
Scaramuccia
Le motosiluranti fendevano le onde neanche fossero cavalli. A bordo, Ivan guardava il mare e pensava cosa sarebbe successo se quello fosse stato l’oceano Pacifico invece che quel piccolo mare ristretto.
Ma il Pacifico era dall’altra parte della Russia, lui era lì e non poteva protestare.
Con le mani appoggiate alla mitragliatrice, attese di vedere gli invasori.
Da pochi giorni era scoppiata la guerra e i tedeschi erano ormai dappertutto, solo che Ivan non li aveva ancora visti se non quando c’erano state le celebrazioni del primo maggio. In quell’occasione una delegazione germanica si era presentata a Mosca.
Neppure due mesi prima…
Ora tutto era cambiato.
«Eccoli. Compagni marinai, state pronti!» gridò il comandante.
Le motosiluranti si disposero per la battaglia, allora Ivan vide arrivare una serie di fregate con la svastica.
Attese un momento di troppo, Ivan, quando poi vide sgorgare perle di luce opaca dalle bocche delle fregate, si decise a fare fuoco.
Premette a intermittenza il grilletto e le pallottole perforarono l’aria finché non colpirono lo scafo di quell’imbarcazione.
A bordo della fregata, sotto il vessillo con la svastica, i marinai con i caratteristici elmetti correvano avanti e indietro, ma la maggioranza scatenava il fuoco in un continuo attacco o contrattacco che fosse.
Dopo che Ivan ebbe dilaniato un marinaio – l’aveva proprio tranciato in due! – si domandò il perché di tutto ciò. I tedeschi davano la colpa a loro, i sovietici ai fascisti di Germania, ma come ne sarebbero mai usciti se non si capiva di chi fosse la colpa?
Le motosiluranti con falce e martello tentarono una manovra: coordinati dagli ufficiali che sbraitavano alle radio, cercarono di circondare la flottiglia tedesca, ma invano.
Forse un’idea sarebbe stata isolare la fregata più debole e danneggiarla abbastanza fino a costringere il comandante a ritirarsi e così a erodere la flottiglia… ma sarebbe stata dura: una quindicina di motosiluranti dal basso tonnellaggio contro quei piccoli colossi – che non erano neppure corazzate oceaniche.
Ivan continuò con il suo lavoro. Duellò con i marinai tedeschi, ma poi si accorse che le motosiluranti stavano incominciando a mollare il campo.
«Torniamo a Riga!» stava urlando il comandante.
Prima che Ivan potesse opporsi, una raffica di mitragliatrice spezzò l’antenna radio della motosilurante e le comunicazioni si interruppero.
Rimasero tutti muti, inerti. Adesso non c’era più spazio per difendersi.
«Ho un’idea. Gettiamoci contro quella fregata!». Il comandante era un disperato, un folle… ma aveva ragione.
Ivan si tenne forte, mentre la motosilurante si dirigeva contro quella fregata. Le armi tedesche tentarono di bloccarla, ma era sempre più vicina, più vicina, troppo vicina…
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Come detto nel commento precedente, il male della guerra è che le colpe non sono mai da identificare univocamente e chi ci rimette è la popolazione. Questa volta lo scenario si è spostato in acqua, racconto efficace come sempre 😀
Grazie Micol!
“ma come ne sarebbero mai usciti se non si capiva di chi fosse la colpa?”
Il problema in quasi tutte le guerre è che la colpa è di tutti
Racconto interessante
Grazie Alexander!