Sui gradini
Ci sono almeno un migliaio di ragioni per cui sedersi a riflettere sulla propria vita fa male alla salute.
Non è che si debba vivere a casaccio, eh… Ma nemmeno star lì a rimuginare e ad alzare gli occhi lucidi al cielo.
Ginevra se ne stava rannicchiata sui gradini della sua abitazione guardando di sfuggita i suoi due gatti pascolare sull’erba bagnata della sera.
“Ma in che senso pascolano, scusa..?”
“Sono grassi. Non corrono. Camminano, brucano l’erba e spiano i vicini… pascolano.”
Era una delle sue attività preferite sedersi sui gradini e pensare a cosa aveva sbagliato nella vita, accedere ai social e prendere ispirazione da quattro coglioni con la vita perfetta, eppure il 25 novembre qualcosa le si era rotto dentro e nessun social né qualche pupillo del dio viralità l’ avrebbe più rialzata da quei gradini.
Una sigaretta sarebbe stata l’accessorio ideale da avere in mano per calcare quel momento catartico, ma a parte qualche tiro durante l’adolescenza non si era più avvicinata al tabacco, all’hashish e alla marijuana.
“Mondo crudele. Non si può più contare neanche sugli stereotipi!”
Tum…Tum… Tum…Tum Tu-Tum…
“Si?”
“Ehi..”
“Ohi… com’è?”
“Eh… Sto per suicidarmi”
“Ah ma dai? Sono giù a pascolare i gatti e non mi prendi nemmeno tu in un momento felice…”
“Capisco… Pensavo solo di avvisarti per via di quelle paranoie che ti fai quando qualcuno non si fa più sentire. Ecco, spero che così tu sia più serena.”
“Si, di sicuro mi hai fatto un favore. Grazie per avermi avvisata. Mi chiamavi solo per questo o anche per qualcos’altro?”
“Mi era anche venuta voglia di raggiungerti e di farci un’ultima serata come si deve… Ma ormai è tardi e io ho un po’ fretta. Stammi bene eh… Non ti rattristare che sei una a posto tu.”
“Dici?”
“Si è così. Ciao Ginevra!”
“Ciao… Ma…” rimase in silenzio, con gli auricolari ancora addosso, distratta, a riprendere le fila di ciò che stava pensando prima di quella chiamata.
Come colonna sonora il particolare disturbo di un ricevitore che strofina sulla giacca mentre si tiene lo smartphone tra l’orecchio e la spalla.
Infine, il rumore di un piccolo oggetto che cade al suolo disintegrandosi. Ginevra fissò lo smartphone, si tolse gli auricolari ringraziando che la linea fosse caduta prima di sentire il secondo tonfo, quello più pesante.
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“quattro coglioni con la vita perfetta”: forse solo sui “social”, anzi, sicuramente. Il clima di disperazione autoironica della voce narrante e la sua indifferenza alla notizia di un prossimo suicidio – fra l’altro anche il futuro suicida pare non troppo sconvolto dalla fine imminente – producono un effetto straniante molto ben riuscito.
Benissimo, spietato e senza tempo da perdere
Anatomia di una caduta volontaria. Asciutto dolce e amaro. Bello