Ricordi dimenticati

Alcune cose vengono dimenticate, ma a volte questi ricordi riaffiorano, e quando succede, diventa impossibile dimenticarli di nuovo.

Stavo percorrendo le strade del corso, senza una meta o un obiettivo, camminavo e basta. Fu lì che una scena risvegliò un ricordo sepolto: una coppia di innamorati camminava davanti a me. Lei si era fermata per strofinarsi le mani. Il freddo invernale era arrivato all’improvviso, cogliendo tutti di sorpresa. Lui si voltò per cercarla e si accorse che al suo fianco non c’era più nessuno. Vedendola intenta in quel gesto, si avvicinò con calma, le prese una mano, con un’intimità che apparteneva solo a loro. Guidò quella mano dentro la sua tasca, come se potesse contenere entrambi. Non avrei mai immaginato che una tasca potesse ospitare due mani, unite nel calore.

Guardai tutta la scena. Loro, naturalmente, non notarono il mio sguardo; sarebbe stato impossibile, poiché gli innamorati vivono nel loro mondo, e tutto il resto è al di fuori. Guardai le mie mani, rosse per il freddo, mentre il vento pungente sembrava attraversare la pelle. Non sentivo realmente il freddo. Invece, una domanda iniziò a tormentarmi: quando era stata l’ultima volta che avevo tenuto qualcuno per mano?

A quel punto, i ricordi iniziarono a riemergere, uno dopo l’altro.

Adesso sono un bambino, stringo la mano di mia madre, per non perdermi nella vastità del mondo e nelle sue scoperte. E ora sono in classe, afferro la mano di un compagno su ordine della maestra. Non è un compagno qualsiasi, è un amico: ci siamo cercati e ci siamo scelti. Adesso sono un ragazzo, un bambino a cui devo badare mi afferra la mano per attraversare la strada, come se quel gesto ci potesse proteggere da ogni pericolo. Ora mi ritrovo su una scala, tengo la mano di una ragazza; intorno a noi tutto è nascosto nell’oscurità, rimane solo la fievole luce della luna. Ma sento che anch’io potrei essere inghiottito da quel buio, così mi avvicino a lei e la bacio. Ora sono accanto a un letto: distesa c’è la stessa ragazza. È malata, mi porge la sua mano, chiedendomi, con stanchezza e dolcezza, di tenerla fino a quando non si addormenterà.

Ora sono di nuovo sulla strada del corso, da dove era partito il mio viaggio nei ricordi, con lo sguardo ancora rivolto alla mia mano fredda. Penso a quel gesto che avevo dimenticato. È passato tanto tempo da quei momenti; ormai percorro una strada che posso attraversare solo io. Ma quanto sollievo proverei se ci fosse qualcuno al mio fianco, a camminare con me per un tratto di questo cammino, tenendomi per mano. Insieme, potremmo sconfiggere il freddo, e non perderci mai nel buio.

Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Un mondo che esplode in pochissime righe. Dalla mano della mamma, alla solitudine finale, senza recriminare e senza paura, ma senza con tanta dolcezza e coraggio. Mi hai commossa. Bellissimo.

  2. “Adesso sono un bambino, stringo la mano di mia madre, per non perdermi nella vastità del mondo e nelle sue scoperte”
    È veramente riuscito bene questo salto temporale che da un presente ‘freddo’ ci trasporta in un tempo dove invece il calore è dominante. In realtà, tutto il tuo racconto è ben riuscito. Un concentrato di emozioni e, direi, ben scritto.