
Puntualità
«Dai John, vai tu a prendere le ciambelle.»
«Ma perché proprio io, scusa?»
«Dai, non rompere. Ieri, è toccato a me.»
«Non ci penso proprio. L’hai vista la mia scrivania? I fogli arrivano fino in paradiso. Ieri ho fatto le nove di sera. E oggi, voglio tornare a casa presto. Mandaci Peter.»
«Peter non può, lo sai. Non fare il coglione. Tra cinque minuti ha la riunione col capo. Quello lo vuole fare fuori.»
«Problemi suoi.»
«E dai, ma che ti costa… Il negozio è qui vicino. Ci vuole un attimo.»
«Ho detto di no. Basta. Fai silenzio.»
«E dai su. Non farti pregare. Prendi l’ascensore. Un isolato, e sei lì. Ti fai pure quattro passi. Dici sempre che non hai più la riga del culo, a forza di tenerlo incollato alla sedia. Almeno ti muovi un po’.»
«Fai poco il simpatico. Mi stai stancando.»
«Ma per la miseria… A quest’ora saresti già tornato, invece continui a chiacchierare e a perdere tempo, sei cocciuto più di un mulo.»
«Ho detto di no.»
«Ma perché? Io proprio non ti capisco. Mica mi vorrai far credere che non ti piacciono le ciambelle di quel nuovo negozio? Sono strepitose. Le più buone in assoluto!»
«Certo che mi piacciono!»
«E allora? Che aspetti? Perché non ti muovi?»
«Ho un mucchio di cose da fare, te l’ho già detto.»
«Ma qui tutti abbiamo un mucchio di cose da fare. Ormai è diventato una specie di rito. Lo sai pure tu. Per iniziare la giornata.»
«Non m’importa.»
«Ma come fai a dirmi di no, perdinci? Sono divine, quelle ciambelle!»
«Non posso farci niente.»
«Ok, allora se la metti così, ti dico io una cosa.»
«Cosa?»
«Ti ricordi quel cambio turno, che mi avevi chiesto, qualche mese fa?»
«Certo che me lo ricordo, non sono mica deficiente.»
«Mi hai parlato di quel posticino vicino al lago, che ti piace da morire, dove vorresti andare con tutta la famigliola, perché ti lamenti che sono anni che sgobbi in questo dannato ufficio e non ti sei mai goduto un giorno di ferie?»
«E allora?»
«Allora… Non so perché, ma qualcosa mi dice che io quel giorno non mi sentirò troppo bene e tu dovrai venire qui a lavorare…»
«Sei una merda! Non puoi farmi questo. Ho già organizzato tutto, cazzo!»
«Io? E perché mai? Che c’entro io? È la vita che funziona così, bello mio…»
«Sei veramente un grandissimo bastardo!»
«A meno che…»
«A meno che, cosa?»
«Tu non ti decidi, ti alzi da quella stramaledetta sedia e vai a prendere le nostre ciambelle.»
«Io, un giorno o l’altro, giuro che ti ammazzo… Guarda che lo faccio davvero… Con le mie mani…Ti odio… E va bene… Ci vado… Ma questa me la paghi… Eccome, se me la paghi, stronzo!»
«E dai, non c’è bisogno di scaldarsi tanto. Vedrai che quando sarai tornato, e avrai quelle belle ciambelle sotto il naso, mi ringrazierai… Sono le più buone… Lo sanno tutti.»
«Fottiti tu e le tue ciambelle!»
Quando John mise piede nell’ascensore, sentiva ancora le tempie che gli pulsavano per il nervoso. Si mise in un angoletto, con le braccia incrociate. Borbottò sotto voce, per tutti i novanta piani della discesa. Non fece altro che pensare a quella faccia di culo del suo collega. La mattinata era iniziata col piede sbagliato. Sarebbe stata, di sicuro, un’altra bella giornata di merda.
Arrivato al pianoterra, andò verso l’uscita. Una volta fuori, si guardò intorno, alzò gli occhi al cielo: tutto sommato, il tempo non era male per essere settembre. C’era il sole quella mattina di martedì a New York. Si tirò su la manica della giacca, per guardare l’ora. Erano le 8:46 in punto.
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Scritto molto bene, bravo.(Comunque, davvero un gran rompipalle quel collega!😅🙈)
Ciao Arianna! Grazie mille!!! Veramente odioso direi pure 😁😁😁
Un racconto breve brillante, ben scritto, con un ritmo narrativo teso e un finale potentissimo, affidato a una semplice ora. La scelta di non esplicitare cosa accade alle 8:46 è rispettosa, intelligente e incisiva. È un esempio perfetto di come si possa raccontare una tragedia epocale partendo da un dettaglio quotidiano.
Ciao Rocco!!! Veramente grazie di cuore per le tue bellissime parole! A presto!
Ciao, Alberto. Complimenti davvero per il racconto. Hai colpito, ma in punta di fioretto, con classe.
Ma ho un dubbio, a dirti la verità. Io quel giorno avevo già 26 anni e i particolari mi sono rimasti scolpiti dentro. Ma chi allora era solo un bambino lo capisce il riferimento? Forse per i più giovani servirebbe un indizio in più.
Ciao Francesco! Ti dico due volte grazie! La prima, per le tue parole e per il tuo passaggio! La seconda, perché anch’io, quando ho scritto il pezzo, avevo qualche perplessità. C’era qualcosa che non riuscivo bene a definire. Sentivo che era legato comunque alla scelta di quell’evento che, giustamente, come dici tu, è normale che si possa conoscere, ma da una certa fascia di età in poi. Ecco, era proprio questo che mi mancava! Ti ringrazio ancora!
Una di quelle apparenti e incredibili coincidenze che capitano anche nella vita. Il finale ha dato tutto un altro sapore alla storia, bravo Alberto!
Ciao Melania!!1 Ti ringrazio tanto!!!
Davvero particolare e originalissimo. Ancora una volta mi complimento per questo tuo stile quasi sperimentale che azzecca perfettamente con le trame quotidiane dei tuoi racconti. Ma perché quello stronzo non è andato lui a prendersi le ciambelle se ne aveva tanta voglia?
Ciao Cristiana! Grazie mille per le tue parole! In effetti, la tua considerazione finale non è per niente sbagliata!!!
Geniale. Come nel racconto precedente, me lo sono riletto con il senno di poi, avendo già in mente come andava a finire. Mi piace il modo in cui scardini la trama all’ultimo. Uno è convinto di andare da una parte, e invece la trama (o la vita) ti porta dall’altra. Un pò come John, convinto di star andando incontro a una giornata di merda, e invece va a salvarsi la vita.
Ciao Dea! Grazie mille per le tue parole, anche perché dopo aver scritto il pezzo, ero un po’ titubante sulla sua riuscita. L’evento che ho scelto poteva essere molto insidioso e portarsi dietro convinzioni, ideologie, posizioni anche contrastanti, che a loro volta, avrebbero potuto distogliere l’attenzione sul mio intento. E cioè creare uno sfondo eclatante per dare risalto ad un messaggio, secondo me, universale, ma che troppo spesso diamo per scontato. Il fatto di essere presenti su questo puntino di niente nell’universo sconfinato (il pianeta Terra), non è scontato. Però leggendo il tuo commento, e ti ringrazio nuovamente di questo, mi sono consolato. Grazie di 💗 A presto!
“«Allora… Non so perché, ma qualcosa mi dice che io quel giorno non mi sentirò troppo bene e tu dovrai venire qui a lavorare…»”
Il classico collega che vorresti eliminare appena entri in ufficio😂 👏
Ciao Tiziana!!! Grazie mille!!! Esatto 😂😂😂😂
8:46 settembre, New York…ahia!!
@FrancescoDP Brutta data lo so! Grazie mille per il tuo passaggio Francesco!