
Risveglio
Serie: Profondo Viola
- Episodio 1: Risveglio
- Episodio 2: Rivelazione
STAGIONE 1
Ripresi conoscenza sul freddo pavimento del mio studio. La testa mi scoppiava e un ronzio costante non cessava di infestare le mie orecchie. Ci misi qualche minuto a sedermi e a mettere a fuoco la stanza intorno a me: era tutto in ordine, fatta eccezione per la sedia rovesciata e la scatola di legno aperta al mio fianco.
La scatola. Era arrivata quella mattina, per posta. Sul pacco il mittente non era specificato e l’avevo momentaneamente abbandonata in un angolo della casa, troppo preso dalla stesura del mio nuovo romanzo. Dopo pranzo decisi di aprirla e fui incuriosito dal suo contenuto: una gemma viola, delle dimensioni di una noce, attaccata ad una catenina dorata. Cercai un biglietto o altro che indicasse chi me l’aveva spedita ma non trovai nulla. Guardai la gemma, allora: era stranamente lucente, sembrava emanasse una sorta di bagliore proprio, come se fosse dotata di un cuore pulsante. Come se fosse viva. La presi in mano per guardarla meglio: fu un errore. Subito una sorta di scarica elettrica partì dalla gemma e arrivò fino alla mia testa. Un dolore atroce pervase il mio corpo e lampi violacei si sprigionarono dalla pietra. Caddi per terra e svenni. E sognai.
Nel sogno ero in un cinema fatiscente, seduto in una poltrona. Tutto era buio intorno a me ma sentivo di non essere solo. Dopo un istante lo schermo del cinema si illuminava: vedevo un uomo, alto e imponente, brandire un massiccio machete mentre faceva a pezzi una ragazza. A ogni colpo del machete l’uomo rideva e mi accorgevo con orrore che la ragazza era viva mentre veniva massacrata. Dopo qualche secondo il colosso si bloccava e si voltava verso di me: il volto era squadrato e due occhi di un profondo viola scuro iniziavano a fissarmi. Alzava la mano e mi salutava con un movimento meccanico, come quei pupazzi dei luna park, mentre un terrificante sorriso si formava sul suo volto. Improvvisamente lo schermo diventava nero, io provavo ad alzarmi ma mi accorgevo d’essere bloccato alla poltrona da robuste corde. A quel punto la sentivo: una presenza alle mie spalle, accompagnata da una voce profonda e spaventosa che mi sussurrava nelle orecchie: «Ti è piaciuto il film?» mentre due robuste mani si posavano sulle mie spalle. E iniziavo a urlare.
Fu in quel momento che ripresi conoscenza. Qualche momento dopo entrò nella stanza Paola, mia moglie, allarmata dal rumore della mia caduta dalla sedia. «Che cosa succede?» chiese, spaventata. Le raccontai tutto, intimandole di non toccare il gioiello. Stupore e perplessità animavano i suoi occhi mentre lo fissava. «Ma andiamo, Giulio, mica può essere questo ciondolo la causa del tuo malore. E’ sicuramente colpa dello stress per il tuo nuovo romanzo» mi disse mentre afferrava la pietra dalla catenina e la chiudeva nella scatola. Pensieroso e un po’ preoccupato spostai lo sguardo dalla scatola al suo viso, cercando di mostrarmi più tranquillo di quanto fossi davvero.
«Ma sì, amore, è che è stato un dolore così forte, e un sogno così reale.» Lei mi strinse forte le mani e poi mi abbracciò. «Adesso devo andare: a proposito del libro, ho proprio appuntamento con l’editore.» le dissi, staccandomi da lei. «Ma quando torno cercherò di capire chi mi ha mandato questa pietra.»
Paola mi sorrise, quasi divertita. «Vedrai che è stato un errore delle poste. Comunque è di un bel colore, magari la teniamo. Il viola va con tutto, no?» mi chiese, ridendo. Abbozzai un sorriso nel prendere le chiavi dell’auto e mi diressi verso la mia vettura. Mentre facevo manovra per uscire dal vialetto Paola mi mandò un bacio con un gesto della mano per poi rientrare in casa: fu l’ultima volta che la vidi viva.
Durante il viaggio in auto non riuscii a scacciare i pensieri e a non pensare al recente incubo. Era stato ovviamente un sogno surreale ma ero convinto che ci fosse qualche elemento legato alla realtà e alla mia vita, ma non riuscivo a focalizzarlo. Su una cosa Paola aveva ragione: ero stressato, e il nervosismo aumentò nelle due ore in cui il mio editore mi parlò di scadenze, di ritardi e di tempistiche che non stavo rispettando. Ma non gli diedi molto peso, me ne andai urlando che in quegli anni avevo sempre portato a termine i miei lavori in tempo e con successo, altrimenti non mi sarei potuto permettere la villa in cui abitavo, e così avrei fatto anche quella volta. Me ne tornai alla macchina, diretto verso casa: volevo capirne di più sull’incubo e su quel ciondolo, se era collegato all’esperienza che avevo vissuto. E lo era, purtroppo.
Ritornato alla mia dimora tutte le luci erano spente: lo trovai anomalo, dato che era già sceso il buio. Parcheggiai e feci per entrare in casa quando mi paralizzai: la porta di ingresso era spalancata. Corsi nell’ingresso e chiamai mia moglie a gran voce, non trovandola in nessuna stanza. Fu al piano di sopra che mi bloccai e accesi la luce in camera da letto, riuscendo a trattenere un urlo solo perché fui scioccato da ciò che vidi: la testa di mia moglie pendeva dal lampadario, appesa con una corda. Gli occhi erano spalancati e la bocca aperta, la lingua penzolava di fuori come a mimare una orrenda boccaccia. Feci un passo e notai il resto del corpo: era sul letto, gambe e braccia spalancate a formare una disturbante x umana. Sullo specchio, scritta col sangue, una parola attirò la mia attenzione: “GRAZIE”. Uscii dalla stanza dopo qualche secondo, assalito da violenti tremori e conati di vomito. Riuscii a chiamare la polizia solo dopo alcuni minuti, e ciò che accadde dopo è confuso: l’arrivo dei poliziotti e del medico legale, le domande, i rilevamenti. Solo il momento in cui assieme alla polizia guardai le registrazioni delle telecamere è incredibilmente vivido nella mia memoria.
Nelle registrazioni esterne si vedeva un uomo massiccio arrivare alla villa, a piedi, nelle ore in cui io mi trovavo dal mio editore. L’uomo sfondò la porta di casa con una facilità che denotava una forza inaudita, per poi entrare e rimanere nella casa per un’ora circa. Poi uscì dalla villa ma prima di andarsene alzò gli occhi verso una delle telecamere: sorrise, e salutò con una mano. Meccanicamente. Era lo stesso uomo del mio incubo.
«Lo conosce?» mi chiese il commissario. Scossi con decisione la testa, evitando di menzionare il sogno di quella mattina: la situazione era già abbastanza assurda con mia moglie uccisa e fatta a pezzi in camera da letto. I poliziotti se ne andarono, promettendomi ovviamente di dare massima priorità al caso e di rifarsi vivi se ci fossero state novità o altre domande da farmi. Io andai nello studio, a pensare.
Quell’uomo lo avevo già visto, non solo nel mio sogno. Ero convinto di questo, ma non riuscivo a ricordare dove e quando: a giudicare dalla fisionomia sembrava russo o rumeno ma io non ero mai stato nell’Est Europa. Provato dalle emozioni della giornata mi assopii sulla sedia, ignaro del fatto che la risposta alle mie domande si trovava a pochi metri da me, nella mia libreria. Proprio vicino alla scatola con la pietra viola.
Serie: Profondo Viola
- Episodio 1: Risveglio
- Episodio 2: Rivelazione
Ciao Stefano, sono rimasta attaccata allo schermo fino all’ultima riga del tuo racconto. Hai messo nel piatto diversi misteri, domande che richiedono una risposta: la tensione è alta, proprio come piace a me. Scrivere un buon horror non è facile, si rischia di cadere nel banale: e tu non lo fai.
Micol, grazie!
Anche questo l’ho letto, ora ti dico
Ciao Stefano. Per prima cosa i miei più sentiti complimenti, molto ben descritto e fin dalle prime righe, mi sono subito immedisimato nella scena. Spero che la storia continua e non vedo l’ora di continuare a leggere la storia. Complimenti.
Grazie mille! Ho ultimato ieri sera seconda parte, invierò oggi per la pubblicazione 😉
Oddio!!!!😱Quella testa che pende dal lampadario di sicuro me la sogno stanotte😨 Comunque, è molto interessante il legame tra il sogno e la realtà, amo questo tipo di storie! Bravo🙂
Arianna, grazie mille.
A breve arriverà il seguito
Spaventoso e inquietante, mi è molto piaciuto questo inizio serie. Ottimo horror in cui ci aspettano avvenimenti degni del maestro americano. Non vedo l’ora!
Un episodio denso di eventi per essere il primo di una serie che si prospetta essere piuttosto interessante: la seguirò volentieri 😄
Ti ringrazio 😊
È il mio primo racconto diviso in episodi, sono lieto se vorrai vedere dove portano… 😉
Sono saltato sulla sedia