
Rivelazione
Serie: Profondo Viola
- Episodio 1: Risveglio
- Episodio 2: Rivelazione
STAGIONE 1
Organizzai il funerale di mia moglie e nei giorni successivi al suo brutale omicidio ricevetti diverse telefonate da parte del commissario ma tutte vane: del gigantesco assassino non vi era traccia.
Passarono un paio di settimane durante le quali mi sorpresi di quanto la mia mente fosse vivace e attiva, nonostante il trauma subìto. Addirittura sentii l’impulso irrefrenabile di completare il mio romanzo, cosa che feci a tempo di record, e abbozzai sul mio quaderno degli appunti una manciata di spunti per eventuali opere successive.
Attribuii quell’eruzione di creatività a una sorta di sfogo interiore: il mio cervello probabilmente stava reagendo in quel modo alla perdita di Paola.
Passavo giornate intere e notti insonni chino alla mia scrivania riempiendo pagine su pagine di bozze. Il mio stesso editore si preoccupò della mia sanità mentale, preoccupato del fatto che la mia esplosione di idee fosse sintomo di un principio di follia.
Ma non stavo diventando pazzo, e ne ebbi la conferma una di quelle notti. Mi trovavo in salotto, intento a sorseggiare un whisky durante una delle rare pause che mi concedevo. Lo sguardo mi cadde sulla scatolina di legno in cui la pietra viola era rimasta chiusa dal giorno della morte di mia moglie.
Da allora avevo pensato sempre meno a quell’oggetto, escludendo che fosse collegato a quanto era successo. Mi avvicinai alla libreria e aprii la piccola scatola: il monile viola era all’interno, privo di qualsiasi strano bagliore luminoso. Ero titubante: il mio svenimento e l’incubo che avevo vissuto probabilmente non avevano nulla a che fare con quel gioiello, ma dentro di me provavo una sensazione di paura all’idea di toccarlo nuovamente.
Lo afferrai, tenendolo in mano per qualche secondo: non accadde nulla. Mi diedi dell’idiota: c’era un assassino REALE là fuori, da qualche parte, e di certo la sua identità non era legata a qualcosa di magico o di soprannaturale. Stavo per rimetterlo a posto quando una luce viola si sprigionò da esso, illuminando tutta la stanza e costringendomi a chiudere gli occhi per qualche istante.
Quando li riaprii pensai d’essere sprofondato in un altro incubo: non ero più solo. Una creatura alta più di due metri era apparsa, la testa parzialmente coperta da un ampio cappuccio e il corpo celato da una lunga tunica nera. Il terrore si impadronì velocemente di me e stavo per fuggire quando la creatura si mosse, alzando verso la mia direzione l’artiglio animalesco che aveva per mano e intimandomi di restare fermo. Pietrificato dalla paura notai i suoi occhi, due puntini di un viola acceso all’interno del cappuccio che iniziarono a fissare la mia scrivania.
«Vedo che il mio piccolo regalo sta funzionando» disse l’essere con un tono di voce cavernoso e gutturale, indicando il mio quaderno degli appunti. «Ma impara a padroneggiare il mio dono con intelligenza, o andrai incontro a spiacevoli conseguenze.»
Non capivo a cosa si riferisse la bestia, ma avevo bisogno di risposte. «Quale dono? Parli della pietra?» chiesi, vincendo il panico che inizialmente mi aveva assalito.
La creatura puntò il suo sguardo verso di me, e scorsi la sua bocca: una fila di denti aguzzi si aprì in un ghigno pauroso. «La pietra viola, certo. Amplificherà la tua fantasia in modi per te sorprendenti, rendendoti ricco e famoso. Ma se perderai il controllo…» volse la testa verso una foto di Paola su uno scaffale «ne pagherai il prezzo.»
Un moto di rabbia mi assalì al pensiero che tutto questo avesse a che fare con la morte di mia moglie, e scagliai il ciondolo viola per terra. «Sei stato tu a uccidere Paola, bastardo?» esclamai, stringendo le mani a pugno.
L’essere non si mosse per alcuni secondi, restando in silenzio e fissando il monile che era rimasto intatto. Poi con uno scatto repentino mi fu addosso, afferrandomi per la gola con una mano e sollevandomi da terra senza sforzo. Avevo ora il suo volto a pochi centimetri: la testa sembrava quella di una lucertola o di un serpente, completamente glabra e disseminata di vene violacee.
«Stupido umano, porta rispetto a me e al mio potere!» sibilò il mostro, stringendomi il collo. Provai a liberarmi dalla stretta ma era come tentare di opporsi ad una morsa di cemento. «La risposta che cerchi è alle tue spalle. Io e te ci vedremo di nuovo, molto presto.» mormorò la creatura, sbattendomi con violenza contro la libreria.
Caddi sul pavimento e non mi mossi per alcuni minuti, intontito. Quando riuscii a rialzarmi ero di nuovo solo, e la pietra si trovava a pochi metri da me.
Mi sedetti sul divano e cercai di concentrarmi sulle parole della creatura. “La risposta è alle tue spalle”, aveva detto. Guardai gli scaffali: avevo romanzi e raccolte di racconti di vario genere, e naturalmente nello scaffale in alto conservavo quelli che avevo scritto io.
Fu un lampo, un ricordo che illuminò la mia mente molto più intensamente di come aveva fatto il gioiello viola poco prima. Mi alzai di scatto, con un balzò fui davanti alla libreria e afferrai uno dei miei primi lavori.
Era assurdo, completamente assurdo, ma la parete della razionalità era stata infranta diversi giorni prima e in quel momento lo stavo accettando definitivamente. Sfogliai il libro che avevo preso: era una graphic novel che avevo realizzato una ventina d’anni fa, la storia di un criminale russo che uccide sadicamente una serie di persone e viene inseguito da un ispettore della polizia.
Mentre febbrilmente giravo le pagine guardai la pietra, per un attimo, e pensai all’incubo. Al corpo di mia moglie fatto a pezzi. All’omicida, gigantesco.
E lo trovai. A pagina 12. L’assassino nella graphic novel ha appena fatto a pezzi una ragazza con un machete, e si volta verso l’ispettore, sogghignando.
Il cellulare squillò, facendomi trasalire. Era il commissario, mi comunicò che il sospettato dell’omicidio di mia moglie aveva ucciso di nuovo. Gli risposi che lo avrei ricontattato il giorno seguente, e lo salutai frettolosamente.
Fui incapace di dirgli che il gigantesco psicopatico, sadico e con una passione per le armi da taglio, si chiamava Nikolai Bogdanov. E lo avevo inventato io.
Serie: Profondo Viola
- Episodio 1: Risveglio
- Episodio 2: Rivelazione
Bellissima svolta! Il paranormale non stona, anzi. A quando il prossimo episodio? (spero presto, altrimenti inizio a scrivere un racconto nel quale ti alzerai alle tre di notte per farlo ;D)
Ahahah! Gli altri capitoli sono in lavorazione, assieme a un altro progetto più corposo 🙂
Lo spero, altrimenti vengo a farti visita in qualche incubo…
Letto! Leggo il seguente e poi ti dico come promesso
Molto coinvolgente… aspetto con piacere il continuo. Complimenti
Grazie mille Giglio!
Arriverà tra pochi giorni
Ho letto molto volentieri questo secondo episodio che segue benissimo la linea del precedente. Suspense e la giusta dose di macabro e sangue non mancano nemmeno qui. Sei riuscito ancora una volta a tenere la tensione alta e l’idea in sé mi pare molto buona e originale. Lo scrittore vittima dei personaggi che lui stesso crea, i nostri “mostri” che vengono fuori Una storia originale e che continuerò a seguire.
Cristiana, sono lieto ti stia piacendo.
A breve gli altri capitoli 😉