SIMORGH/Azadeh

Serie: Simorgh


Storia di Azadeh, insegnante a Gaza, e dei suoi 29 studenti

Il poema persiano che parla della Simurgh è Mantiq ut-Tayr, 

noto anche come “La conferenza degli uccelli”, 

è stato scritto dal poeta sufi Fariduddin Attar nel XII secolo. 

Questo poema epico narra la storia di un gruppo di uccelli 

che intraprendono un viaggio alla ricerca del loro re, il Simurgh, 

una creatura mitica che incarna la saggezza e la perfezione spirituale. 


Fereydun detto Feri era stato un ragazzo iraniano di buona famiglia. Durante  il regno dell’ultimo Shah, Mohammad Rezā, gli era stata offerta la possibilità di studiare all’estero insieme a molti altri coetanei, e lui aveva scelto di laurearsi in Architettura a Venezia. Il giorno dopo la discussione della tesi, era tornato a Tehrān, per combattere agli ordini dell’Ayatollah Khomeinī contro il tiranno servitore degli americani.  

Il 7 ottobre del 2023 sua figlia Azadeh ha compiuto ventun’anni: dopo essersi laureata in pedagogia, con laurea magistrale, aveva trovato in fretta un lavoro e proprio quello che sognava: avrebbe insegnato lingua e cultura iranica nella Università Islamica di Gaza, uno dei dodici Atenei che operano nei Territori. 

Partenza prevista martedì 15 ottobre, tra otto giorni: il tempo per fare il giro a salutare i parenti e per trascorrere il fine settimana con Amir, il suo principe che sa di non poterla trattenere e si prepara ad aspettarla. 

Il giorno del compleanno l’ha tenuto per sé, per salutare tutto ciò che lascerà indietro, ha intenzione di viaggiare solo con una piccola valigia per i libri e un cambio d’abito. Poi diventerà una palestinese, o meglio una gazawī e si vestirà come loro. Peró, accidenti, non bisogna dimenticare i libri, sai che figura un’insegnante che si presenta senza libri. Meglio sbrigarsi a sceglierli. Se il telefono smettesse di suonare…

«Azadeh jun, hai sentito?» La voce di sua sorella è particolarmente stridula.

«Cosa dovrei avere sentito, Mimì?» 

«Hamas…Gaza…Israele…»

«Per piacere calmati ed esprimiti con frasi complete!»

«Sì hai ragione, hai ragione. Ascolta. Questa mattina, appena dopo l’alba ha detto il notiziario, Hamas ha lanciato un attacco a sorpresa contro Israele. Sono entrati in territorio israeliano con razzi e uomini, hai capito? Si parla di più di milleduecento morti. Poi sono stati rapiti più di 200 israeliani.  E adesso Israele ha dichiarato guerra in risposta all’attacco.»

«Questo è un problema serio. Grazie per avere chiamato, sorellina, ora chiudi che devo chiamare subito Amir. Tu avverti papà e mamma, per favore.»

«Va bene, ma tu? Non parti più adesso, vero?» Silenzio, Azadeh ha riagganciato e adesso sta chiamando il fidanzato.

«Amir?»

«Azadeh?»

«Amir, cos’è successo?»

«Il peggio che potesse accadere. Non siamo ancora in grado di ricostruire tutto ma c’è stata una strage di israeliani e probabilmente è coinvolto anche qualcuno di noi.»

«Mimì ha parlato di milleduecento morti e duecento rapiti, di tutte le età.»

«Si, la cifra è questa. Adesso è guerra, come la sanno fare gli israeliani. Mi dispiace per il tuo progetto.»

«Perché? Non è cambiato niente, anzi, forse adesso hanno ancora più bisogno di me. O si vuole far combattere anche i ragazzi?»

«Tu non andrai da nessuna parte, Azadeh, te lo garantisco io. Parlerò con tuo padre.»

Esattamente due mesi e dieci giorni dopo avere rotto il suo fidanzamento con Amir; due mesi dopo avere presentato al Rettore della sua Università la rinuncia all’incarico accademico che le era stato affidato; un mese e venti giorni dopo avere fatto richiesta per potere essere assegnata a una qualsiasi delle scuole provvisorie sorte a Gaza dopo il sette settembre 2023; un mese e 5 giorni dopo avere ricevuto il permesso di recarsi a insegnare nella scuola di Khan-Yunis; venti giorni dopo essere atterrata all’aeroporto e salita sul mezzo che l’avrebbe portata alla Striscia insieme a due operatori di Emergency che stavano andando a dare il cambio di turno ai colleghi di Khan Yunis; due secondi dopo essere arrivata a destinazione e avere scoperto che la scuola era ospitata all’interno dell’edificio che ospitava le strutture di Emergency.

«E questa sarebbe una scuola?», esclamò tra scoraggiata e combattiva Azadeh, rivolta a una ragazza più o meno della sua età, che indossava un camice sporco e sbandierava un’espressione divertita sul volto.

«Ringrazia il cielo che questa stanza ci sia,  mia cara.», le rispose allungando la destra, «Benvenuta, comunque, ti stavamo tutti aspettando. Io sono Claire e loro…», s’interruppe indicando qualcosa alle spalle, di Azadeh, «Loro sono il tuo lavoro.»

Tre file di banchi da tre posti più due banchi aggiunti. Azadeh contò ventinove volti rivolti verso di lei, in tutto ventinove paia di occhi ansiosi. Di sapere se mi piacevano? Di sapere se ero buona? Se sarei rimasta e non fuggita alla prima bomba, come l’ultima maestra?

«Razza di presuntuosa egoista!», dissi a me stessa, perché mi piaceva sentirmi indispensabile. Poi la passione, più che il mestiere, prese il sopravvento: sapevo che mi sarebbe stato assegnato un gruppo di ragazzini cattolici. Non so, forse volevano mettermi alla prova.

«Alloraaa…Shhh, dopo mi direte i vostri nomi, adesso parlo io.»

Si guardarono l’un l’altro, i ragazzini non sanno mai se essere divertiti o impauriti da un adulto che sovverte le regole. Decisero di sospendere il giudizio.

«Dunque, come prima cosa parliamo dei regali di Natale e poi delle uova di Pasqua.»

Natale e Pasqua? Allora vuol dire che rimane!  Esultanza trasmessa di sguardo in sguardo.

«Ascoltatemi bene: so già che vorrete farmi dei regali, e va bene, ma attenzione: io non sopporto i regali comprati in negozio. Cercate di ricordarlo, d’accordo?». Una risata seppellì le mie ultime parole. 

Negozi? Ma sa dove si trova, questa maestra? 

Ce l’avevo fatta, ci amavamo. Adesso, però, bisognava stabilire un pochino di ordine.

«Ragazzi! Zitti adesso, facciamo l’appello e non serve che rispondiate, basta che vi alziate in piedi. Pronti? Via.»

Antoine …Boutros …Charbel …Fadi …Georges …Habib …Jad …Kamil …Michel …Nader …Pierre …Rami …Salim …Tony …Ziad …Amal …Carla …Diala …Eliane …Fadia …Ghinwa …Hana …Joelle …Leila …Lynn …Nada …Roula …Aléxandra…

«Manca uno, chi non è stato chiamato?»

Un piccoletto con un visetto da topolino  smarrito alzò la mano in primo banco ma era così poco alzata, quella mano, che non la vidi nemmeno. «Ripeto: chi non è stato chiamato?» «Io»

Più che sentire la sua voce, vidi il rossore sul suo viso: «Non avere paura, vuoi dirmi il tuo nome?»

«Non ho nome io, perché non ho mai avuto genitori.»

 



Serie: Simorgh


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Discussioni

  1. Francesca, questo racconto è davvero bellissimo! Il personaggio di Azadeh trasmette una forza e un coraggio che dovrebbero essere d’esempio per chiunque voglia seguire i suoi sogni, e la parte finale del bambino senza nome risulta particolarmente toccante. Mi piace molto che abbia scelto di trattare questo tema in maniera così elegante.

  2. Apprezzo il coraggio e la determinazione di Azadeh, che, nonostante tutto, si mette in gioco. Lei è la prova che, qualche volta, i sogni superano la paura.
    In quel post di qualche settimana fa avevi chiesto un parere in merito alla realizzazione di questa serie: oggi ti confermo che iniziarla è stata la scelta giusta. ❤️

  3. Ciao Francesca! Una scrittura eclettica e molto originale, la tua. Mi piace questa commistione di registri e di punti di vista narrativi. La tua penna è un’entità raminga che si muove fulminea (spaziando dal cronachistico all’emotivo) attraverso le interiorità dei personaggi.👏🏻

  4. Un attacco deciso che, in poche righe, ti proietta in guerra o forse meglio: una rappresaglia di dimensioni epocali. Della protagonista emerge subito la fermezza, forse complice la giovane età, di perseguire ciò che si è prefissata, al punto di liquidare in un baleno il fidanzato e la famiglia. Ed eccola, a corto di esperienza: a fare i conti con sciagure, che neanche nei sogni terrifici… Direi che ci sono già un bel po’ di ingredienti. Grazie molte per la bella lettura

  5. Bentornata Francesca, è un piacere ritrovare il tuo stile e una nuova serie che inizia. Ti ammiro e ti ringrazio per la scelta del tema da trattare. Non facile ma di grande ispirazione per noi lettori. Mi ha colpito molto l’atteggiamento degli scolari, il fatto di come per loro sia “normale” chiedersi se la nuova maestra scapperà per paura delle bombe…una cosa che qui non ci sogniamo neppure, e che fa molto riflettere.

  6. Bello, coinvolgente e toccante. Una storia che sfiora l’ insoluta questione di uno dei conflitti piú atroci contro una popolazione inerme e un gran numero di vittime in età scolare e prescolare. Grande ammirazione per le eroine come Azadeh, coraggiose, battagliere e idealiste. Sono queste giovani donne, insieme a molti altri giovani di buona volontà che ci permettono di intravedere ancora uno spiraglio di speranza.