
RICORDI E CILIEGIE
Vi è mai capitato di mangiare così tante ciliegie da avere il palato zuccheroso e felice?
Ebbene sì, se qualcuno le ha assaporate, converrà con me che aprire un cassetto dei ricordi fa venire in mente una simile esperienza e non ci si annoia mai.
C’è chi propone di eliminare i ricordi, chi di accantonarli, chi di perdonarli, chi di far finta di non averli, per mettersi il cuore in pace. Io ribadisco a chiare lettere che i ricordi, come le ciliegie, sono il nostro DNA: l’acido desossiribonucleico
riempie l’anima oltre che l’articolazione della bocca, tanto pare difficile da pronunciare.
Nulla è mai scontato e la vita ce lo insegna pian piano, a piccole dosi, per darci il tempo di espirare e poi fare nuovamente il pieno d’aria, in un’anticamera del cuore.
È come se ci attaccassimo continuamente bottoni, quando il vento ce li strappa per dispetto, dal paltò dell’anima: un po’ sfrangiato, un po’ malandato, ma solo e soltanto nostro. L’appartenenza a noi stessi è un qualcosa di meraviglioso da riconoscere e cui prestare attenzione: il tram tram di cui tanto si parla è la corsa frenetica verso un nostro punto di equilibrio, vale a dire, la cessazione di quel tormento esistenziale che ci porta a ripetere sempre boh e mai un’alternativa, quando non sappiamo quali pesci pigliare.
Dunque, ricapitolando: ricordi, ciliegie, vento, DNA, equilibrio.
Ci siamo mai posti la fatidica domanda: senza i ricordi cosa sarei?
Saremmo un paio di mani vuote e nulla da offrire, neppure a noi stessi.
Nessun gancio, nessun appiglio con le stelle, nessun filo rosso della memoria.
Ovvero, il nulla assoluto!
La nostra storia comincia dai ricordi: la prima foto scattata appena venuti al mondo, col volto ancora rossastro per la fatica di passare attraverso il bacino tra una spinta e l’altra.
Allora, non possiamo farne a meno, neanche se rendessimo la pellicola monocolore, il bianco e il nero vanno di moda come il ritorno al passato.
E, poi, i ricordi affiorano, come ninfee galleggianti che sanno di esserci e desiderano che anche noi lo sappiamo.
La cosa più importante è saper attendere: aspettare che piovano, dentro o fuori non importa, in modo da disporli esattamente come si presentano, col suono delle risate o col tonfo delle lacrime.
Stringiamoli forte e lasciamo che ci accompagnino, come un pacco sorpresa da aprire all’occasione, come un piccolo rito che un po’ ci spiega, mai come uno sbaglio. I ricordi non sbagliano, neppure quando ci strappano, e questa è la differenza fra il permettere agli altri di virgolettarci e la libertà.
Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Amore
Ciao Angela. Bella copertina. Come si fa a resistere alle ciliegie, belle, grosse e mature, anche quando non sono vere, ma solo un’ immagine virtuale.
Anche il titolo direi che appare abbastanza intrigante. Le tante riflessioni che compongono il racconto, non solo condivisibili ma anche, in qualche modo, dolci e rasserenanti come le ciliegie.
Un monologo interessante, tanta vita vissuta