
Primo incontro ravvicinato
Serie: Cancello automatizzato
- Episodio 1: Fido e il Maresciallo
- Episodio 2: L’ingegnere
- Episodio 3: Un Maggiolino tutto matto
- Episodio 4: NO! NON LÌ!
- Episodio 5: Primo incontro ravvicinato
- Episodio 6: Concorso barzelletta
- Episodio 7: Take Five
- Episodio 8: La soluzione finale
- Episodio 9: Porco uomo!
- Episodio 10: ENAC LA ITNETTA
STAGIONE 1
Concorso di fatti o di circostanze fortuite. È la definizione esatta di coincidenza. Famola strana questa coincidenza, direbbe Verdone, e strana sia.
Ma che ci faccio in questa vasca vuota girata sottosopra? Se lo chiedeva Fido. Per i cani le automobili sono tutte uguali, ai loro occhi sono delle grandi scatole con quattro ruote, rumorose e puzzolenti quelle in movimento, silenziose quelle ferme, immobili, sparse un po’ ovunque: lungo le strade, le piazze, sui marciapiedi, in ogni spazio libero occupabile. Si trovava a sua insaputa in un Maggiolino, l’automobile datata dell’ingegnere, un’auto storica degli anni ’60 che si distingueva dalle altre per quelle forme arrotondate, uniche ed inimitabili, non belle per i canoni estetici ma che hanno plasmato la sua personalità, questo forse è il segreto del suo successo che, protrattosi nel tempo, ne ha determinato il mito.
«Buono! Stai buono Fido, e seduto. Dobbiamo ringraziare il signore che ci ha dato un passaggio, ci ha risparmiato una lunga camminata perché la Posta Centrale è parecchio distante e farla a piedi ci avremmo impiegato più di un’ora. Chiudere anche quello sportello periferico è stato proprio uno scherzo di cattivo gusto, una vera e propria porcata come direbbe un politico di lungo corso nel Transatlantico di Palazzo Montecitorio. »
«Può dirlo forte» concordò l’ingegnere annuendo col capo.
Erano in tre su quel Maggiolino bianco marciante nonostante le pessime condizioni generali: Fido sul sedile posteriore, l’ingegnere alla guida e al suo fianco Fortunato che, avendolo riconosciuto per quella capigliatura scapigliata alla Einstein ultima maniera, con spudorata faccia tosta gli aveva estorto un passaggio malvolentieri, obtorto collo direbbe l’ingegnere che lo avrebbe volentieri preso per il collo, passando dalla ragione al torto.
Dannata timidezza, sono proprio un cretino perché non sono riuscito a dirgli di no e adesso mi ritrovo questo rompiballe nella mia auto e, se non bastasse, anche il suo cane, proprio io che odio i cani, è quanto passava per la mente dell’ingegnere che non riusciva a capacitarsi della presenza dei due estranei a bordo.
«Vedo che deve spedire un grosso pacco» continuò Fortunato osservando Fido intento a fiutare quello scatolone al suo fianco, «se non sono indiscreto cosa contiene?»
«Mi stia a sentire sig. …»
«Fortunato, mi chiami Fortunato.»
«Sig. Fortunato, la prego di non impicciarsi dei fatti miei—
«Che sarà mai, un pacco bomba?» L’ingegnere distolse lo sguardo dalla strada fulminandolo con un’occhiata aggressiva per poi continuare:
«Noi ci siamo incrociati per caso davanti a quella dannata Posta, ringrazi Dio che le ho dato un passaggio, e non insista, la prego.»
«Mi scusi, la mia è solo deformazione professionale.»
«Curiosare nei pacchi degli altri lei la chiama deformazione professionale? Io la chiamo maleducazione.»
«Non per un ex Maresciallo delle Fiamme Gialle.»
L’ingegnere rimase di stucco, a volte le apparenze ingannano.
«Ah!» Esclamò l’ingegnere rimanendo sorpreso, «così lei è un ex finanziere.»
«E non solo io.» Poi, accarezzando il pelo del suo fedele compagno: «anche Fido lo è stato. Lei non si immagina quanta merce illegale abbiamo sequestrato quando eravamo in servizio».
«Capisco la sua curiosità, ma rispetti la mia privacy.»
«Ha ragione, sono passati tanti anni ma il finanziere che è in me non è mai morto. Sono un po’ come Fido, ho sempre avuto un fiuto particolarmente sviluppato.»
«Allora devo preoccuparmi?» Ribattè l’ingegnere scuotendo la testa.
«Ma si figuri! Non ne ha motivo, immagino.»
«Certo che no, non sono mica un delinquente!»
«Cosa vuole, a volte le apparenze ingannano, lei mi sembra comunque una persona al di fuori di ogni sospetto, vero Fido?»
«Bau! Bau! Bau!» Fido abbaiò tre volte, come il gallo nel Vangelo, poi continuò con un ringhio: «Grrr.» Dopo una breve pausa, abbaiò un’altra volta, continuando con altri due “Grrr, Grrr”.
«Quando fa così morde?» chiese l’ingegnere visibilmente preoccupato.
«Non morde» rispose Fortunato, «significa che vuole comunicare qualcosa, è una specie di alfabeto che ha affinato negli anni, io lo chiamo alfabeto morse, morde solo se non lo si capisce, ovviamente.»
«Gli metta la museruola allora, io non ho feeling con i cani, io di Fido non mi fido.»
«I cani si affezionano sempre ai loro padroni, loro si fidano di noi, sempre, il loro è un amore incondizionato. Ha mai pensato di adottarne uno? Magari un cucciolo?»
«Ma non ci penso nemmeno!” Ribattè indispettito l’ingegnere, «Io i cani li voglio vedere rinchiusi in un canile, con una grossa catena al collo, punto. Per me sono delle belve e come tali vanno trattate.»
«Il suo è soltanto un pregiudizio.»
«Secondo lei questo è un pregiudizio?» L’ingegnere abbandonò entrambe le mani dal volante, slacciato il bottone della camicia scoprì il collo: «Vede questa cicatrice lungo la gola? È stata una belva, un amabile bulldog, come la definirebbe lei. Da allora io con i cani ho chiuso. E non mi faccia dire altro, ho un conto in sospeso con i quattro zampe.»
«Dannate buche! Rallenti, la prego, la strada lungo questo rettilineo è particolarmente scassata, un po’ come la sua auto» sbottò Fortunato senza peli sulla lingua.
L’ingegnere proseguì la sua guida spericolata schivando le buche a modo suo: invadendo cioè la corsia opposta incurante delle automobili che sopraggiungevano, alcune erano costrette, loro malgrado, a rallentare per non rischiare un frontale.
«ATTENTO A QUEL SUV! QUESTO È IL MODO DI GUIDARE? Lei è un pirata della strada, dove vuole portare il suo pacco, direttamente all’inferno?»
«Non si preoccupi, faccio questa strada tutti i santi giorni, la conosco a menadito, e le sue buche a menabuco.»
«Mena che? Lei è un pericolo pubblico, ci faccia scendere, c’è poco da scherzare.»
«Il peggio è passato Sig. Fortunato, e poi perché si preoccupa? Con questo nome lei ha stipulato un’assicurazione sulla vita, non le pare?»
«Mi sta pigliando per il culo?» Sbottò Fortunato. L’ingegnere non rispose, l’atmosfera che si respirava era particolarmente tesa, preferì quindi non insistere per abbassare i toni. A rompere quel silenzio glaciale ci pensò Fido abbaiando senza un’apparente ragione, forse aveva visto scodinzolare una cagnolina.
«Finalmente siamo arrivati in centro. Sig. Fortunato ha notato che hanno asfaltato da poco questo tratto di strada? Il Giubileo serve a qualcosa, non le pare?»
«Deo gratias!» Rispose Fortunato.
Per sua fortuna mancava poco all’arrivo, la Posta Centrale era dietro la curva, ma una brutta sorpresa stava per rivelarsi ai loro occhi.
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Secondo me, 1 a 0 per l’ingegnere. Si è rivelato simpatico, un po’ sbruffone, ardito e senza peli sulla lingua. Credevo che quello ‘ingessato’ fosse lui; invece, quello ‘ingessato’ mi pare Fortunato. Fortunato l’ingessato. Molto belli i dialoghi che non ti stancano mai e davvero curiosa questa storia che presenta tanti colpi di scena e non stanca mai. Ma cosa ci sarà nel pacco?
Non per farmi gli “Affari Tuoi”, penso tuttavia che Stefano De Martino sia il più indicato a darti una risposta, lui di pacchi se ne intende.
Bella risposta, particolarmente allusiva adesso che ho ‘googolato’. Io, particolarmente ignorante nella storia del costume 🙂
«Bau! Bau! Bau!» Fido abbaiò tre volte, come il gallo nel Vangelo, poi continuò con un ringhio: «Grrr.» Dopo una breve pausa, abbaiò un’altra volta, continuando con altri due “Grrr, Grrr”.
Ogni volta riesci a stupirmi con le tue arguzie.
Cara M.Luisa come vedi scrivo da cani per un pubblico di quattro gatti. Dopo tre anni abbiamo pubblicato praticamente un numero uguale di libriCK, 110 a 111, chi l’avrebbe mai detto? Incredibilmente abbiamo ancora qualcosa da scrivere, tu con tante belle storie, io con le mie scemenze.
Ciao Fabius non fare la conta, rischi ogni volta di sbagliare; comunque non é la quantità che conta, ma soprattutto la qualità. E tu non scrivi affatto da cani e lo sai.
Sei riuscito a farmi sorridere e non è poco in questi giorni abbastanza tristi. Grazie Fabius!!!
Grazie a te Giuseppe. Vorrei saper scrivere seriamente in un italiano perfetto come il tuo ma non è nella mia natura, purtroppo questo è quello che passa il convento. Ti ho convinto? Vedi, ci ricasco sempre.
Caro Fabius, innanzitutto complimenti per la bella scrittura, sciolta, leggiadra all’apparenza ma studiata in ogni virgola. Ho riconosciuto all’istante, senza bisogno del Giubileo, le martoriate strade di Roma, quindi complimenti all’ingegnere che, di guida, sembra sapere il fatto suo.
La storia è proprio interessante, sostenuta da un sottofondo ironico che però non smorza la curiosità. Sei un mago delle alliterazioni, te lo devo proprio dire, vengono giù con una naturalezza devastante: tu m’insegni che la scrittura, come la musica, non può prescindere dal ritmo.
Il Maggiolino è una chicca d’autore, ma ancor più interessante è la stoccata che, appena il macchinone è passato, tiri giù alla grande… non è questione di canoni estetici ma di personalità.
Il vero autore, alla fine, non può sfuggire a sè stesso.
C’è chi soffre di allucinazioni e chi come me di alliterazioni. Non posso farne a meno, spero finiscano domenica. Purtroppo, io che sono un artigiano delle parole, quando scrivo comodamente seduto sul mio sofà si ripetono ogni settimana, non so fa’ diversamente, poltrone che non sono altro!