
Quei giorni
Talvolta ho proprio l’impressione di non trovare il momento, di girare a vuoto.
Sai, come in quei giorni strambi che partono pieni di entusiasmo, quei giorni dove ti fai un film dietro l’altro e dici “sì!, è il mio momento”, quei giorni che pare che perfino il vento, la luce del mattino e la calma della sera ti diano una mano a vedere tutto più bello.
Quei giorni in cui incontri una ragazza che non lo sai perché ti piace, perché come la guardi senti tanta aria che ti entra nei polmoni, aria fresca che un poco ti stordisce e un poco ti da forza.
Con quella sua voce che ti accarezza da incresparti la pelle, ma tu lo sai che non c’è freddo, perché il caldo te lo senti dentro e ti guardi intorno per essere sicuro che sei lì e non chissà dove.
La osservi con calma quella ragazza che ti sorride, che ti guarda con l’aria d’innocente stupore.
L’hai da poco incontrata ma sai che l’hai sempre conosciuta, sempre aspettata e ora è lì davanti a te che ti osserva, ti ascolta mentre cerchi di dire qualcosa di interessante e divertente che la colpisca che le parli di te.
E ti senti stupido in quel momento, le tue parole ti sembrano banali e sciocche, anzi ne sei certo, e cerchi di recuperare cambiando argomento, raccontando qualcosa di serio nel momento in cui tutti ridono, cioè, eri convinto di dire qualcosa di divertente ed invece ti rispondono come a un funerale e allora continui con la storia triste fino a che qualcuno ti dice di non pensare alle brutture perché non è il momento e bisogna stare allegri.
Non ne azzecchi una in quei giorni, eppure ci vuol poco, basta non pensarci ed essere spontaneo.
Una parola! Fosse così semplice stare sereni, trovare subito la risposta giusta a ogni domanda, a ogni perché. Certo che si trova quella giusta, quella pertinente, briosa e interessante, sì, peccato che venga sempre mezza mattina dopo il necessario.
Ma tu non ti arrendi, continui a parlarle, a farle domande e a darti risposte non richieste, non ti accorgi che è stanca e non ha voglia di rispondere, ma tu hai tanta aria fresca nei polmoni e tanta nebbia nel cervello e continui con le tue parole, con i film che ti fai nella testa, con le tue battute cretine.
Gliela leggi negli occhi la delusione che le procuri con la tua insistenza, con il tuo sguardo appiccicoso e il respiro pesante ma non ti arrendi.
Eppure ci vuol poco per capirlo che devi darle il tempo di riflettere, di rivedere te oltre le tue parole, oltre le banalità dette ma anche oltre quei piccoli dettagli e sfumature che per fortuna anche inconsciamente sei riuscito a trasmettere.
Si fa in fretta a dire di darle tempo, ma come si fa se hai aspettato una vita per incontrarla, come si fa se ogni mattino sereno con la sua luce ti ha detto che lei esisteva da qualche parte ed il vento beffardo nelle sere d’estate ti portato il suo profumo.
Che fregatura l’impazienza, non vedi l’ora di dirglielo che ti piace vederla, che ti piace sentirla che ti piace la sua presenza lì accanto a te, vicino da sentirne il profumo e tu lo sai che è come quello delle brezze di maggio e hai una voglia matta di prenderla per mano e camminare con lei, in silenzio, perché le parole sono troppo piccole per contenere i tuoi pensieri.
Intanto inizi a notare in lei alcuni segni di fastidio per qualche più o meno velato tuo complimento.
E sì, siccome non hai il coraggio di manifestarti apertamente hai scelto di dire senza dire, di parlarle per via indiretta del tuo modo di sognare, del tuo modo d’amare.
Lo senti, lo senti che ti stai scavando la fossa da solo, ma quando mai non dirle chiaramente ciò che senti per lei, al limite ti prendi un “no grazie, non mi interessa”. Invece, stai lì a parlarle sul vago quasi che ti riferissi ad un’altra donna, lontana, immaginaria.
Che ti vai a lamentare se poi lei ti parla come una sorella dandoti parole di conforto per questo tuo amore lontano e irrisolto. Ti senti uno sciocco, ecco cosa hai combinato, ora crede che tu stia soffrendo per un’altra.
Sai quelle giornate storte dove hai l’impressione che vada tutto di traverso e senti di esserci proprio caduto dentro in quelle giornate che non sai più dove andare a parare che ti sembra proprio d’aver toccato il fondo.
E allora che fai, tanto non hai più niente da perdere, prendi una penna e cominci a scrivere dei tuoi pensieri, li raccatti qua e la tra le tue ansie e le tue paure, tra le tue illusioni e i film che ti fai nella testa. Scrivi così senza pensarci, come viene, come sei tu con le tue debolezze ed i tuoi respiri pesanti con i sorrisi che vorresti dare ed i sogni da regalare e tutto ritrova il suo posto, tutto si ferma nel tempo dello scrivere.
La ragazza dello sguardo ora sta lì, sul foglio, sospesa nell’attimo del sorriso, nella magia dell’incontro e dei respiri profondi. Ora c’è tutto il tempo che si vuole per riflettere, per ascoltare e capire. Lei sta sulla pagina bianca in attesa che tu scelga le parole con cura una per una, che le conduca prese per mano alla sua presenza, poi le ascolta, le guarda, sorride e non risponde.
Poco importa, c’è tutto il tempo per capirsi, per conoscersi su un foglio di carta portato e ripreso dal vento
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Un lungo monologo piacevole nell’incipit, autoironico e a tratti poetico: “prenderla per mano per camminare con lei in silenzio, perché le parole sono troppo piccole per contenere i tuoi pensieri”.
Alcuni punti che calano di tono e un finale sul quale ho qualche dubbio: in che senso capirsi e conoscersi in un foglio di carta portato e ripreso dal vento?
Ciao Maria Luisa, nello scrivere (foglio di carta) abbiamo modo di approfondire e conoscere meglio i nostri pensieri, sogni e illusioni, ma in quanto tali, sono spesso soggetti ad una vita effimera (il soffio di un’idea che si mostra, ci conquista e poi si allontana). Nel foglio di carta, in fondo, parliamo con noi stessi e quei segni di penna, di battitura, sono i punti fermi che illusoriamente cerchiamo di dare ai nostri pensieri.
…ancora una volta mi sono incartato cercando di recuperare. 🤣
Ora é più chiaro, grazie Sergio.
Una bella storia, con quel pizzico di ironia, che in questo tipo di narrazioni, non guasta mai. Bravo
Grazie Tiziana. Sì, diciamo che quando provo a guardarmi dentro cerco di farlo tenendomi un passo discosto. Mi ci scappa da ridere meglio. 😊
“osse così semplice stare sereni, trovare subito la risposta giusta ad ogni domanda, ad ogni perché. Certo che si trova quella giusta, quella pertinente, briosa ed interessante, sì, peccato che venga sempre mezza mattina dopo il necessario.”
Conosco questa sensazione😂 😂
Sono uno specialista del dopo. 🤣🤣
Un bel racconto introspettivo sulle angosce di un uomo innamorato che purtroppo non sa esprimere a parole i suoi sentimenti. Scritto bene. Bravo. 🙂
Grazie Silvio, le tue parole mi dono di grande incoraggiamento.
Per me è stato un piacere. 🙂
“La ragazza dello sguardo ora sta lì, sul foglio, sospesa nell’attimo del sorriso, nella magia dell’incontro e dei respiri profondi. “
Questo passaggio mi è piaciuto molto. 👏 👏 👏
Stiamo tutti così, con la penna in mano, a tenere sospesi i nostri sogni.
Infatti. Buona serata. 🙂
“sì, peccato che venga sempre mezza mattina dopo il necessario.”
purtroppo accade sempre così. 🙂
Quasi un poema questo tuo lungo monologo che ho apprezzato particolarmente nella prima e nell’ultima parte. Trovo che la digressione centrale appesantisca una narrazione che invece è fluida e scorre come un flusso di coscienza. Forse un alleggerimento di questa parte renderebbe più sciolto il testo. Magari approfondendo l’inizio che, invece, è davvero piacevole e sa di quelle cose che accadono a tutti. Ma questa, è solo l’opinione di una lettrice.
Grazie Cristiana, pensavo di farla franca, invece mi hai beccato in pieno, anche nello scritto mi si ri ripropone pari pari la realtà. Con le mie righe parlo con il lettore, colgo il momento, inizialmente lo incuriosisco e lui mi ascolta con attenzione. Questa relazione mi prende, vorrei trasmettere tante cose, tanti pensieri, ma il voler strafare mi incarta e appesantisce. Mi pare proprio di vederlo mentre continua a leggere per inerzia, quasi stanco. Sento che lo sto perdendo. Reagisco, se qualcosa non va, se ha esaurito la sua energia va cambiata. E così cambio tutto, ambiente, personaggio e tema. Se son fortunato si riaccende nel lettore la scintilla dell’attenzione ed io colgo l’occasione per chiudere con un finale che allarga lo sguardo e mi salva per il rotto della cuffia.
Ti ringrazio molto per le tue osservazioni che ahimè, come un fortuito e piacevole incrocio dei nostri sguardi, confermano in pieno tutti i miei limiti narrativi. 😘
Non ero certamente stanca mentre proseguivo la lettura😅 al contrario. Arrivare alla fine è stato molto piacevole. Era solo un piccolo consiglio.