
Sono sempre stata capace di volergli bene
Serie: La giusta distanza
- Episodio 1: Un piccolo per sempre dentro la nostra storia
- Episodio 2: Un sabato di marzo
- Episodio 3: La riva placida dei miei sentimenti
- Episodio 4: L’amore e il sesso dappertutto
- Episodio 5: Abbiamo solo il nostro presente
- Episodio 6: Come ad esempio i nostri cuori
- Episodio 7: E non come adesso nei sabato sera
- Episodio 8: Di quei giorni a Parigi non ancora sbiaditi
- Episodio 9: Sono sempre stata capace di volergli bene
- Episodio 10: Un lungo passo fra il proprio futuro e il proprio passato
STAGIONE 1
Io e Alessandro ci siamo messi insieme che era luglio.
Un luglio pieno, perfetto, di quelli che l’abbronzatura è dorata, la pelle non troppo appiccicata, le notti fresche e mai fredde, il caldo resistente e mai opprimente.
Il tre luglio è sempre stato il nostro anniversario, io dicevo il tre lui il quindici e a volte festeggiavamo il doppio delle volte, solo perché ci andava, solo perché noi eravamo fissi a fare l’amore.
Ma poi c’è un giorno esatto in cui si sta insieme?
Io credo che siamo stati insieme da quella nostra prima cena o dal primo ciao detto un giorno di maggio, al supermercato, in mezzo ai banchi frigo e notizie del giornale.
Quando ami lo sai subito che accade.
-Lo sai quando mi hai perso?
Me lo chiede mentre gli sono sopra sul divano e ci baciamo da quando è arrivato, non gli ho detto che ho chiuso con Alain, in fondo non l’ho detto a nessuno, negli anni impari che le cose che tieni per te fanno più male, ma sanno anche essere meno pericolose.
Io non gli rispondo.
-Quando non hai più voluto dormire con me.
-Lo so.
Anni fa avevo lasciato Alessandro lentamente, senza scelte estreme, la stanchezza mi aveva logorato e che l’amassi o meno, allora non mi sembrava più importante di stare meglio con me stessa.
È luglio anche adesso, il pomeriggio è come un’ombra nuvolosa e incerta, tratti di matita su fogli grigi e diluiti nel nostro tempo inesistente, anche se adesso noi ridiamo, scherziamo, ci abbracciamo, ma so che tutto questo è alla sua fine.
-Alain?
Me lo chiedo curioso, il volto come dentro un barattolo di miele che ti appiccica il naso.
Vorrei dirgli che il giorno in cui hanno eletto il nuovo papa, Alain non sapeva nemmeno cosa stesse accadendo a Roma, pareva solo ubriaco quando mi aveva chiamato dicendomi le peggio cose e rimproverandomi che non lo avevo più cercato.
Ma mica stiamo insieme, credo di aver detto io, seguito da un, comunque a te ci tenevo molto, anche io mi aveva detto e poi appena si calmava urlava nuovamente.
Lo avevo ascoltato per un’ora dirmi un sacco di cattiverie, poi avevo chiuso la telefonata.
Ero stanca di chi voleva il mio tempo senza prendersi la responsabilità di riempirlo in modo adeguato.
-Si sta facendo tardi, non devi andare?
Alessandro mi guarda improvvisamente dolce.
-Mi butti già fuori?
-No, no certo. Ma sarai stanco, immagino.
-Molto e non sono ancora andato in palestra.
Lo guardo come sprovvista di pazienza.
-Che ne hai fatto della persona che eri? La tua pancia normale, bella, tutte queste diete, questa apprensione che hai, la palestra ogni giorno.
Lui fa il muso duro, le braccia improvvisamente lontane da me e gli occhi velati di un amore che non può più ammettere.
I suoi occhi dicono: mi manchi, mi manca la vita che avevo con te, le sue mani invece si trattengono dal tenermi con sé per sempre.
-Ho creato un mio equilibrio.
-Sei sicuro?
-Sì.
Ma più lo guardo e più gli occhi si fanno celati di una patina che è come gelatina dolce, trema nel sapore di un noi che sappiamo non accadrà più.
Sappiamo ancora capirci bene, scovare le nostre bugie quando non vogliamo ammettere i nostri sentimenti.
Mi avvicino di nuovo a lui, la sua camicia aperta e la sua pancia buffa sulle mie mani, quante notti ho dormito così, la mia guancia sulla sua pancia, sapendo che quella e solo quella era per me la felicità più alta.
-Allora fammela salutare prima che sparisca.
Lui si toglie il velo di lacrime dal viso e mi sorride come i fiori in primavera, a poco a poco, un petalo alla volta, le labbra dischiuse e poi allargate.
Gli bacio piano l’ombelico, il petto, le pieghe della pelle a metà dell’addome, gli mordo un capezzolo e lui sorride sincero.
-Anche questa volta non mi hai scritto tu, ho dovuto farlo io.
-Ma sei qui, no? Andiamo un po’ in giardino.
Fuori gli steli dell’albero sopra di noi ci accarezzano i capelli come ali di api innocue, noi giriamo intorno, ci svestiamo di nuovo, dalla siepe e dal cancello possono vedere i nostri corpi nudi, abbracciati, le gambe che si muovono come un girotondo scomposto di polpacci e bacini, anche arrotondate, mani nell’aria, cerchi di noi, lungo il muro di terracotta, nell’erba secca e poi umida a e afosa.
Lo porto nella doccia esterna, mi appoggio al muretto più basso, le gambe aperte, le mani per farci venire, le frasi su come va il lavoro, i progetti, un orgasmo piccolo, poi uno più grande e ancora risate.
Gli rimetto la camicia a posto, vicino al collo e ai polsini che un tempo ero incapace di stirargli.
-Vuoi trasferirti allora?
-Così pensavo.
-Per lei immagino.
-Anche, e per lavoro. Lì avrei più opportunità . E penso andrò a convivere, alla fine l’ho già fatto.
Mi guarda sapendo che sono ancora l’unica donna di cui si è innamorato e con cui ha mai condiviso una casa.
-No, lo hai già fatto! Ma davvero, e chi l’avrebbe mai detto.
-Eh, sì.
Mentre lo prendo in giro lo accompagno al cancello.
-Ma con te era diverso. Scrivimi, mi raccomando.
-Fammi sapere se ti sposi, così ti tolgo dalla lista del caffè.
Lui ripete lista del caffè ridendo e dentro di me so che non lo rivedrò più.
-Quanta sei scema.
-Dai, devi ammettere che le chiuse mi vengono perfette.
Mi manda un bacio nel vento mentre io chiudo il lucchetto del cancello con vigore, so che ha scelto lei e so che io non ho scelto la vita con lui, so che Alessandro mi mancherà sempre, so che vorrei essergli amica e so che anche non potrò mai esserlo.
So che rimarrà innamorato di me e questa è la condanna di non poterlo più avere vicino in nessun altro modo.
Sono riuscita a vedergli i primi capelli bianchi, come quando lo prendevo in giro sull’invecchiare insieme, su quel tempo che avevamo sempre pensato a due.
Soprattutto sono sempre stata capace di volergli bene.
Quando il giorno dopo mi sforzo di scrivergli, come vorrebbe lui, lui invece mi blocca un’altra volta.
È solo una delle mille fine della nostra storia.
Serie: La giusta distanza
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- Episodio 2: Un sabato di marzo
- Episodio 3: La riva placida dei miei sentimenti
- Episodio 4: L’amore e il sesso dappertutto
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- Episodio 10: Un lungo passo fra il proprio futuro e il proprio passato
“Ma poi c’è un giorno esatto in cui si sta insieme?”
Bellissimo questo passaggio. Spesso diciamo che non ci lascia mai del tutto amche quando succede. E così amche l’inizio. Non è mai nulla di certo l’amore.
Hai un talento indiscutibile nel saper descrivere i legami, gli infiniti giri che prendono i rapporti. Il modo in cui anche volendo non riusciamo a perderci mai del tutto.
Interessante il tuo stile. Morbido, scorrevole, piacevole da leggere.
Questo episodio mi è piaciuto. Premetto che non sono un troppo ferrato nella lettura (men che meno nella scrittura) di storie sentimentali, ma mi è parso equilibrato e dai dialoghi ho intuito il carattere dei personaggi. Arriva piuttosto bene una qual certa amarezza, non saprei dire se rimpianto per qualcosa che non gira più o che forse era l’illusione di una relazione differente. Grazie per la lettura