Ridimensionare
Serie: La mia storia
- Episodio 1: Mio fratello
- Episodio 2: L’inizio
- Episodio 3: Silenziosamente
- Episodio 4: Amore e dolore
- Episodio 5: Ridimensionare
STAGIONE 1
Ti ricordi quando ti ho detto che amore e dolore sono inscindibili e che non esiste uno senza l’altro? Questa consapevolezza non l’ho raggiunta subito. Quando soffrivo non pensavo al fatto che un giorno, presto o tardi, quel dolore sarebbe stato utile. Pensavo solo a quanto stavo male e a quanto poco avessi apprezzato i momenti in cui, invece, stavo bene.
Quando la relazione di cui ti ho parlato si è conclusa, ricordo l’inizio di un periodo difficile, avevo appena 18 anni e sentivo che stavo perdendo tempo. Stavo perdendo tempo a soffrire. E così, mentre tutti i miei coetanei progettavano il loro futuro, io ero incatenata nella mia stanza. Ed ero io sia prigioniera che carceriera. Ricordo nitidamente che c’era una parte di me che mi diceva di alzarmi, di costringermi a uscire, a conoscere nuove persone. Ricordo anche che questa voce era così flebile che preferivo non ascoltarla.
Poi un giorno, dopo un anno, ho ricevuto un suo messaggio che recitava così: “Ehi, ciao! Da quanto tempo! Come stai?”
Ho letto il messaggio e ricordo che iniziarono a formicolarmi le mani, la classica sensazione che provo quando sento la necessità di scrivere qualcosa. Così ho preso un foglio e ho iniziato a scrivere. Voglio condividere con te ciò che ho scritto, perché ci tengo che tu possa leggere con i tuoi occhi e avere una visione chiara di ciò che ho provato in quel momento.
“Da quanto tempo? Un anno. Eppure non ti ho ancora dimenticato. Vedi, nella mia mente ci sono delle stanze. Tutto ciò che ho vissuto di importante lo custodisco lì dentro, anche tutto ciò che ho perso.
Quando mi chiedono di te, rispondo sempre allo stesso modo: “Mi ha lasciata tramite messaggi dopo due anni di relazione.” Ripeto esattamente questa frase, con queste esatte parole e sono proprio quelle giuste da dire: mi hai lasciato tramite messaggi, dopo due anni di relazione. Dovresti vedere le facce della gente a cui lo racconto. E so già cosa pensano, che questa storia non sia stata importante, perché, per finire tramite messaggi, significa che non era niente che valesse la pena nemmeno di uno sguardo. Eppure hai deciso tu la nostra fine. Non mi è nemmeno stata data la sacrosanta possibilità che abbiamo tutti nella vita e cioè di chiedere semplicemente perché. Perché l’hai fatto. E perché su quella sedia a dondolo non ci siamo più noi due che dondoliamo su e giù e sfidiamo la forza di gravità mano nella mano. Comunque anche questo è nella stanza dentro la mia testa. Vedi, più che una stanza appena entri hai un po’ la sensazione di essere dentro un labirinto, come all’Ikea: se segui le frecce ripercorri tutto dall’inizio alla fine. Puoi provare anche tu, non preoccuparti non ti farà male come la prima volta, perché nella mia testa a un certo punto c’è un’uscita di sicurezza e a volte la prendo anche io per evitare la nostra fine e ricominciare da capo. Altre volte, invece, provo a dormire e non ci riesco e allora percorro il cammino fino alla fine.
Mi sono chiesta tante volte se mi hai pensata da quel giorno in poi. Io ho avuto la sensazione che credo provino i cani quando vengono abbandonati in autostrada e continuano a correre dietro la macchina con il cuore che scoppia nel petto e la speranza che qualcuno torni indietro a riprenderli, mentre invece, i vecchi padroni fingono semplicemente di non aver mai avuto un cane. E forse anche tu ti sei convinto del fatto che io non sia mai esistita, eppure c’ero. C’eravamo. Non preoccuparti, tutte le domande a cui non hai mai risposto si trovano nel primo cassetto del comodino nella stanza che è dentro la mia testa. Non credo che te le farò. Non perché non ti abbia amato o perché non abbia curiosità di sapere come mai il giorno prima mi hai detto “Ti amo” e il giorno dopo mi hai lasciata con un messaggio. Semplicemente non mi interessa più. Non mi importano le spiegazioni. Hai sempre detto tante cose sbagliate ma anche tu sapevi bene che ne bastava una sola giusta per sistemare tutto, e mi si spezza il respiro al pensiero che so che sarebbe così anche adesso, anche dopo tutto questo tempo. La cosa che odio di più è che non riesco a odiarti in nessun modo. Non voglio le tue scuse, è tardi anche per quelle. Però adesso basta. Ho imparato la lezione. Ho imparato a svegliarmi la mattina e non trovare nessun tuo messaggio, a festeggiare il compleanno senza di te, a piangere e non per colpa tua, a ridere, a bere, a non sentire la tua mancanza. A mentire. A uscire controvoglia, a provare a stare con persone che non mi interessano solo per fingere di vedere i tuoi occhi negli occhi di un altro. Ho capito. Si vive senza di te. Ho imparato la lezione. Ma quando torni?”
Ecco a te quello che il mio cuore diceva quel giorno. E se è vero che ti ho mostrato ciò che ho scritto perché tengo alla tua opinione, l’ho fatto anche perché ricordo bene quella ragazza e la sua sofferenza. Perché non voglio che ciò che ha provato e ciò che ha attraversato venga dimenticato. Perché il bello della scrittura è che ti rende immortale. Quell’episodio è stato un primo approccio all’amore e di conseguenza al dolore, non sapevo che negli anni sarebbero successe così tante cose da avere la necessità di ridimensionare l’importanza di un cuore spezzato, anche perché, quando si parla di relazioni sappiamo tutti che prima o poi, il cuore, si rimargina. E nella vita, crescendo, spesso si deve fare i conti con cose più difficili. Ma non voglio che i pensieri di quella che ero vengano dimenticati e così voglio onorarli.
Ciò che hai letto è ciò che avrei voluto rispondere a lui, tutto ciò che sentivo. Solo che, per quanto fosse vero che desideravo con tutto il cuore che potessimo tornare a quelli che eravamo un anno prima, c’è stato un momento in cui ho deciso di smettere di immaginarci là dove non eravamo più. Dove non saremmo mai più stati e dove non potevamo più essere.
Non ho risposto in quel modo. Non ho mai trascritto nel cellulare ciò che, di getto, avevo scritto su quel foglio. In fondo lui mi chiedeva solo come stessi. Pensavo che non avesse senso riversare tutta la mia sofferenza su una persona che, in fondo, aveva solo preso una scelta.
Quindi ho preso il telefono e ho inviato “Ehi, ciao! Tutto bene, tu?”
Serie: La mia storia
- Episodio 1: Mio fratello
- Episodio 2: L’inizio
- Episodio 3: Silenziosamente
- Episodio 4: Amore e dolore
- Episodio 5: Ridimensionare
Una giusta scelta: non si apre il cuore ad un estraneo. Ha fatto la sua scelta.
*Ha fatto la sua scelta un anno prima (scusa, il gatto è passato sopra la tastiera ed inviato il messaggio prima che chiudessi…)
Fantastico, mi è piaciuto molto!