
Prima infanzia
Serie: Quando c'รจ la (s)fortuna
- Episodio 1: Le Origini
- Episodio 2: La nascita
- Episodio 3: Prima infanzia
- Episodio 4: Primi giochi
STAGIONE 1
Dopo i pericoli scampati nel giorno della mia nascita, la mia infanzia trascorse in modo sereno, circondato dallโamore della famiglia.
Ero il vanto dei miei genitori, un bel bimbo sano e robusto, ammirato da tutti,e tutti si complimentavano con mia madre per il โcapolavoroโ realizzato.
La mia era una famiglia felice: mia mamma era una mamma felice, mio padre era un papร felice e infine anche mia sorella, dopo lโiniziale impatto estremamente negativo, era una sorella felice!
Quest’ultima non solo aveva trovato il suo bambolotto vivente con cui giocare ma, soprattutto, aveva scoperto il piacere di essere particolarmente viziata da amici, parenti e familiari. Nessuno di questi voleva crearle un sentimento dโinvidia verso il fratello minore che, viceversa, proprio in quanto piccolo, non poteva nutrire sentimenti dโinvidia verso la sorella maggiore. Accadeva cosรฌ che se al piccolo si portava un regalo, alla sorella se ne portava uno ancor piรน grande, se si faceva un complimento al fratellino se ne facevano subito due alla sorellina e cosรฌ discorrendo.
In fondo anche io ero un bimbo felice!
Ero felice per natura e lo ero anche quando qualche piccola avversitร affiorava nella mia giovane vita. Quando, ad esempio, mia sorella giocava alla mammina premurosa e mi cambiava il pannolino, lo faceva con amore, ma spesso con poca attenzione, lasciandomi sporco e metteva il pannolino al rovescio. Mi procurava cosรฌ degli eritemi ed eczemi tali che la pelle del mio sederino era quasi sempre di un colore rosso violaceo, tanto che fui soprannominato โLa rosa purpurea di Notoโ. Anni dopo pare che un certo Woody Allen, venendo a conoscenza di tale soprannome e restandone affascinato, lo copiรฒ spudoratamente per il titolo del suo noto film โLa rosa purpurea del Cairoโ.
Come detto in precedenza, ero un bambino sano e robusto ma anche con un gran appetito!
Questo si manifestรฒ sin dai primissimi giorni di vita che passai in gran parte attaccato al seno di mamma a cui non lasciavo praticamente mai un attimo di tregua.
Fu per questo motivo che, ben presto, lei decise di passare ad un allattamento misto, credendo che, in questo modo, avrebbe trovato un attimo di respiro tra una poppata e lโaltra.
Aveva perรฒ fatto i conti senza lโoste!
In questo caso lโoste era rappresentato dal mio robusto appetito, tale da non concedere sorta di tregua alla mia povera mamma. Prosciugavo il biberon di latte in pochissimi secondi, dopo di che ero lestissimo ad accendere le mie sirene dโallarme: un pianto cosรฌ forte e disperato che molti vicini lo scambiavano per le sirene dellโallarme antiaereo della seconda guerra mondiale che, data lโepoca, in molti era ancora vivido nella propria memoria avendo vissuto l’incubo dei bombardamenti ed avendo ancora scolpito nella loro psiche il riflesso incondizionato di alzarsi fulmineamente alla percezione di quel suono per precipitarsi fuori casa in cerca di riparo dentro ad un rifugio.
In considerazione dei forti disagi causati ai nostri vicini dalle mie urla strazianti, non volendo che ciรฒ si ripetesse e. soprattutto, volendo evitare che le velate minacce di questโultimi, di grandi mazzate in caso di ulteriori episodi di โsirene notturneโ, si trasformassero in dura realtร riducendo il mio povero papร in un battuto di carne, mia madre trovรฒ una soluzione geniale.
Iniziรฒ ad utilizzare una bottiglia vuota da 2 lt. di aceto Cirio al posto del tradizionale biberon e, dato che le normali tettarelle non si adattavano a questo estemporaneo biberon, tagliรฒ una estremitร del dito di un guanto da cucina in gomma, lo forรฒ allโestremitร superiore e lo fissรฒ al collo della bottiglia ottenendo, in questo modo, un perfetto e funzionale mega biberon con annessa tettarella
Finalmente mi furono somministrati pasti decentemente congrui!
Per merito di quellโingegnosa idea materna, la pace tornรฒ sovrana sia in casa che nel vicinato evitando cosรฌ che mio padre potesse essere scambiato per un mega hamburger a causa del pestaggio di questi ultimi ed io continuai a crescere in maniera sana anche se un tantinello spropositata.
Allโetร di sei mesi, infatti, pesavo giร 10 Kg, ad un anno 20Kg a diciotto mesi 30 Kg!
Naturalmente mia madre era sommersa dai complimenti di tutte le amiche, conoscenti ed anche di chiunque incontrasse per strada.
Tutti rimanevano abbagliati dalla mia bellezza e soprattutto dal mio โvolumeโ.
Dโaltra parte la mia mole comportava anche dei piccoli problemi.
Ad esempio, quando mia madre andava in un negozio dโabbigliamento per bambini e chiedeva di poter visionare una tutina per il suo piccolo. Naturalmente oltre a riferire la mia etร sottolineava prontamente che il suo piccolino era molto sviluppato e aveva bisogno di una taglia molto piรน grande rispetto al normale. La commessa dopo aver sentito mia madre prendeva tutine di due misure piรน grandi ma queste risultavano sempre molto piรน piccole di quelle che sarebbero state adatte alla mia vestibilitร .
Ad un anno indossavo la 5 anni, a 2 anni la 8 anni a 5 anni per la tutina mia madre dovette comprare una taglia S in vendita nel negozio โCASA DEL CAMICE E DELLE TUTEโ negozio specializzato nella vendita di indumenti da lavoro per operai, meccanici, idraulici ed altri mestieranti vari.
I problemi della mia robusta corporatura non riguardavano perรฒ solo il vestiario ma soprattutto nascevano nello svolgimento di molte di quelle mansioni quotidiane usuali in un neonato.
In particolare era un grosso problema il โritualeโ del bagnetto.
Vista la mia mole, infatti, ben presto tutte le vaschette, allโepoca in commercio, utilizzabili per il bagnetto dei neonati, risultavano troppo piccole per la mia abbondante costituzione fisica.
Anche in questo caso mia mamma si ingegnรฒ e trovรฒ una soluzione.
Trasformรฒ il capiente lavandino di porcellana del bagno di casa in vaschetta per neonato!
Credo che allโepoca a mia madre avrebbero dovuto assegnare un premio Nobel per le sue โinvenzioniโ geniali: Dal biberon gigante, alla tuta da lavoro baby fino ad arrivare al โvanschendinoโ (vaschetta/lavandino).
Ero proprio un bambino fortunato ad avere una mamma genio, capace di affrontare e risolvere tutte le difficoltร che nascevano dalla mia costituzione fisica imponente o forse ero da considerare sfortunato a causa, appunto, della mole corporea che mi creava tanti problemi?
Anche nel caso del bagnetto tutto procedette bene sino al giorno in cui il lavandino di porcellana non sopportรฒ piรน il mio peso e durante il bagnetto quotidiano si incrinรฒ e rapidamente cedette.
La mia piccola gambetta si infilรฒ nella crepa creatasi con conseguente lacerazione dei tessuti molli adiacenti alla zona tibiale con conseguente cospicuo sanguinamento che tinse la porcellana del lavandino di un bel rosso scarlatto. Le lacerazioni non furono, perรฒ, solo quelle dei miei tessuti molli tibiali ma anche quelle di parecchi timpani di tutti coloro che si trovavano nel raggio di circa un chilometro in linea dโaria dal luogo del disastro a causa dellโurlo sovraumano lanciato dalla mia povera mamma alla vista di quel bagno di sangue!
Secondo quando mi fu in seguito riportato da mia madre, pare che io, nonostante la cospicua ferita procuratami, non emisi nessun urlo di dolore e proruppi soltanto in un pianto silente.
Credo che questa parte della storia sia abbastanza falsata proprio dallโurlo emesso da mia madre che causรฒ certamente anche dei gravi danni ai suoi timpani facendola diventare praticamente sorda per un bel poโ di tempo. Questโultima mia ipotesi trova conferma dal fatto che lei ha sempre sostenuto che tutti i familiari che erano nei pressi rimasero, a causa dellโaccaduto, senza parole, o meglio aprivano la bocca ma non emettevano alcun suonoโฆ
Anche in questo episodio si evince che la signora Fortuna mi diede una grossa mano evitando che potessi rimanere gravemente offeso da questo incidente cavandomela semplicemente con un taglio alla gamba che, una volta guarito, mi lasciรฒ solo una piccola cicatrice quale souvenir dellโaccaduto.
Nel contempo qualcuno potrebbe anche affermare che fu la Sfortuna, in questo caso, a metterci lo zampino facendo in modo che il lavandino, invece di incrinarsi soltanto, si rompesse in modo tale da consentire alla mia gambetta di infilarsi dentro la crepa della porcellana, procurandomi la lacerazione tibiale.
Fortuna o Sfortuna?
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