Sedici o cento?

Serie: I guerrieri della luce


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Otto ragazzi si sono svegliati in piena notte; i loro ciondoli iniziarono a brillare.

Le giornate in cui morire sono uggiose, tristi, cupe, buie. Come se la natura già sapesse, che qualcosa di infausto stia per avvenire.
Quel giorno, invece, splendeva il sole.
L’ultimo mago originario stava raccogliendo delle erbe in perfetta sintonia con la natura. Sarebbe stato il prossimo e ultimo obiettivo, ne era consapevole. A tal proposito cercava di lasciare quanta più conoscenza alla sua apprendista. Gli altri tre novizi lo raggiunsero dagli altri Continenti.
Per loro fortuna il giovane deicida non aveva nessun interesse a porre fine alla loro vita. Tuttavia, Magia andava preservata, difesa e il giovane ribelle fermato.
«Sa benissimo, Maestro, che non deve stare da solo.»
«Chi è il maestro tra noi cinque?»
«Uniti riusciremo a sconfiggerlo, Maestro. Non volevamo mancarle di rispetto.»
«Non è il rispetto che cerco, bensì la vostra comprensione. Il risorto dai morti  vuole eliminare gli Originari, i primi venuti a contatto, nel continente del Nord, con Magia. Che ben venga, povero stolto! Non eliminerà la magia di questo mondo con l’omicidio, perché voi, miei giovani allievi, continuerete a lottare per Lei. Verrà la fine dei giorni del dominatore di tornado ma è ancora, ahimé, lontana.»
Dando una pacca sulle spalle ai praticanti più vicini, l’uomo iniziò a camminare lungo il sentiero di foglie in direzione della sua dimora. Raggiunto il confine del bosco qualcosa si frappose tra il sole e la terra. L’ultimo mago originario, e i suoi quattro apprendisti, alzarono lo sguardo verso il cielo riparando gli occhi con una mano. Nonostante la protezione, la luce era forte e accecante. Si sentì un battito d’ali. L’aria fu spostata e accarezzò i volti dei presenti. Le foglie scricchiolarono. Un altro battito d’ali, il tappeto di fogliame si scompose. 
Il mago e i suoi apprendisti aprirono gli occhi. Gli occhi sgranati, le bocche aperte in modo grottesco. Davanti a loro un giovane uomo: carnagione a chiazze bianche e olivastre, era affetto da vitiligine; capo rasato ai lati e sulla nuca, folta cresta dai capelli verdi al centro. Una cicatrice rossa longitudinale sulla fronte da una tempia all’altra. Iride grigia, labbra sottili, sardoniche. Viso glabro. Indossava una tunica color porpora, con finiture dorate, dalle maniche larghe. Dal colletto a forma di V si intravedeva un cheloide che partiva dalla giunzione delle clavicole e scendeva verso il torace. Da sotto la tunica uscivano pantaloni neri. Ai piedi indossava degli zoccoli in legno. Il giovane deicida allargò le braccia. Alle sue spalle si aprirono due ali bianche e candide, in netto contrasto con la sua espressione torva.
«Non sei il benvenuto!» I quattro apprendisti si posizionarono davanti l’ultimo mago originario.
«Spostatevi, miei valorosi allievi. Il giorno è ormai giunto.»
«Maestro…»
«Andate ho detto! Nessuna contraddizione! Prendete queste.»
La sua apprendista raccolse dalle mani del mago una lastra trasparente, una moneta metallica e una cartapecora. Lo guardò per un istante.
«Tu sai» le disse il suo Maestro.
I novizi generarono un portale magico e si dileguarono.
«Adesso a noi» l’Originario puntò il suo pastorale verso l’avversario. Il risorto dai morti con un balzo lo raggiunse, lo colpì violento. Il bastone del mago roteò in aria due volte. Tanto bastò per porre fine alla sua vita. Il legno cadde sul cadavere caldo dell’ultimo Originario. 
La sua forza vitale svanì. Tutti, nel mondo, percepirono il vuoto di magia venutosi a creare. Come attratti da una forza invisibile, i maghi iniziarono il loro pellegrinaggio verso il Pozzo, nel Continente del Nord. Lì avrebbero trovato, ignari di tutto, i quattro apprendisti, che nel frattempo discutevano sul da farsi.
«Dobbiamo leggere la pergamena del tuo maestro, il prima possibile.»
«Prima dovremmo trovare un posto sicuro.»
«Questo è il posto più sicuro che io conosca, me lo ha detto il mio maestro.»
«Molti maghi si stanno avvicinando. Lo avverto.»
«Leggo la lettera, fate silenzio: se state leggendo queste parole vuol dire che il giorno, il mio giorno, è arrivato. Spero di avervi istruito per bene e lasciato un ottimo ricordo. I tempi sono bui. Il mio giovane omicida, ormai, è inarrestabile. Il substrato magico traballa, da diverso tempo si parla della creazione di un Consiglio della magia. Non sottostate a ciò! Magia, quella vera, l’unica, quella che ha investito me e altri tre Forgiatori illuminandoci, aprendo le nostre menti e donandoci l’immortalità, ripudia questa unione. L’unica a decidere le sue sorti e quelle del mondo magico è solo Lei. Vi ho lasciato una lastra di vetro, modellate otto piccoli cubi. Ognuno di esso sarà legato a un laccetto di cuoio nero. Date loro un colore differente e donate i ciondoli ai primi otto nati nella notte della mia morte. Poi pronunciate le seguenti parole: in nomine Magia tibi benedico protectorem mundi et te nominem bellatorem lucis. Bacerete il ciondolo, glielo cingerete al collo e li trasporterete in un nuovo mondo. Lì resteranno per cento anni, cresceranno forti e valorosi. Una tempesta risveglierà i loro ciondoli, allora sarà il momento del loro ritorno a casa. Sciogliete il resto della lastra, immergete la moneta e spezzatela in quattro. Un pezzo per ognuno di voi. Quando si illuminerà saprete che sarà il momento di andare a recuperare i Guerrieri della luce.»
I quattro apprendisti eseguirono le prime volontà dell’ultimo Originario e attesero che si facesse notte, concentrati sul numero di vite presenti nel mondo. Era molto difficile, ci voleva estrema concentrazione. Attenzione che iniziò a venire meno con l’arrivo dei primi maghi presso il Pozzo. Molti borbottavano, non era una sorpresa per loro averli trovati lì. I quattro erano la seconda generazione di Originari, andavano fermati subito, prima che potessero tramandare le idee dei loro precettori.
«Non siamo qui per discutere. Abbiamo una missione da seguire», la ragazza apprendista dell’ultimo originario sventolò la pergamena, «le volontà del mio maestro sono ben chiare e noi intendiamo portarle a compimento. Non intralciateci, solo questo chiediamo.»
«Nessun intralcio, appunto. Noi chiediamo collaborazione. Come voi» quello che sembrava il portavoce degli altri maghi allargò le braccia e sorrise.
«Sono felice di sentirvelo dire.»
«Condividete dunque i segreti dei vostri Maestri con noi, fissiamo delle regole, creiamo il Consiglio della magia.»
«Questo ci è stato vietato! Non è mai stato preso in considerazione né tantomeno accadrà adesso.»
«Ve ne faremo pentire, arroganti mocciosi! Questa sarà una notte buia» qualcuno dalle retrovie lanciò un paio di anatemi.
I quattro, ormai ex-apprendisti, furono lesti a creare una barriera difensiva. Con un portale tornarono all’abitazione dell’ultimo maestro. Gli diedero una degna sepoltura. Chiusero gli occhi e ripresero la meditazione.
Le tenebre avvolsero la casa, la foresta, il continente intero. Il silenzio era il padrone indiscusso. Un primo vagito, poi un secondo, un terzo e via di seguito fino all’ottavo.
I prescelti succhiavano i loro ciucci all’interno delle ceste. Il portale dimensionale creato dall’unione delle magie dei quattro sfavillava davanti i neonati, ignari viaggiatori extradimensionali.  
Il viaggio durò quanto uno schiocco di dita. Le ceste furono adagiate davanti una costruzione che riportava la dicitura: ORFANOTROFIO.
Sedici anni dopo quella notte, una tempesta colorò i ciondoli dei Guerrieri della luce. Il quarto di moneta di ogni mago vibrò e si colorò.

Quella che era stata l’apprendista dell’ultimo originario uscì dalla sua capanna, guardò il cielo, sorrise e pensò “Finalmente è giunta l’ora”

Serie: I guerrieri della luce


Avete messo Mi Piace5 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. Forse ci vorrebbe un po’ di caratterizzazione in più dei personaggi, i quattro apprendisti non hanno un carattere, capisco la difficoltà di rendere un mondo magico e complesso in poche parole ma hai impiegato dieci righe a descrivere per filo e per segno l’aspetto fisico del nemico, mentre i nostri eroi restano nudi e piatti, anche il luogo e le dinamiche magiche andrebbero approfondite o almeno abbozzate per capire meglio gli eventi, comunque grande fantasia.

    1. Sì, hai ragione, infatti ho stoppato la scrittura della serie perché non mi piaceva come la stavo scrivendo e rischiavo di dilungarmi troppo con la presentazione del resto dei veri protagonisti, questo episodio doveva essere più un contorno, ma evidentemente non sono stato in grado di rendere l’idea

  2. Il Risorto dai Morti contro gli Originari. Un rito di passaggio (dal buio della condizione mortale alla luce di Forgiatori della Magia). Si riattiva la catena delle memorie degli Originari. Sono in ascolto e aspetto altre storie. Un saluto.

  3. Che dire, pronti via e succedono già subito un sacco di cose! Ritmo alto, azione tanta, il racconto “si legge da solo”. E mi è molto piaciuto il rituale descritto nella pergamena dal mago Originario. Forse è un po’ troppo dettagliato, ok, ma da giocatore di ruolo oltre che lettore fantasy, queste trovate mi piacciono un sacco

    1. Dopo il tuo commento l’ho riletto, e credo che avrei potuto togliere massimo due cosine dalla descrizione della pergamena, magari per stendere un velo di mistero.
      Comunque Sergione stai sintonizzato che sta per arrivare il seguito! A presto 🙂