Quiete

Serie: Il violino al chiaro di luna


    STAGIONE 1

  • Episodio 1: Fuga
  • Episodio 2: Quiete
  • Episodio 3: Tempesta

NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Le note di un violino iniziano a dilagare nell'aria calda della notte e la giovane ragazza, in sella alla sua bicicletta rossa, inizia a seguirle per scoprire a chi appartengano.

Venni subito rapita da quella figura: alta e longilinea avvolta in una camicia bianca di lino e in un paio di pantaloni dello stesso tessuto e colore.

Il tutto, però, era in assoluto contrasto con il colore della zazzera di capelli scuri che aveva in testa e con la pelle olivastra di avambracci, mani e piedi che rimanevano nudi a contatto con il legno umido del molo.

Il ragazzo, perché si trattava di un ragazzo, era girato di schiena e teneva la testa inclinata, con lo sguardo rivolto verso il cielo mentre la sua mano destra era impegnata a tener ben saldo l’archetto che andava a strofinarsi con forza e decisione sulle corde spesse del violino.

Era una melodia allegra quella che stava suonando, un ritmo incalzante che mi fece venire in mente un ballo in maschera dell’ottocento.

Aveva qualcosa di familiare, ero sicura di averla già sentita, soprattutto per via dell’intramontabile passione per la musica classica di mia madre che fin da quando ero bambina aveva inondato la casa con dischi di Chopin, Mozart, Beethoven, Bach o Debussy.

Ma nonostante la mia infarinatura complessiva su quel genere musicale non riuscii comunque ad identificare né il titolo né il nome del compositore di quell’aria.

Sbuffai frustrata.

Non che in assenza di quelle preziose informazioni non potessi godermi a pieno la melodia, ma mi dava comunque fastidio non riuscire a dare un nome alle cose.

Il mio sospiro, però, fu più rumoroso del previsto perché non appena si diffuse nell’aria mischiandosi alle note prodotte da quello strumento, il musicista si interruppe bruscamente.

D’istinto mi portai le mani alla bocca per tapparmela ma così peggiorai solo la situazione perché la bici, sulla quale ancora mi trovavo, cadde a terra con un forte tonfo.

Il ragazzo non ci mise molto a seguire quel rumore improvviso e ben presto si accorse della mia presenza.

«Scusami io… non volevo disturbarti, ho solo sentito la melodia da lontano e ho deciso di seguirla, scusa davvero, ora me ne vado» balbettai imbarazzata mentre cercavo di tirar su la bici da terra. 

 

«Nessun disturbo, se vuoi puoi rimanere. Non mi dà fastidio avere un pubblico.»

La sua voce era calma e gentile, così come lo sguardo che mi rivolse pochi secondi dopo.

Non sembrava arrabbiato.

Sembrava calmo, quasi indifferente, come se non gli importasse realmente di avere un pubblico o meno ma anche come se la cosa non lo infastidisse affatto.

I suoi occhi erano dello stesso colore delle acque del lago, un blu scuro e profondo, gli conferivano un’aria piuttosto malinconica ma non trasmettevano alcun tipo di emozione in particolare.

Sembravano vuoti, completamente vuoti.

Così, anche se un po’ titubante, feci qualche passo in avanti uscendo del tutto allo scoperto.

Poggiai la bici ad un palo del molo e mi sedetti sull’asse di legno traballante più vicina a me.

Il ragazzo accennò un debole sorriso, ma solo con gli angoli delle labbra: gli occhi rimasero imperturbabili e non sorrisero neanche per un solo istante.

 

Poi incastonò la parte finale del violino tra il mento e la spalla e prese un bel respiro.

 

«Aspetta, prima di riprendere a suonare posso chiederti il nome del brano? Sono sicura di averlo già sentito ma non riesco a ricordare di chi sia…» chiesi improvvisamente sperando che non si pentisse delle sue parole e non mi cacciasse via.

 

Lui, però, rimase in silenzio con l’archetto fermo a mezz’aria, la sua espressione non mutò neanche questa volta.

Poi rispose con tono calmo:

«È la ‘Sonata al chiaro di luna’ di Beethoven. Il secondo movimento per essere precisi, l’Allegretto in Re bemolle maggiore.»

 

«Beethoven? Ma certo! Che stupida, come ho fatto a non riconoscerlo? È proprio uno dei musicisti preferiti di mia madre!»

«Tranquilla, non è così grave. Anzi, a dire il vero mi sorprende che tu lo conosca, sembri abbastanza giovane…e al giorno d’oggi gli altri ascoltano musica di tutt’altro genere.»

Il ragazzo pronunciò queste parole come se lui stesso fosse stato un anziano che aveva appena superato la settantina, quando invece doveva avere solo qualche anno in più di me.

«Ma comunque, è comprensibile che tu non l’abbia riconosciuto subito. Come già saprai questo nasce come un brano per pianoforte, non per violino e poi… il secondo movimento è quello che nessuno si ricorda mai. Troppo allegro e gioioso per un tipo malinconico come Ludwig.»

E aveva ragione, su entrambi gli aspetti.

Quella sonata era nata per essere eseguita da un pianoforte e l’arrangiamento per solo violino non si trovava così facilmente in giro.

Ma era vero anche il secondo punto: quando si parla della “Sonata al chiaro di luna” il pensiero collettivo è rivolto al primo movimento, il più triste e malinconico dei tre che danno vita all’opera e così la maggior parte delle persone tende a dimenticarsi dell’esistenza degli altri due, me compresa.

«Sai come ha definito Listz questo Allegretto?»

Scossi la testa.

A grandi linee conoscevo la storia che aveva ispirato il musicista a scrivere quello che poi sarebbe diventato uno dei più grandi capolavori della musica classica: la ragazza di cui si era innamorato, che era anche una sua allieva, gli aveva promesso amore eterno, come lui aveva fatto con lei, per poi cambiare idea all’ultimo minuto e tornare tra le braccia del suo promesso sposo.

È da qui che nasce il primo movimento della sonata, dalla disperazione per l’amore perduto.

 

Sapevo questo, ma non avevo idea di cosa ne pensasse Listz di quell’Allegretto ed ero terribilmente curiosa di scoprirlo.

«’Un fiore tra due abissi’. Ecco come lo definì. Come qualcosa di bello, di estremamente bello, ma effimero, che per un tempo limitato riesce a rimanere in equilibrio tra due voragini profonde, senza una fine, cariche di dolore e oscurità.»

Dopo queste parole tornò a suonare, spostando nuovamente lo sguardo malinconico verso la luna, come a volerla raggiungere a tutti i costi, forse per poterla vedere più da vicino.

Serie: Il violino al chiaro di luna


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. “Così, anche se un po’ titubante, feci qualche passo in avanti uscendo del tutto allo scoperto.”
    Un’immagine che mi è veramente piaciuta e che sembra risolvere la titubanza di lei. In questo episodio si sente la tua passione per la musica.

  2. Hai uno stile molto soave, per rimanere in tema musicale, capace di trasportare il lettore fino alla fine come se lo stessi accompagnando per mano.
    Mi piace molto la storia che stai creando e leggo questa serie sempre molto volentieri.