Stacco
Avevo dimenticato quel senso di nausea senza essere riuscita a mangiare. E, invece, eccolo di nuovo. Stessa storia, personaggi diversi. Sembra uno dei topoi dell’epica che studiavo al liceo. Solo che allora mi piaceva non avere sorprese, una trama che si ripeteva sempre uguale a sé stessa. Adesso ne vorrei una.
Mi fa strano scrivere per qualcun altro. Mi spaventa. È come se fosse una confidenza che non sento di potermi prendere. Ma a cosa serve scrivere pagine che nessuno leggerà mai? Ho vomitato righe di parole che non sono mai servite a nulla se non a nutrire il mio ego ferito ed i miei sentimenti sciupati. Quindi questa volta, almeno a te, vorrei dirlo. Che mi gira un po’ la testa quando per sbaglio ti tocco il braccio. Che mi sembra di invadere uno spazio non mio quando mi giro e ti stai cambiando in un angolo del dormitorio – anche se non siamo soli e per te è un gesto automatico. Che queste cose non le sentivo da tanto e sono riuscita ad evitarle così bene e così a lungo che mi fa arrabbiare che tu sia arrivato a scomodarle. Che l’epilogo di questa storia non cambierà neanche questa volta, perché forse a me le storie impossibili un po’ sono sempre piaciute. O forse semplicemente, per una volta, volevo scrivere di qualcun altro. Volevo smettere di dover ripescare quelle stesse sensazioni in un cassetto impolverato. E la cruda verità è che non so nemmeno cosa farci con questi sentimenti. Perché una volta mi piaceva sentirli e mi piaceva guardarne l’oggetto, di cui riuscivo ad amare tutto quello che non funzionava. E adesso invece non lo so fare più. Perché nonostante i tuoi occhi abbiano lo stesso colore dei suoi, non riescono a farmi smettere di pensare a quel gesto sbagliato che hai fatto una volta, a quella parola di troppo che hai detto. Il mio ultimo “nonostante” si è fermato lì con lui. L’ho amato così tanto nonostante tutto. Il tuo di “nonostante”, invece, non lo riesco a vedere. Quindi, il mio cuore impigrito mi perdonerà se anche stavolta gli dirò che il gioco non vale la candela. Forse non ho più tanta voglia di giocare, almeno con te. Nel gioco – qualunque gioco – io mi sono sempre sentita inadeguata. Troppo sforzo per un premio sempre troppo misero. Quindi, stavolta, in questo parco, ti lascio vincere a tavolino. Stringiti forte ai tuoi problemi di fiducia e alla tua paura di essere ferito. Io vado a far ripartire la giostra: l’unico gioco da cui non sono mai caduta – con la testa buttata all’indietro, in un inesorabile equilibrio storto.
Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Ciao Bianca, un testo originale. Non racconti una storia, la smonti, mostrando i suoi ingranaggi più logori e insieme più vitali (le ferite, le ripetizioni, le paure) e poi la ricostruisci in una forma nuova, più intima. Brava.
Ho trovato questo brano molto intenso. La pagina strappata da un diario. Una fredda disamina, a tratti disarmante, così ben esposta da lasciar trapelare (sensazione mia) un intimo inganno. Letto davvero con piacere, grazie
“Stringiti forte ai tuoi problemi di fiducia e alla tua paura di essere ferito”
Quanta amarezza ho sentito in questo monologo, che diventa una lunga riflessione sulla propria condizione e la capacità di amare e lasciarsi amare.
Scritto molto bene, senza ridondanze né ripetizioni o un inutile dilungarsi, arriva dritto dritto dove deve.