Se fossi un girasole 

So che ci sei.


Anche se non ti vedo, so che sei qui, da qualche parte, nascosto tra la folla.

Non mi affanno a cercarti, non servirebbe a nulla. Se c’è una cosa che mi hai insegnato in questi ultimi anni è che non si può cercare una persona che non vuole essere trovata.

Ma ora non è il momento di pensare a te, così scuoto la testa decisa ed inizio a picchiettare con impazienza la penna sul bloc-notes che stringo tra le mani.

Sorrisi, domande, saluti e alcune chiacchiere di circostanza. Questo è ciò che devo aspettarmi dall’evento di questa sera per poter scrivere l’articolo in tempo e mandarlo in redazione il prima possibile. Niente di più e niente di meno.

Mi avvicino ad alcuni ospiti illustri, mi presento, sorrido, mostro il badge attaccato al collo ed intavolo una breve conversazione, poi mi allontano e ripeto il copione più e più volte fin quando non mi accorgo di avere la gola terribilmente secca. 

Decido di concedermi una breve pausa, così mi avvicino al tavolo del rinfresco dove chiedo un semplice bicchiere d’acqua naturale con ghiaccio. Una scelta che sicuramente stride con i litri di champagne che scorrono a fiumi tra gli invitati. Avrei potuto optare per una coca cola, un analcolico alla frutta, magari e invece no. Pura e semplice acqua. La sorseggio senza fretta scivolando pigramente contro una delle immense colonne bianche che adornano la sala quando, finalmente, ti vedo.

Da una parte mi sorprendo di me stessa, per non averti trovato prima. Dall’altra, però, mi sorprendo di te, per non esserti nascosto abbastanza bene questa volta.

Sei avvolto in un completo nero, semplice, anonimo, perfettamente in linea con il ruolo che ricopri.        

Al collo un badge simile al mio, ma coperto dalla tua fedele compagna di avventure. Sei concentrato, stai osservando qualcuno poco lontano attraverso l’obiettivo di quel bestione che tieni tra le mani. Lo abbassi, riguardi le foto appena scattate ma non soddisfatto lo riposizioni davanti al volto e ripeti l’azione più e più volte. Non riesco a trattenere un sorriso.      Mi piace vederti così, assorto nel tuo lavoro, con le rughe della fronte in rilievo e le sopracciglia vistosamente corrugate. Si vede che sei un perfezionista, uno che non si accontenta mai veramente di quello che fa. Tutto deve essere sempre impeccabile ai tuoi occhi, non è vero? Ma la perfezione non esiste e tu questo lo sai bene, non sei così ingenuo da credere il contrario. 

Ti volti di scatto, prima a destra e poi a sinistra. I tuoi movimenti sono precisi, calcolati, quasi chirurgici. Stai cercando qualcosa, o qualcuno, che non riesci a trovare. Inizi a camminare lungo il perimetro della sala, con una calma esasperante, ma continui a passare in rassegna tutti i volti dei presenti con aria inquisitoria. Chi stai cercando con tanta urgenza?

All’improvviso ti fermi, vicino ad un enorme vaso di felci. Nessuno ti nota. Nessuno fa caso a te. Sei solo un uomo nascosto dietro ad una macchina fotografica. Sei qui per questo, del resto, per fare il tuo lavoro, proprio come me. Ma sei invisibile, al contrario mio. Un fantasma felice di essere un fantasma. Ti invidio per questo, sai? Hai un potere inimmaginabile tra le mani. Una libertà che in pochi possono concedersi; in molti ne sarebbero dispiaciuti, ma tu no. 

Oh, certo che no. 

Tu sai ciò che sei e lo sfrutti a tuo favore, da sempre, in qualsiasi situazione. È un talento che in pochi possiedono, rendere la propria prigione un castello, la propria condanna una benedizione.

Ma si può sapere chi stai cercando? Non ti ho mai visto così agitato prima d’ora. Sempre che la tua si possa chiamare “agitazione”, data la costante maschera di impassibilità che indossi come fosse la migliore delle armature.

Scuoto di nuovo la testa per poi poggiare il bicchiere vuoto su un tavolino poco lontano. Non è affar mio. La tua ricerca spasmodica non deve interessarmi. Sfoglio distrattamente il bloc-notes per controllare con quante persone ancora io debba parlare prima di poter tornare finalmente a casa. 

Ma quando rialzo lo sguardo tu non sei più vicino al vaso di felci. Mi sono distratta solo un attimo ma tu, da bravo fantasma, te lo sei fatto bastare senza troppe cerimonie per sparire nel nulla. Mi sistemo nervosamente la borsetta sulla spalla, pronta a tornare in quel marasma di gente quando una macchia scura fa capolino dall’altro lato della colonna a cui ero appoggiata fino ad un attimo fa.             

Ed eccoti lì, con le braccia incrociate al petto, intento a fissarmi con quel tuo luccichio indecifrabile negli occhi. Anche io ti fisso per alcuni secondi, ma non dico niente. Del resto la mia mossa l’ho già fatta molto tempo fa, come tu hai fatto la tua. Così adesso non posso far altro che rimanere a guardarti. 

Non con odio, né con rabbia, disprezzo o tristezza. 

Non c’è niente, non c’è più niente qui. Alla fine mi decido a muovermi, l’incantesimo è durato fin troppo. 

Ti dò le spalle e me ne vado via, privandoti una volta per tutte del mio sguardo. 

Se fossi un girasole sarei già morta. 

No, se fossi un girasole non mi sarei mai voltata dall’altra parte. 

Ma non lo sono, come tu non sei il mio sole. Non più, almeno.

Ti ho cercata per tutta la sera ma solo alla fine sono riuscito a trovarti. 

Ed in quel breve istante, quando i nostri occhi si sono finalmente incontrati, ho cercato di catturare gelosamente ogni singolo dettaglio che potesse raccontarmi qualcosa di te.


Del resto è questo che faccio, catturo gli attimi, le cose, le persone. 

Ma sul tuo volto non c’era più niente. Non c’era felicità, né sorpresa, stupore o curiosità. Poi mi hai dato le spalle e te ne sei andata via, lasciandomi da solo, al freddo e al buio. 


Se fossi un girasole sarei già morto. 


Ma non lo sono, come tu non sarai mai il mio sole.

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Discussioni

  1. Ciao Sabrina! Approfondisco ora la tua scrittura. Questo è un testo denso, ricco di dettagli, gesti minimi che diventano fulcro di intuizioni, sotto la spinta illogica del sentimento. Il tempo della storia è quasi immobile, una serie di attimi dilatati, eppure il ritmo sembra rincorrere il frenetico punto di vista della protagonista. Uno stile che non si dimentica👏🏻🤗

  2. L’ amore, il sole, l’acqua pura e il girasole. Le foto e le parole, scritte come braccia che fanno le òle. Tutto bene oppure male, finché non passa quel che duole, quando si lascia ció che si vuole.
    Peró qui, anche grazie al tuo ben dir… non si resta sole.

  3. Intrigante è il gioco delle posizioni, con la figura retorica della sala che evoca i luoghi della vita, dei due personaggi, dove la protagonista è lei, è sua la voce e il pensiero, come pure la descrizione delle azioni di lui e, conseguentemente la scelta di seguirle o meno. Per questo motivo, mi è suonata un po’ strana la narrazione che alla fine cambia, spostandosi su di lui. O forse quella chiusa è piuttosto ancora un pensiero di lei, che s’immagina ciò che lui avrebbe detto…? Grazie per la lettura

    1. Ciao Piergiorgio, grazie a te per essere passato di qui! Ti confesso che inizialmente questo breve racconto doveva avere una struttura a specchio quasi simmetrica, con una prima parte dal punto di vista di lei ed una seconda, equa, dal punto di vista di lui. Ma così non è stato, quindi sì, teoricamente il finale è una breve controparte di lui ma praticamente è più come dici tu: è frutto dell’immaginazione del personaggio femminile 🌻

  4. Tra i tag che hai inserito leggo “nondetto”. Beh, secondo me questo rimane il fulcro di questo tuo piccolo, splendido testo: troppo spesso nella vita lasciamo che i nondetti dirottino le nostre decisioni e, talvolta, li lasciamo “piegare” le nostre emozioni indisturbati. Questo sembra sia successo ai due personaggi, che si cercano vicendevolmente eppure non possono incontrarsi.
    I tuoi testi trattano le emozioni con una sensibilità in cui raramente mi imbatto, e riprendendo il tuo ultimo commento, spesso non corrispondono con le mie letture abituali, ma è proprio per questo che li leggo sempre con piacere e con un certo “spirito di novità”, per così dire, che puntualmente trova sempre un riscontro positivo 🙂 peccato solo che tu non pubblichi tre librick a settimana! 😁

    1. Ti ringrazio Gabriele🙂‍↕️ spirito di novità reciprocamente condiviso e soddisfatto.
      Spero effettivamente di partorire più racconti in futuro ma anche di recuperarne altrettanti qui e ovviamente di tornare a leggerti presto ✨

  5. “Se fossi un girasole sarei già morta. “
    Stupenda questa frase, piazzata lì dal nulla (apparentemente) ma di una potenza ed efficacia rara: lascia benissimo intendere al lettore che il personaggio con l’abito nero, chiunque egli sia, ricopre la stessa importanza che ha il sole per un girasole.

  6. Davvero bello: mi hai preso dalla prima riga. Lei è viva nei dettagli (badge, acqua, colonna), piena di gesti veri, e il fotografo “fantasma” è un’idea forte che funziona benissimo. Il gioco di sguardi regge, e il cambio di voce finale chiude alla grande. La metafora del girasole è semplice e spietata: niente melodramma, un addio maturo che fa più male proprio perché trattenuto. Scrittura pulita, atmosfera elegante. Brava! Brava! Brava!

  7. Ciao Sabrina. Del tuo testo ho apprezzato la costruzione atmosferica. La voce narrante riesce a restituire con precisione il senso di sospensione e distanza emotiva tra i due protagonisti. L’uso delle descrizioni e dei gesti minimi funziona perfettamente per dare ritmo e concretezza alla scena, senza bisogno di spiegazioni esplicite.
    Mi piace anche la scelta di alternare le due prospettive nel finale perché crea una chiusura circolare e malinconica.
    Da un punto di vista stilistico, segnalerei solo un piccolo margine di miglioramento nella ripetizione del motivo del girasole. Si tratta di un’immagine molto efficace, ma riproposta in modo quasi identico rischia di attenuare l’impatto emotivo dell’ultima frase. Una lieve variazione o un’inversione di senso tra i due punti di vista potrebbe renderla ancora più incisiva. Per il resto, la scrittura è solida, fluida e visivamente potente.

    1. Ciao Cristiana, ti ringrazio come sempre per l’attenzione e la cura con cui leggi i miei testi. Hai perfettamente ragione per quanto riguarda il finale: il mio obiettivo iniziale era quello di creare una struttura a specchio, dunque la scelta di utilizzare la stessa costruzione della frase o la stessa identica frase era effettivamente voluta. Ma mi rendo conto ora che così possa essere “troppo” con il rischio, come dici tu, di rendere meno incisiva la frase finale di lui.
      Quindi faccio assolutamente tesoro delle tue osservazioni e ti ringrazio ancora! 🌻

  8. Bella questa visione speculare, quasi identica, dei pensieri di due persone che hanno avuto un percorso in comune del quale, giustamente, nulla ci è dato sapere. E allora immagino, ed è quello che tu richiedi a me lettore, e non riesco a vedere una chiusura netta, piuttosto una sospensione in attesa di sviluppi. Entrambi si cercano, è innegabile, ed entrambi negano interesse… per consapevolezza di una storia finita? Per orgoglio? Per gioco di ruoli? Comunque sia, ho apprezzato. Grazie Sabrina.

    1. Intanto ti ringrazio Giuseppe per la lettura e il commento.
      Il passato tra i due personaggi è volutamente ambiguo, come dici tu, per lasciare che il lettore colmi il vuoto come meglio crede.
      Ci si può vedere una storia d’amore ormai finita, un’amicizia, un rapporto indefinito ma più complicato… Insomma, quello che si vuole!

      Da autrice, però, posso dire come l’ho pensata io: non c’è mai stato nulla tra i due protagonisti. Solo sguardi e sentimenti non corrisposti (da parte di lei), o forse corrisposti ma troppo tardi?
      Chi lo sa!

  9. “Se c’è una cosa che mi hai insegnato in questi ultimi anni è che non si può cercare una persona che non vuole essere trovata.”
    Potente in tutta la sua semplicità.
    Vera in tutta la sua profondità.