
Sole
Serie: Capitan Marvel - Miniserie 2 episodi
Luna avrebbe preferito scalare l’Everest, piuttosto che recarsi alla festa di compleanno di Sole. Negli ultimi anni aveva addotto ogni pretesto immaginabile per non partecipare alle cene e ai pranzi di famiglia; si era piegata al desiderio di suo padre, solo perché quest’ultimo non godeva di buona salute e aveva richiesto la sua presenza come un dono.
Aveva amato Sole fin da quando la madre gliela aveva messa fra le braccia per la prima volta. Ricordava perfettamente la sensazione che aveva provato mentre la neonata le afferrava un dito, stringendolo con la mano minuscola: aveva pensato che fosse la creatura più meravigliosa dell’universo. Ancora lo pensava.
Per Luna, Sole era sempre stata un porto sicuro. Erano diverse come il giorno dalla notte, nomen omen, ma questa diversità era sempre stata una fonte di confronto e divertimento. Luna aveva preferito la carriera alla vita privata, raggiungendo in poco tempo una posizione di prestigio come consulente finanziaria. Sole aveva privilegiato la famiglia; aveva scelto di non proseguire gli studi e di sposarsi subito dopo aver conseguito il diploma. Era pienamente soddisfatta dal suo lavoro part time in un laboratorio di candele artigianali: le erano sempre piaciuti i lavori manuali.
Quel maledetto 26 agosto di quattro anni prima aveva cambiato tutto.
Ad aprire la porta della villetta a schiera, dove viveva assieme al marito e al figlio, fu proprio Sole.
Era splendida. Come sempre. Un sorriso caldo capace di coinvolgere ogni muscolo del volto: le labbra piene, le fossette sulle guance e le piccole rughe d’espressione sotto gli occhi.
«Hai cambiato pettinatura.»
Sole sollevò una mano per infilare le dita fra le ciocche ribelli della frangetta pettinata all’indietro. «Ti piace?»
Luna sentì un sopracciglio piegarsi all’ingiù: probabilmente la sua espressione rivelava lo sconcerto che stava provando. Sole aveva sempre portato i capelli lunghi, ben oltre le spalle. Il taglio sbarazzino, un caschetto corto scalato, le donava un aspetto alieno.
«Agli altri piace?»
Sole annuì. «Simone lo adora. Dice che somiglio a Capitan Marvel, quella dei fumetti.»
Luna si strinse nelle spalle. «Se a loro piace, va bene.»
Sole le fece spazio, per consentirle di passare oltre l’uscio. Giunta nel salone Luna fu accolta dalla voce squillante di Simone, intento a ridere con i nonni. Li raggiunse, sedendo a sua volta sull’ampio tappeto posto di fronte al caminetto spento. Stavano giocando ad Uno: una partita alquanto movimentata. Dai segnali che i suoi genitori si scambiavano con gli occhi, comprese che stavano barando per far vincere il nipotino. Luna sentì nascere un sorriso, ricordando quante volte le avevano riservato la stessa gentilezza quando era bambina. Ora, da adulta, le sembrò impossibile non aver mai notato i loro palesi ammiccamenti. Benedetta innocenza.
Simone si accorse della sua presenza solo quando terminò le carte che teneva in mano.
«Zia!»
Il bimbo mollò tutto per raggiungerla a carponi e gettarle le braccia al collo. Luna se lo strinse contro, godendo del suo calore: gli posò un bacio sulla sommità della testa, battendogli dei colpetti sulla schiena nel pat pat che sapeva piacergli fin da piccolissimo.
«Sei cresciuto ancora!»
Si teneva in contatto con lui grazie al cognato: Marzio portava Simone al parco ogni sabato pomeriggio, tempo permettendo, ed era lì che si incontravano per giocare per qualche ora.
Simone si allontanò da lei per sorriderle fiero. «Un centimetro!»
Luna scoppiò a ridere. «Diventerai alto come papà. Allora, sei pronto per la scuola? Ricordi cosa mi hai promesso? La prossima settimana andiamo assieme in cartoleria per comprare lo zaino nuovo.»
Simone annuì. «Mamma e io abbiamo comprato i quaderni e l’astuccio, manca solo quello.»
«Hai visto qualcosa che ti piace?»
«Sì. Ce n’era uno blu, con Capitan Marvel!»
Luna sentì il sorriso scemare. Lo sguardo di Simone le fece comprendere che la sua improvvisa tristezza lo aveva stranito, cosicché tentò di piegare le labbra in una linea meno dura. «Ti piace davvero tanto, Capitan Marvel.»
Gli occhi di Simone tornarono a sprizzare scintille. «Tantissimo! La mamma ha i capelli uguali!»
Il padre di Luna catturò la sua attenzione con un paio di colpi di tosse, buttati lì di proposito. Al contrario della moglie, che si era allontanata per dare una mano in cucina, era rimasto seduto sul tappeto e li osservava con occhi lucidi.
«Sono contento che tu sia riuscita a venire.»
Luna mugugnò un “sì”, quindi tornò a stringere contro il petto il nipote. Prima di mettersi a tavola, aveva bisogno di tutta l’energia positiva che le era possibile accumulare.
«Zia, che fai?» Simone si dimenò, ridendo. «Fa caldo!»
Luna lo liberò dalla stretta, ricambiando la risata. «Hai ragione, fa caldo!»
Una volta in piedi, Simone scappò in direzione del tavolo apparecchiato.
Luna aiutò il padre ad alzarsi, il ginocchio malandato non gli permetteva l’agilità di un tempo, lasciando che la prendesse a braccetto.
«Sole ha preparato la parmigiana come piace a te.»
Due strati di melanzane e uno centrale di zucchine: grigliate, non fritte. Quando erano giovani avevano pasticciato per giorni, per somma disperazione della madre, fino a trovare la ricetta perfetta.
«È stata… gentile.»
Il padre le rivolse uno sguardo di autentica felicità, che Luna non volle spegnere. Sapeva che le sue parole avevano lasciato spazio alla speranza di una riconciliazione. Preferì ingoiare il rospo, e le lacrime, ostentando un sorriso che non era suo.
Serie: Capitan Marvel - Miniserie 2 episodi
Avete messo Mi Piace7 apprezzamentiPubblicato in Sci-Fi
Dal modo in cui questa prima puntata è scritta, mi sembra lampante che anche la parte finale mi lascerà gonfio di soddisfazione.
Lo spero davvero, Roberto. Corro a leggere il commento successivo 😀
C’è tutto ancora da scoprire al termine di questa prima, interessantissima parte, a partire dal passato delle due donne.
Vado a leggere il finale!
Ciao Giuseppe, so che hai già letto il finale :D, passo a risponderti lì
Bellissimo inizio, ma mi sento già un po’ triste al pensiero che saranno solo due episodi.
Cosa sarà successo fra Luna e Sole? Vado a leggere.
Grazie Micol, per averci regalato un’altra perla!
Ciao Giancarlo, so che hai già risolto l’arcano. Sono io quella a doverti ringraziare, anche per l’ausilio che mi fornisci ad ogni racconto.
Molto originale
Grazie 😀
Parlo sempre alla Luna quando appare nel rettangolo delineato dal mio cortile e certe volte fa tanta luce che non occorre neanche accendere la lampada del cortile, quella protetta da un paralume in ceramica dipinto a mano. Se non ho molto da fare, mi metto comodo sulla sedia in metallo del cortile, ormai da riverniciare, lo dico sempre… e la saluto cortesemente chiedendo sempre come sta…
Il tuo racconto mi vede da subito schierato e sono davvero curioso di leggere il prossimo episodio per capire cosa sia quel sottofondo buio, quell’angolino dove non arriva mai la luce, neanche quella della mia amica Luna. Ah, è inutile dire che la tua scrittura è una meraviglia di godibilità e piacere. ♥
Ciao Emiliano, ti ringrazio per il coaching motivazionale che mi fortifica ogni volta che ho occasione di leggere un tuo commento. Hai ben individuato quell’angolino, c’è del buio (fra l’altro ti scrivo sapendo che hai già letto la parte finale della storia e hai già tutto chiaro) anche nello splendere del Sole.
Ciao, Micol, è un piacere rileggerti qui. Le premesse ci sono tutte per sentirmi personalmente coinvolto nella storia. Adoro questa scrittura limpida e senza fronzoli.
Quella parmigiana è blasfemia però 😆
Ciao Francesco, anche per me è un piacere ritrovarsi. So che hai letto anche l’episodio finale, cosicché qui mi limito a concordare con te: quella parmigiana è una blasfemia 😀
Una scrittura limpida come il cielo quando splende il sole, con qualcosa di oscuro, senza luna e senza stelle, nelle vicende passate di questa storia, che ancora dobbiamo scoprire. Un genere di narrazione in cui tanti si possono sentire coinvolti o provare empatia per l’ una o per l’altra. Un primo episodio che può suscitare emozioni, soprattutto per chi si sente luna o sole, nella sua storia familiare, dove capitano certi distacchi tra due sorelle uniche, molto sofferti.
Le “sfamiglie”, come le definiva Paolo Crepet, che in fondo fanno parte della normalitá, hanno tanto da condividere, le une, con le altre.
Ciao Maria Luisa :D. Sì, penso che tu condivida la mia opinione, ovvero che la vera famiglia è quella che si sente tale e si costruisce nel tempo. Su questo, Michela Murgia ha detto molto. Mi conosci, come autrice-testa matta, probabilmente il seguito del racconto farà piazza pulita di ogni speculazione fatta su quanto accaduto fra le due sorelle, entrando in tutt’altra dimensione. La morte. Non voglio aggiungere altro, spero che il finale ti piaccia.
Ciao Micol, dramma famigliare? Riconciliazione o bomba in attesa di esplodere? La calma apparente di questo episodio lascia aperte molte possibilità.
Ritrovo il tuo stile di scrittura sempre con piacere.
Ciao Dario! (nel pomeriggio passo, virtualmente, da te ;D). Il dramma c’è, anche se il motivo è un po’ difficile da ricercare in queste poche righe. Come sai, fare delle ipotesi su dove vado a parare è sempre un’impresa.
Atmosfera apparentemente serena di una riunione familiare… ma “quel maledetto 26 agosto” genera quel senso di attesa che hai evocato molto bene.
Ciao Antonio, piacere di conoscerti (di chi è quel bellissimo occhio?). Hai centrato il punto, tutto ha origine da “quel maledetto 26 agosto”. Non appena terminato di rispondere ai commenti pubblicherò la seconda, ed ultima parte, del racconto: spero di sorprenderti 😀
Attendo sviluppi, le premesse sono ottime. Un abbraccio Micol.
Ciao Giuseppe, che piacere ritrovarti. Ritrovare tutti, in realtà, dopo un’assenza importante. Per esigenze di spazio ho dovuto dividere in due il racconto; il bello (spero) viene proprio nel finale. Spero ti piaccia.