Stallo
Serie: Le mille vite di Mary
- Episodio 1: Perdente
- Episodio 2: Un giorno speciale
- Episodio 3: Ciò che vuole la mia mente
- Episodio 4: Come il vetro
- Episodio 5: Intrappolata nella rete
- Episodio 6: Il leone e la libellula
- Episodio 7: Vampire
- Episodio 8: Qualche verità scomoda
- Episodio 9: Il parco dei ricordi
- Episodio 10: The Broken
- Episodio 1: Jacksonville, Florida …
- Episodio 2: Stallo
- Episodio 3: Genitori e figli
- Episodio 4: Il fuoco della rabbia
- Episodio 5: La voce della verità
- Episodio 6: Ti prego non dirlo
- Episodio 7: Come una libellula nel vetro
- Episodio 8: Sei anni dopo
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Dal giorno in cui misi piede per la prima volta nel garage dei The Broken, per me divenne una routine passare le serate lì.
Avevo avuto diverse conversazioni chiarificatrici con Clara, in cui mi aveva giurato che tra lei e Adam non ci fosse nulla e che lui era semplicemente il suo vicino. Ero consapevole del fatto che non mi dovesse alcuna spiegazione, ma fui comunque sollevata nell’ascoltare quelle parole.
Strinsi una bella amicizia con Marisol e lei si aprì molto con me sulla sua situazione famigliare. Marisol era fidanzata con il figlio degli amici più stretti dei suoi genitori, ma il suo mondo fu stravolto quando decise di partecipare al provino indetto da Thomas per trovare una chitarra, perché in quell’occasione conobbe Tamara. Per i suoi genitori fu un duro colpo la rottura tra lei e quello che già vedevano come suo futuro marito; ma scoprire che questa era avvenuta a causa di una ragazza, procurò a Marisol un bel calcio nel sedere da parte della sua famiglia, lo stesso che ebbe anche Tamara. Ora le due vivevano assieme, lottando ogni giorno per arrivare a fine mese.
Mi raccontò anche di Thomas e iniziai a guardarlo con occhi diversi; se prima provavo solo un sentimento di simpatia e compassione per lui, ora lo pensavo come qualcuno meritevole di massimo rispetto. Thomas era stato sul punto di diplomarsi al conservatorio in pianoforte, ma non riuscì mai a raggiungere quell’obiettivo, perché dovettero amputargli la mano e invece di piangersi addosso si mise subito a studiare canto e decise di fondare una band. Tappezzò letteralmente tutta Bari di manifesti per cercare i membri, ma solo quattro persone si presentarono all’audizione e tutte furono prese. Dalla fondazione dei The Broken in poi, ne avevano avute di porte in faccia, ma mentre il resto dei componenti della band, si era lasciato prendere da momenti di sconforto, Thomas aveva sempre tenuto duro e ora dopo due anni, i The Broken avevano ottenuto la loro prima data.
L’Hotel Del Mare aveva organizzato una serata a tema anni settanta. Come ogni serata organizzata da loro il prezzo di ingresso era di 200€, ma a differenza degli altri eventi tenutisi lì, a cui avevo dovuto rinunciare per preservare le mie finanze, questa volta avevo un pass esclusivo, come invitata della band protagonista della serata.
Leon mi aveva chiesto di andare insieme e io accettai.
Non avevo dato alcuna etichetta al mio rapporto con lui, non ci eravamo neppure mai baciati, ma ero pienamente consapevole dei suoi sentimenti per me, sapevo che prima o poi quello stallo platonico, che si era generato tra di noi, avrebbe avuto una fine e che c’erano solo tre possibilità: la prima, che Leon sarebbe finito nella friend zone; la seconda, che avrei perso la testa per lui e l’ultima, che Leon avrebbe smesso di frequentarmi completamente. Io però non ero pronta ad affrontare nessuna di quelle tre opzioni, perché non volevo che Leon finisse nella friend zone, non ero pronta a lasciarlo andare; ne tantomeno ad ammettere un qualche sentimento per lui, poiché erano ormai diverse notti, che i ricci ribelli di Adam, erano tornati a tormentare i miei sogni.
– Ti donano i panni di Yoko Ono – mi disse Leon non appena salii sulla sua vecchia Ford Fiesta rossa.
– Non bestemmiare, lei è inarrivabile – gli risposi facendolo ridere.
– Tieni questo è per te – mi disse porgendomi una piccola scatolina.
– Leon non dovevi regalarmi nulla – gli risposi imbarazzata e quando aprii quel regalo, provai sentimenti contrastanti.
Conteneva una collanina con un piccolo ciondolo d’argento a forma di libellula.
– L’ho preso come ricordo della nostra prima uscita.
– Leon …
– Ascolta lo so che sei confusa … lo capisco e regalandoti questo non ti voglio mettere pressioni addosso, ho semplicemente visto questa catenina in una vetrina e ho pensato a te.
– Non so cosa dire.
– In genere si accetta il regalo e si dice “ grazie” – mi suggerì lui, chiedendo la mia mano attorno alla scatolina.
– Va bene – risposi alla fine sospirando, quando vidi che si stava offendendo a causa dei miei tentennamenti – grazie –
Arrivammo all’Hotel Del Mare con un leggero anticipo, ma, nonostante questo, il parcheggio si era già popolato di numerosi modelli di auto inarrivabili per i comuni mortali. Leon parcheggiò affianco a una Ferrari nera, che probabilmente costava quanto il mio appartamento e uscendo dalla sua auto, non riuscì a fare a meno di sbavare davanti a quella bellezza.
– È bello vedere che hai un difetto anche tu – gli dissi mentre ci avviavamo verso l’entrata dell’Hotel Del Mare.
– Cosa vuoi dire?
– Che sembri perfetto in tutto … rinunci a suonare in una band per seguire i sogni di tuo padre, mi resti accanto senza pretendere nulla da me … ma ora ho visto che un difetto ce l’hai anche tu, sei vittima del consumismo come tutti.
– Ammirare la perfezione, non significa lasciarsi corrompere da essa.
– Quindi una Ferrari è la tua idea di perfezione?
– Nel campo automobilistico si, prova a confutare la mia tesi, sono tutto a orecchi – disse mettendosi le mani sui fianchi.
– Non posso, perché di macchine ne capisco zero, so solo che quelle parcheggiate lì costano un mucchio di soldi … ma una cosa posso dirtela, per me la più bella lì in mezzo è la tua.
– Mi stai prendendo in giro vero?
– No, dico sul serio la tua macchina ha stile.
– Non sei una persona che si lascia impressionare dal denaro … – mi regalò un piccolo sorriso.
– Credimi se i soldi avessero effetto su di me, avrei fatto scelte diverse nella mia vita e forse oggi la mia situazione sarebbe migliore – dissi pensando ad Adam.
Rimasi a bocca aperta quando raggiungemmo il salone delle feste. Non ero un’esperta di ambientazioni storiche, ma avevo visto molti film ambientati negli anni settanta ed entrare in quel salone era proprio come immergersi tra le scene de “La vita è un sogno”. Tuttavia non ebbi il tempo di analizzare quelle decorazioni, perché la mia attenzione fu catturata da una zazzera di capelli ricci in lontananza. Era la seconda volta che io ed Adam ci trovavamo insieme in quella stanza, le motivazioni erano cambiate notevolmente, ma la situazione tra di noi era la stessa, non si era ancora superato lo stallo di quel primo incontro.
Adam mi individuò quasi istantaneamente. I suoi occhi vagarono da me a Leon, poi alzò un sopracciglio e mi fece un cenno con il bicchiere che aveva in mano. Era vestito con jeans, canotta bianca e giacca di pelle nera; non ero mai stata una persona frivola, ma non potevo negare, che conciato così fosse davvero bello.
– Scusami – dissi a Leon – vado un secondo in bagno.
Mi allontanai quasi di corsa, avevo bisogno di mettere quanta più distanza tra me ed Adam, il cuore mi martellava nel petto e mi sentivo avvampare. Entrai nel bagno aprendo la porta con forza e l’immagine che fu riflessa dallo specchio lì presente, mi spaventò. Avevo gli occhi lucidi, le guance rosse e le pupille dilatate. Cercai invano di darmi un contegno, avrei voluto sciacquarmi la faccia, ma non potei farlo perché ero piena di trucco, quindi respirai profondamente cercando di calmarmi; ma ogni mio tentativo fu vanificato dall’apparizione di Adam.
– Questo è il bagno delle donne – dissi cercando di mascherare i miei turbamenti e sembrare stizzita, arrogante o arrabbiata.
– Non mi sembra che in passato sia stato un problema per te.
– Adam … – provai a formulare una frase, ma quando mi resi conto che stava parlando del nostro primo bacio, tutte le parole mi furono risucchiate in gola, come se lì ci fosse un buco nero.
– Shhhh. – fece lui mettendomi un dito sulle labbra e sentii quell’elettricità famigliare, la stessa che affondava le radici nei miei ricordi lontani di adolescente, avvolgerci – non dire niente –
Poi mi baciò e proprio come in quel freddo pomeriggio di dicembre, di tanti anni prima, gli avvolsi le braccia intorno al collo e mi abbandonai a quel turbinio di emozioni, che sbocciarono nel mio cuore.
In quell’istante sembrò che il tempo si fosse fermato.
La mia mente scivolò e fui trascinata in un vortice di ricordi incessante, mentre la mia pelle riscopriva le sensazioni, che solo il suo tocco era mai stato in grado di provocare in me. Il passato si unì al presente e potenziò la forza prorompente che quel momento stava esercitando sulla mia anima, lasciandovi un’impronta indelebile.
Quando rompemmo il nostro contatto, notai che lui aveva gli occhi lucidi.
– Perché Mary? – chiese sussurrando – non riesco a capire perché mi hai fatto tutto questo … mi hai rubato otto anni … ti prego dì qualcosa perché io sto impazzendo.
– Perdonami – fu tutto ciò che mi uscì dalla bocca, mentre sentivo che a quelle sensazioni, provate pochi istanti prima, si stava sostituendo la disperazione.
Adam si allontanò da me lentamente, le mie mani formicolarono per il desiderio di fermarlo, ma non lo feci, lasciai che uscisse da quel bagno e poi permisi alle lacrime di bagnare le mie guance.
Serie: Le mille vite di Mary
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Ecco che succede a regalar ciondoli e collanine 😀
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