Sono un’emerita inetta
Nel mio letto vivono le blatte, ed io dormo insieme a loro, sopra il mio materasso senza federe, macchiato di sangue, disinfettante, vodka e latte. Lì c’è poco spazio per me, mi raggomitolo tra la sporcizia, lasciando il resto alle cartacce e ai libri di testo nascosti tra le pile di panni sporchi. Mi piace mettermici, sotto il piumone spoglio, dopo essermi fatta la doccia insieme ai ragni e i loro cadaveri. Io mi lavo insieme a loro, in uno spazio pieno di calcare, shampi e balsami di ogni genere, viticci dei miei capelli e la mia crema idratante per la pelle. Nessun altro di umano osa entrare lì dentro oltre a me, ma a me piace distendermici dentro sotto l’acqua bollente con l’illusione di un abbraccio, insieme alle lame di temperino arrugginite che si nascondono nelle fessure, aspettando di tornare utili un giorno. Il pavimento è sporco di tabacco e varie tinte colorate che ho usato negli anni; non importa quante volte io mi sia promessa di smettere di fumare e di lasciare in pace i miei capelli, non riesco a cambiare le mie abitudini e allo stesso tempo non riesco a smettere di mutare il mio aspetto. Quando entro nella mia stanza ogni giorno vengo accolta dalle sue mura lilla ammuffite che mi fan sempre ammalare, tappezzate di disegni e con un buco sul muro, dove un tempo c’era uno specchio, coperto da un quadro olio su tela dallo sfondo verde e pieno di fiori gialli. Questo è quello che vedo ogni notte prima di addormentarmi, questo è quello che vivo ogni volta che mi sveglio. Questo è quello che sento quando fisso a vuoto un foglio che aspetta impazientemente di essere riempito, questo è quello che provo quando tento di guardare qualcuno negli occhi, cercando di non perdere il suo sguardo in mezzo a tutto questo casino.
A volte mi chiedo perché io debba continuare a vivere in questo modo, ma la verità è che mettersi a sistemare tutto sarebbe inutile. Non avrebbe proprio senso, perché non tornerò mai più pulita come lo ero un tempo.
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Un hikikomori in chiave emo-dark, mi ha ricordato lullaby dei Cure. Tres jolie!
È pure la mia canzone preferita dei The Cure ahahah grazie mille!
Breve, ma terribilmente potente.
È come un colpo di fucile sparato senza preavviso: colpisce e basta. Non bisogna cercare di capirlo o di analizzarlo, perché il suo obiettivo è quello di esplodere.
Mi ha fatto pensare ad uno di quei corti cinematografici di grande effetto, che nella loro brevità lasciano un segno indelebile.
Davvero brava!
Un testo molto potente, che guarda dentro alla persona e poi butta fuori con parole efficaci e ben misurate nonostante la drammaticità della situazione descritta. Non ci sono iperboli che avrebbero reso il testo esageratamente poco convincente, piuttosto metafore pensate che bene rendono lo stato di angoscia che l’autrice vuole trasmettere. A mio parere, molto ben riuscito e soprattutto vero. Questo è quello che si percepisce. Brava
Grazie mille!
Leggendoti, ho pensato immediatamente a I Sotterranei, di Jack Kerouac. Il tuo racconto è molto più angosciato, secondo me, ma se non conosci questo libro te lo consiglio, con focus sulla ragazza con i sandali che dorme in mezzo a lenzuola grigie di sporco. Non ricordo il nome perché è passato tempo. E complimenti.
Non lo conosco, cercherò di recuperarlo, grazie!
“Non avrebbe proprio senso, perché non tornerò mai più pulita come lo ero un tempo.”
Depressione maggiore, la chiamano. Io la chiamo perdita della speranza. Aggredisce a qualunque età e se non si trova aiuto, uccide.
L’hai descritta orribilmente bene. Brava.
Ti ringrazio molto, ne soffro da molti anni anche se adesso sto molto meglio, mi fa piacere sapere di saperla ben rappresentare.
Mi solleva tantissimo sapere che stai meglio. Una delle cose più antipatiche quando se ne soffre è sentirsi dire che sono stupidaggini. Non lo sono. Hai fatto bene a buttare fuori questa descrizione, ma non ti ci calare troppo. E grazie per la condivisione.
“insieme alle lame di temperino arrugginite che si nascondono nelle fessure, aspettando di tornare utili un giorno”
Potentissima