadeva cosรฌ che se al piccolo si portava un regalo, alla sorella se ne portava uno ancor piรน grande, se si faceva un complimento al fratellino se ne facevano subito due alla sorellina e cosรฌ discorrendo.

In fondo anche io ero un bimbo felice!

Ero felice per natura e lo ero anche quando qualche piccola avversitร  affiorava nella mia giovane vita. Quando, ad esempio, mia sorella giocava alla mammina premurosa e mi cambiava il pannolino, lo faceva con amore, ma spesso con poca attenzione, lasciandomi sporco e metteva il pannolino al rovescio. Mi procurava cosรฌ degli eritemi ed eczemi tali che la pelle del mio sederino era quasi sempre di un colore rosso violaceo, tanto che fui soprannominato โ€œLa rosa purpurea di Notoโ€. Anni dopo pare che un certo Woody Allen, venendo a conoscenza di tale soprannome e restandone affascinato, lo copiรฒ spudoratamente per il titolo del suo noto film โ€œLa rosa purpurea del Cairoโ€.

Come detto in precedenza, ero un bambino sano e robusto ma anche con un gran appetito!

Questo si manifestรฒ sin dai primissimi giorni di vita che passai in gran parte attaccato al seno di mamma a cui non lasciavo praticamente mai un attimo di tregua.

Fu per questo motivo che, ben presto, lei decise di passare ad un allattamento misto, credendo che, in questo modo, avrebbe trovato un attimo di respiro tra una poppata e lโ€™altra.

Aveva perรฒ fatto i conti senza lโ€™oste!

In questo caso lโ€™oste era rappresentato dal mio robusto appetito, tale da non concedere sorta di tregua alla mia povera mamma. Prosciugavo il biberon di latte in pochissimi secondi, dopo di che ero lestissimo ad accendere le mie sirene dโ€™allarme: un pianto cosรฌ forte e disperato che molti vicini lo scambiavano per le sirene dellโ€™allarme antiaereo della seconda guerra mondiale che, data lโ€™epoca, in molti era ancora vivido nella propria memoria avendo vissuto l’incubo dei bombardamenti ed avendo ancora scolpito nella loro psiche il riflesso incondizionato di alzarsi fulmineamente alla percezione di quel suono per precipitarsi fuori casa in cerca di riparo dentro ad un rifugio.

In considerazione dei forti disagi causati ai nostri vicini dalle mie urla strazianti, non volendo che ciรฒ si ripetesse e. soprattutto, volendo evitare che le velate minacce di questโ€™ultimi, di grandi mazzate in caso di ulteriori episodi di โ€œsirene notturneโ€, si trasformassero in dura realtร  riducendo il mio povero papร  in un battuto di carne, mia madre trovรฒ una soluzione geniale.

Iniziรฒ ad utilizzare una bottiglia vuota da 2 lt. di aceto Cirio al posto del tradizionale biberon e, dato che le normali tettarelle non si adattavano a questo estemporaneo biberon, tagliรฒ una estremitร  del dito di un guanto da cucina in gomma, lo forรฒ allโ€™estremitร  superiore e lo fissรฒ al collo della bottiglia ottenendo, in questo modo, un perfetto e funzionale mega biberon con annessa tettarella

Finalmente mi furono somministrati pasti decentemente congrui!

Per merito di quellโ€™ingegnosa idea materna, la pace tornรฒ sovrana sia in casa che nel vicinato evitando cosรฌ che mio padre potesse essere scambiato per un mega hamburger a causa del pestaggio di questi ultimi ed io continuai a crescere in maniera sana anche se un tantinello spropositata.

Allโ€™etร  di sei mesi, infatti, pesavo giร  10 Kg, ad un anno 20Kg a diciotto mesi 30 Kg!

Naturalmente mia madre era sommersa dai complimenti di tutte le amiche, conoscenti ed anche di chiunque incontrasse per strada.

Tutti rimanevano abbagliati dalla mia bellezza e soprattutto dal mio โ€œvolumeโ€.

Dโ€™altra parte la mia mole comportava anche dei piccoli problemi.

Ad esempio, quando mia madre andava in un negozio dโ€™abbigliamento per bambini e chiedeva di poter visionare una tutina per il suo piccolo. Naturalmente oltre a riferire la mia etร  sottolineava prontamente che il suo piccolino era molto sviluppato e aveva bisogno di una taglia molto piรน grande rispetto al normale. La commessa dopo aver sentito mia madre prendeva tutine di due misure piรน grandi ma queste risultavano sempre molto piรน piccole di quelle che sarebbero state adatte alla mia vestibilitร .

Ad un anno indossavo la 5 anni, a 2 anni la 8 anni a 5 anni per la tutina mia madre dovette comprare una taglia S in vendita nel negozio โ€œCASA DEL CAMICE E DELLE TUTEโ€ negozio specializzato nella vendita di indumenti da lavoro per operai, meccanici, idraulici ed altri mestieranti vari.

I problemi della mia robusta corporatura non riguardavano perรฒ solo il vestiario ma soprattutto nascevano nello svolgimento di molte di quelle mansioni quotidiane usuali in un neonato.

In particolare era un grosso problema il โ€œritualeโ€ del bagnetto.

Vista la mia mole, infatti, ben presto tutte le vaschette, allโ€™epoca in commercio, utilizzabili per il bagnetto dei neonati, risultavano troppo piccole per la mia abbondante costituzione fisica.

Anche in questo caso mia mamma si ingegnรฒ e trovรฒ una soluzione.

Trasformรฒ il capiente lavandino di porcellana del bagno di casa in vaschetta per neonato!

Credo che allโ€™epoca a mia madre avrebbero dovuto assegnare un premio Nobel per le sue โ€œinvenzioniโ€ geniali: Dal biberon gigante, alla tuta da lavoro baby fino ad arrivare al โ€œvanschendinoโ€ (vaschetta/lavandino).

Ero proprio un bambino fortunato ad avere una mamma genio, capace di affrontare e risolvere tutte le difficoltร  che nascevano dalla mia costituzione fisica imponente o forse ero da considerare sfortunato a causa, appunto, della mole corporea che mi creava tanti problemi?

Anche nel caso del bagnetto tutto procedette bene sino al giorno in cui il lavandino di porcellana non sopportรฒ piรน il mio peso e durante il bagnetto quotidiano si incrinรฒ e rapidamente cedette.

La mia piccola gambetta si infilรฒ nella crepa creatasi con conseguente lacerazione dei tessuti molli adiacenti alla zona tibiale con conseguente cospicuo sanguinamento che tinse la porcellana del lavandino di un bel rosso scarlatto. Le lacerazioni non furono, perรฒ, solo quelle dei miei tessuti molli tibiali ma anche quelle di parecchi timpani di tutti coloro che si trovavano nel raggio di circa un chilometro in linea dโ€™aria dal luogo del disastro a causa dellโ€™urlo sovraumano lanciato dalla mia povera mamma alla vista di quel bagno di sangue!

Secondo quando mi fu in seguito riportato da mia madre, pare che io, nonostante la cospicua ferita procuratami, non emisi nessun urlo di dolore e proruppi soltanto in un pianto silente.

Credo che questa parte della storia sia abbastanza falsata proprio dallโ€™urlo emesso da mia madre che causรฒ certamente anche dei gravi danni ai suoi timpani facendola diventare praticamente sorda per un bel poโ€™ di tempo. Questโ€™ultima mia ipotesi trova conferma dal fatto che lei ha sempre sostenuto che tutti i familiari che erano nei pressi rimasero, a causa dellโ€™accaduto, senza parole, o meglio aprivano la bocca ma non emettevano alcun suonoโ€ฆ

Anche in questo episodio si evince che la signora Fortuna mi diede una grossa mano evitando che potessi rimanere gravemente offeso da questo incidente cavandomela semplicemente con un taglio alla gamba che, una volta guarito, mi lasciรฒ solo una piccola cicatrice quale souvenir dellโ€™accaduto.

Nel contempo qualcuno potrebbe anche affermare che fu la Sfortuna, in questo caso, a metterci lo zampino facendo in modo che il lavandino, invece di incrinarsi soltanto, si rompesse in modo tale da consentire alla mia gambetta di infilarsi dentro la crepa della porcellana, procurandomi la lacerazione tibiale.

Fortuna o Sfortuna?

Serie: Quando c'รจ la (s)fortuna


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