Segnalino secrezione

Serie: Nemesis


Scout si è svegliata per prima

Sentii un rumore che sembrava provenire dalla cabina di pilotaggio, come se qualcuno stesse trascinando qualcosa di pesante sul pavimento, facendolo sbattere di tanto in tanto contro le pareti. Rimasi in silenzio ad ascoltare, stringendo tra le mani il mio Rifle. In effetti, mi accorsi che quel rumore proveniva anche dal corridoio alla mia sinistra. Ok, non farti prendere dal panico, pensai.

Intanto, alle mie spalle, si stava avvicinando lentamente qualcuno. Prima ancora di voltarmi, riconobbi la voce del capitano: «Metti l’arma per terra, poi voltati con le mani ben in vista, sono stato chiaro?»

Obbedii e, dopo essermi voltata, mi trovai davanti quell’omaccione di un metro e novanta, con la barba decisamente troppo lunga, i capelli arruffati e l’arma puntata verso di me.

«Si può sapere che cazzo hai fatto? Sei forse impazzita? Non muovere un muscolo o sparo, ti avverto.»

«Non ho fatto niente.»

Osservando l’espressione sconvolta dei suoi occhi, capii immediatamente a cosa si riferisse.

«Pensi davvero che avrei potuto ucciderlo? Perché mai lo avrei fatto? E poi, hai visto bene quella ferita al ventre? Mi credi capace di questo?»

Continuò a puntarmi contro l’arma, ma notai un rilassamento sul suo viso.

«Allora chi è stato?»

«Stavo giusto cercando di scoprirlo.»

Sospirò e si avvicinò a me, smettendo finalmente di minacciarmi.

«D’accordo. Io devo immediatamente assicurarmi che non ci siano guasti ai motori: la priorità adesso è tornare a casa tutti interi. Tu continua ad ispezionare la zona, controlla tutte le camere. Il tuo fucile è carico?»

«Sì»

«Bene. Ascolta, non volevo…Cioè, non intendevo»

«È tutto ok.»

Accennò un sorriso e mi diede una pacca sulla spalla (la massima dimostrazione d’affetto che ci si possa aspettare da un tipo come lui), poi andò via e rimasi nuovamente sola.

Imboccai il corridoio a sinistra e raggiunsi la camera successiva.

La porta era aperta, ma l’interno era completamente buio, quindi entrai con prudenza, facendo attenzione a non urtare niente. Mi aiutai con le mani, tastando la parete prima di ogni passo.

Giusto il tempo di percorrere circa due metri, immersa nella penombra (riuscivo a vedere, infatti, solo ciò che si trovava davanti alle porte, grazie alla debole luce proveniente dai corridoi), ebbi nuovamente la bizzarra visione dell’enorme dado nero: volteggiò per qualche secondo, poi si fermò sul pavimento, mostrando il numero due. Infine, scomparve.

Quasi simultaneamente alla scomparsa del dado, sentii un forte rumore provenire dal corridoio in fondo a sinistra.

Stavolta il rumore era simile a qualcosa di metallico, come se qualcuno avesse trascinato un pesante rastrello, graffiando il pavimento.

Non riuscivo a capire: perché quelle visioni? E da dove provenivano quei rumori?

Ma presto, un altro problema pretese la mia attenzione: proseguendo a tentoni nel buio, la mia mano toccò qualcosa di molliccio e appiccicoso, come gel per capelli. Mi innervosii e accelerai il passo, quindi urtai contro un mobile e caddi per terra.

A questo punto, la situazione andrebbe valutata considerando due aspetti: uno positivo e uno negativo. Quello positivo è che se fossi caduta sul nudo pavimento, mi sarei fatta molto male; quello negativo è che, nonostante la sostanza schifosa avesse attutito il colpo, rimaneva comunque una sostanza schifosa e io mi ci immersi completamente.

Sprofondai in quei quaranta centimetri circa di gelatina maleodorante, dimenandomi come una tartaruga capovolta, ma non riuscendo a rimettermi in piedi.

Nel frattempo, avevo “gel” ovunque: sugli occhi, dentro il naso, tra i capelli.

Quando riuscii finalmente ad alzarmi, mi affrettai ad uscire dalla camera. Una volta in corridoio, osservai le mie mani grondanti di una melma verdastra e trattenni a stento un conato di vomito.

Insomma, una cosa del genere avrebbe fatto uscire di testa chiunque. E poi non si trattava solo della sgradevole sensazione: quella sostanza avrebbe potuto contenere chissà quanti batteri, avrebbe potuto persino uccidermi.

Avevo bisogno urgentemente di una doccia.

Serie: Nemesis


Avete messo Mi Piace6 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. “Sprofondai in quei quaranta centimetri circa di gelatina maleodorante, dimenandomi come una tartaruga capovolta, ma non riuscendo a rimettermi in piedi.”
    Sento una vena vagamente umoristica in questa frase e in altri punti di questo episodio che rendono la storia, a tratti, quasi comica, nonostante il morto e l’atmosfera di un fantasy noir.

    1. Sì, è un gioco un po’ complesso: ogni personaggio ha una missione segreta che sarà rivelata solo alla fine. Io stessa sto ancora imparando, è difficile ricordare tutte le regole.

  2. Ancora tanti misteri. Mi piace davvero questo nuova serie, la trama e lo stile di narrazione: più diretto e crudo. Ci sta benissimo in una storia come questa. Ti stai muovendo nella direzione giusta 👍 😘

  3. Se nel primo episodio mi rendevo conto della doppia dimensione gioco-realtà, ammetto che qui me ne sono completamente dimenticata. Le due realtà si sono fuse alla perfezione e tutto è così reale che pare davvero di esserci dentro. Un brano, è sempre bene sottolinearlo in questi casi, scritto benissimo.

  4. “A questo punto, la situazione andrebbe valutata considerando due aspetti: uno positivo e uno negativo”
    Molto interessante questo passaggio: un modo per proporre un punto di vista diverso per un attimo, tirare su la testa come per prendere fiato, per poi ributtarsi dentro (anche fisicamente…) Continuerò a leggere.

  5. Questa storia mi ha talmente presa da andarmi a informare su questo gioco che non conoscevo…per la fine della serie mi riprometto di imparare a giocarci! Mi piace tantissimo l’atmosfera immersiva che riesci a creare, la sensazione che si ha leggendo è di muoversi nelle stanze insieme alla protagonista. Davvero brava!

  6. “Sprofondai in quei quaranta centimetri circa di gelatina maleodorante, dimenandomi come una tartaruga capovolta”
    Questo passaggio è dannatamente efficace, ma mi ha fatto anche ridere 😂

  7. Ciao Arianna, continuiamo la partita!
    Mi sono piaciuti molto sia i dialoghi, che ho trovato realistici e spontanei, sia tutto il comparto sensoriale che hai usato nell’esplorazione della stanza. Anche il paragone con il gel per capelli.
    Per come sono fatto io sarei andato nel panico assoluto al pensiero di possibili batteri che mi si sono infilati dentro naso e bocca tramite una gelatina aliena ahahah
    Penso che hai dosato bene anche la presenza dell’elemento gioco con il dado, creando subito un diversivo che è sia funzionale all’effettivo procedere del gioco, sia al protagonista che così non ha tempo di rimuginare su quella che tutt’ora crede un’allucinazione post-risveglio.
    Forse l’unica cosa che può stonare un po’ è che, data la situazione, il comportamento dei due personaggi di questo racconto nella realtà sarebbe sarebbe stato diverso da quello della partita e avrebbero continuato sicurmente in coppia invece di dividersi nuovamente.
    Complimenti, aspetto con ansia il prossimo round!

    1. Ciao Marco, grazie mille 🙂 per quanto riguarda i batteri, sarei impazzita anch’io 😅 Per il discorso dei personaggi, ho voluto ricreare le dinamiche del gioco da tavolo: hai perfettamente ragione, nella vita reale avrebbero continuato insieme ad ispezionare le stanze, ma il capitano aveva una sua personale missione, cioè quella di controllare i motori e la rotta della nave. Spero non stoni troppo🙈😅