Tartarughe (1)

Serie: L'Urlo Muto delle Ombre


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Marco e i suoi genitori devono partire per una vacanza di tre settimane dai nonni. Chi si occuperà delle sue tartarughe, durante quelle roventi giornate di agosto?

“Giro giro tondo” canticchiò Marco facendo compiere una piroetta al cucciolo di tartaruga.

“Casca il mondo” continuò. “Casca la terra, tutti giù per terra” concluse riponendo l’animaletto nel recinto.

Si guardò attorno individuando un punto del prato accanto al barbecue, dove la proprietà confinava con il campo di orzo del Signor Costelli. Là, i primi non ti scordar di me, chiazze blu che sfumavano con il verde del selciato. Cercò attentamente, individuò una margherita e la raccolse.

All’angolo del reticolo, dietro alla casetta di legno delle tartarughe, Marco aveva ficcato nel terreno un sasso con sopra incisa una croce stilizzata. Vi posizionò accanto il fiore in ricordo di Gordon, un tempo l’uomo di casa del recinto. Rimase in silenzio ricordando con orrore il giorno in cui suo nonno aveva deciso di tosare il prato. Quando Marco lo aveva visto avvicinarsi al tosaerba, il nonno stava già tirando la cordicella di avviamento. Marco si era messo a correre urlando di controllare il vano della lama, ma il vecchio aveva già dato il primo strattone alla corda e il motore (quel maledetto non si avviava mai al primo colpo) si era avviato sputando fumo grigio. Uno schiocco come di legno che si spezza si era propagato nell’aria, e un istante dopo il motore si era spento singhiozzando.

Una lacrima gli scese lungo il profilo del naso rigandogli la guancia. Al lato opposto del recinto Flash – compagna del povero Gordon – osservava la scena in silenzio. Marco l’afferrò tenendola sul palmo della mano, e con la punta del dito solcò la ruga a forma di fulmine sul guscio, particolare da cui la creatura prendeva il nome.

“Prenditi cura di loro” disse accarezzandole la testa con il dito. “Non preoccuparti, tornerò presto” la rassicurò. Contò i gusci, dieci in tutto. Nove piccoli e uno grande.

“Tutto a posto” disse tra se e se. Riempì il vasetto dell’acqua e sostituì la lattuga, poi entrò in cucina, dove sua madre stava ultimando i preparativi per il viaggio.

“Mamma?”

“Dimmi Marco” rispose lei distratta posando i vasetti di salsa di pomodoro nella borsa frigo.

“Staremo tanto dai nonni?”

“Sei… sette… ok, ci siamo” disse la madre riponendo gli ultimi ghiaccioli sopra i vasetti.

“Mamma!”

“Che c’è?”

“Quanto restiamo dai nonni?”

“Tre settimane.” Si soffermò scrutando l’espressione di suo figlio, nei cui occhi iniziava ad insinuarsi il dubbio. “Sei preoccupato per le tue tartarughe, vero?” domandò. Marco fece di sì con un cenno del capo.

“Se chiedessimo a Gastaldo, di occuparsi di Flash e dei piccoli?” propose.

Il volto di Marco si incupì. “Lui… li farà morire di fame.”

“Perché dici così?” domandò lei dubbiosa.

“Non gli interessa di me. E delle tartarughe.”

Sua madre lo fissò un istante. Un silenzio tagliente pervase la stanza. “Non esagerare, Marco” rispose, con il tono freddo di quando gli proibiva di saltare la scuola per un po’ di raffreddore.

“Portiamoli con noi” mormorò Marco.

“No” rispose lei laconica. “Chiederai a Gastaldo di curarsi di loro, e lui lo farà.”

“Ma fa caldissimo, si brucia!” piagnucolò lui. “Moriranno” esclamò, e una seconda lacrima gli rigò la guancia. Sua madre indugiò un istante guardandolo e gradualmente, al posto di un bambino capriccioso, iniziò a vederne uno terrorizzato per la sorte dei suoi animaletti. L’espressione del viso le si ammorbidì. In fondo era d’accordo sul fatto che la premura nei confronti di un animale domestico fosse un comportamento da incoraggiare nei bambini. Si inginocchiò portandosi all’altezza di Marco. “Potrebbe chiederglielo papà. Gastaldo non ignorerà le sue parole, non credi?” Gli porse fazzoletto di carta. Marco si asciugò le palpebre e soffiò il naso.

“Va bene” disse infine Marco strofinandosi gli occhi arrossati. “Posso bere una coca?”

“Sai che ti dico? Ne prendo una anche io” rispose lei ammiccando. “Ma smettila di piangere.”

“Va bene” mormorò lui, sorridendo alla vista degli zampilli frizzanti sull’orlo del bicchiere.

La bibita era fresca; ottima contro l’afa rovente di agosto.

Serie: L'Urlo Muto delle Ombre


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