
SOLO PERCHE’ AVEVA I CAPELLI ROSSI…
Agrigento, 24 giugno 1821.
Quando mi guardavo allo specchio, non vedevo me Anita Lombardo, una soave ragazzina di quindici anni di Agrigento, ma bensì… una sventura confinata su una sedia a rotelle dopo un brutale incidente. Non riesco più a riconoscere le mie lacrime che squarciano con fredda violenza il mio viso, un tempo candido, ma adesso pallido di un rossore di rabbia, vergogna, ribrezzo. Ho l’affanno, il tempo così avido, giocatore, manipolatore, ha vinto sul mio corpo diventato storpio, imbolsito, malato, lasciandomi sola con il silenzio che divora gli ultimi sedimenti di me.
Non potrò mai scordare quella fitta di dolore, il sangue che pulsava nelle vene, e… il piacere intenso che aveva provato suor Crocifissa, quando uccise …la mia amica Luisa, e poi si è scagliò su di me. Era come se mi avesse strappato la carne e sputando poi con sfregio il boccone insanguinato. Vivo quell’ incubo nelle mie notti. Allucinazioni. La memoria che emerge come un ininterrotto mormorio, così violento e confuso, che mi ha talmente turbato che non riesco più a distinguere la realtà.
La colpa della mia amica Luisa erano i suoi capelli rossi, così belli, lunghi e folti. Solo perché aveva i capelli rossi… Era anche molto irrequieta, vivace, intelligente e creativa. Suor Crocifissa, vecchia, gobba, occhio di vetro, grassa e il viso infestato di imperfezioni fisiche abominevoli, che caratterizzavano ancor di più il suo aspetto orribile e informe, ripudiava Luisa come un’appestata. Per lei era… una creatura del demonio e più di una volta, le ha detto che avrebbe voluto vederla sulla brace ad incenerirsi con le fiamme che la divoravano voracemente
Io e Luisa, in un giorno di sole di giugno, avevano sconfinato il limite proibitivo imposto dal collegio, e con ciò siamo andate nel cortile prospiciente all’edificio, per inoltrarci di nascosto e per raccogliere dei fichi d’india. Erano rossi come il colore dei cappelli di Luisa, polposi, succulenti, sentendo poi quegli ossicini schiacciati tra i denti, mentre succhiavano quel dolce nettare. Luisa, era estasiata e nel suo bellissimo volto pieno di lentiggini si era delineato un dolce sorriso, ma … smise improvvisamente di ridere, quando vide qualcosa muoversi tra l’erba alta, con le punte secche e coperta da peluria, che frusciava come una vipera pronta ad attaccare… All’improvviso, sbucò da quella fortezza verde e gialla, un velo nero che oscillò . Un argento scintillio. Un leggero spostamento d’aria, come se un fosse un respiro. Uno scricchiolio, poi divenne forte, un rantolo, un gemito, un sussulto di fiati, che infine… si trasformò in una risata. Luisa urlò e cadde all’indietro… Un coltello dalla lunga lama, era stretto dalla mani falsamente caritatevoli di …suor Crocifissa. Era scatenata. Ringhiava come un animale feroce. Il sangue pompava come la vena blu del suo ossuto collo e digrignava i denti. Agguantò con ferocia, con la mano sinistra, i capelli di Luisa stringendole nel pugno, mentre le urlava con una terribile voce stridula la sua sentenza.
– “MORIRAI DEMONIO!”. Lo spargimento di sangue che avrebbe voluto causare lei, era come un mezzo giustificato dal fine…
Un colpo sulla faccia di Luisa, e un altro ancora, fino a dilaniarle tutto il corpo, asportando tutta la sua giovane vita, senza tregua, senza fatica…e soprattutto senza rimorsi. Luisa stava ululando. Un suono terribile che le usciva dalle profondità della gola. Era il suono in un animale torturato, di chi sapeva di non poter fuggire al terrore che lo stava affossando
Io ero immobile, bloccata dalla choc e dalla paura. Il sangue di Luisa aveva inzaccherato i miei vestiti, i capelli e qualche goccia era atterrata nella mia bocca spalancata, scivolando in fondo alla gola… Mi ero fatta la pipì addosso.
Suor Crocifissa, incombeva sul cadavere di Luisa, respirando convulsa e eccitata, con due fiotti di saliva e sangue che colarono densi ai lati della bocca. Mi rivolse uno sguardo di falce. Si avvicinò, avanzando con passi strascicati verso me, con un’andatura a singhiozzo, come se la sua furia, le costasse un grande sforzo. Mi voltai per scappare, ma inciampai sulla nodosa radice di un pino. Ero alla mercè della strega. Mi picchiò brutalmente. Una nuvola nera cominciò a infiltrarsi nel mio campo visivo…
Un pugno si abbatté su di me, colpendo il mio occhio, finché non si chiuse, spaccandomi la pupilla, fratturando anche l’osso dell’orbita. Un altro pungo, colpì il mio piatto ventre, facendomi piegare in due, spingendo con forza l’aria dai polmoni. Ogni colpo era per me come una scheggia di legno avvolta nelle fiamme. Iniziai a sanguinare copiosamente, mentre … quella strega, con gli occhi gonfi come due bubboni rossi, coperti da una cortina di capelli neri, ringhiando come un cane, imprimeva violenza, distruggendo le mie energiche gambe, e a segnarmi la pelle che aveva assunto un colore rosa orribile, come la carne viva…
I suoi capelli neri, una cascata di un buio abisso che mi avvolgeva, frustavano senza pietà il mio viso sporco di sangue. Volevo urlare, ma la paura mi aveva attanagliato il respiro. Non mi era rimasto niente… La testa sembrò che si staccasse dal mio corpo. Suor Crocifissa mi guardava soffrire e … rideva come una iena.
-“Guai a te signorina, se parli…”, minacciò lei, alitandomi nell’orecchio e se andò, stringendo il rosario per andare a pregare con le sue consorelle, non prima di aver completato la sua opera di morte… Mentre io, svenni.
Quando la polizia giunse sul posto, uno di loro vomitò. Ai piedi di quel pino, c’era il cadavere della mia amica Luisa. Suor Crocifissa l’aveva inchiodata nel tronco dell’albero, come Gesù Cristo.
Avrei voluto gridare, denunciare quell’orribile omicidio commesso da quella figlia di puttana, che ha perpetrato la sua violenza, solo per dare ascolto a delle stupide credenze di un popolo ottuso e ignorante, ma … mai nessuno mi avrebbe creduto… Sarei stata perseguita dai risolini, nascosti o espliciti, credendo che io sia pazza: avrei voluto essere invisibile ai loro occhi. Una volontà nera che non avrei mai potuto accontentare…Quindi, avrebbero archiviato il tutto, come … un omicidio eseguito da un maniaco malintenzionato, perché non avevamo ceduto alla sue lascive provocazioni. Tanto meno, non avrei mai potuto parlare con i miei. Sarebbe stato un passo troppo grande: loro si fidavano di suor Crocifissa, quella persona dall’anima pia, che sapeva fingere molto bene… La loro indifferenza, è vomitevole e mi sgomenta.
Ma nulla … può ostacolare il mio desiderio di giustizia. Una fiamma divampò, ruggendo nel mio cervello. Adesso Suor Crocifissa è riversa nel bagno delle ragazze, in una posizione contorta con le gambe piegate all’interno, annegando… nel suo lago di sangue traslucido, simile a gelatina, che sgorga a fiotti dal profondo squarcio del suo ventre, addensandosi negli angoli oscuri del bagno…Con un tranello, l’attirai nel bagno e ho affondato il coltello, che era nascosto nelle pieghe della mia gonna, nel ventre di quella cagna. Lei crollò, roteando gli occhi, dando l’impressione che volessero schizzare via dalle orbite.
Le mie mani sono sporche del suo sangue appiccicoso, ma … mi sento rinata a nuova vita e di aver finalmente rivendicato la mia più cara amica. Mi guardo nello specchio ovale del bagno, sporco di impronte di dita, e rido… rido, così sonoramente, quasi diabolico, fino a quando quel riverbero echeggia nelle immacolate pareti…
Un ringhio, che proruppe prepotente dalla mia gola, sembrava che non accompagnasse il movimento delle mie labbra…
Un horror davvero angosciante ed inquietante. I pregiudizi che in passato si aveva verso le persone coi capelli rossi erano diffusi in tutta Italia: “ul puesee bun dei ross l’ha traj so pa’ dent a un pozz” – il più buono dei rossi ha buttato suo padre in un pozzo, è un vecchio detto milanese che dimostra quanto si pensasse che i rossi fossero malvagi; ed in letteratura, non si può prescindere dal “Rosso Malpelo” di Verga.
Tu hai preso questo pregiudizio e ci hai costruoito attorno un racconto inquietante, crudo, che hai saputo arricchire con dovizia di particolari forti e ben descritti.
Intelligente anche il modo in cui riporti il ragionamento di Anita, che – ragazzina in un mondo di pregiudizi, soprattutto maschilisti – sa che la verità non verrebbe creduta.
Alla fine, ne è uscito un racconto che ti prende lo stomaco, che ti fa provare rabbia, ma anche soddisfazione per la vendetta di Anita.
“Mi rivolse uno sguardo di falce”
Questo passaggio mi è piaciuto
“Era il suono in un animale torturato, di chi sapeva di non poter fuggire al terrore che lo stava affossando “
cavolo, brutale questa immagine! molto d’impatto!
Ciao Alessia, ci hai regalato un altro bell’horror. E’ un genere davvero nelle tue corde, da queste parti mancava un po’ di sano orrore ;D
Grazie mille ❣
“Per lei era… una creatura del demonio e più di una volta, le ha detto che avrebbe voluto vederla sulla brace ad incenerirsi con le fiamme che la divoravano voracemente “
In alcuni luoghi, un tempo, i capelli rossi erano ritenuti un segno del maligno
Ed è stata l’ispirazione per il mio racconto ?
Ho letto dopo e ho compreso di essere sulla stessa linea di pensiero 😀
Ricordo che la mia bisnonna diceva che c’era un detto simile per i mancini, tanto che a scuola li obbligavano a scrivere con la destra 🙁