
Te, lei ed io
Esiste un’enorme differenza tra dolore fisico e dolore emotivo. Quello fisico lo controlli, riesci in qualche modo a tenerlo confinato in limiti e confini ben precisi. Come quando da bambini si sentiva meno dolore tenendosi stretta tra le mani la parte lesa. Ma il dolore mentale, il dolore dell’anima, quello non è tanto semplice da eliminare. Per quanto si provi ad arginarlo, a contenerlo, è un qualcosa che va oltre la nostra competenza. Credevo che la sofferenza più grande mai provata in vita mia fosse stata quando i denti del giudizio bussarono alle porta della mia presunta maturità, quando qualsiasi tipo di antidolorifico andava a farsi benedire. Ricordo in maniera estremamente nitida le nottate passate con la busta dei piselli surgelati attaccata alla faccia e il mal di testa che ne conseguiva. Io ne ero certa, sicura come poche altre cose nella vita, che quello fosse la perfetta descrizione della parola dolore.
Che illusa.
Mi sono resa conto di quanto io mi sbagliassi la sera in cui hai tardato nel rincasare. Di solito torni sempre di me e io ti trovo sul divano, attaccata al termosifone e con il gatto acciambellato sulle gambe. Mi guardi con quel sorriso che potrebbe scatenare e fermare le guerre e mi tendi una mano invitandomi a raggiungervi. Per cui quando ho aperto la porta e ho trovato la luce spenta e il gatto a dormire da solo, ho semplicemente pensato che avessi tardato al lavoro. Dopotutto stai lottando per una promozione da diverso tempo e posso comprenderlo. Non ci bado, non è importante. Per una volta mi farò trovare io su quel divano ad aspettarti, anche se il mio sorriso può fermare al massimo mia madre. Ho cambiato i miei programmi proprio per stare con te, fa niente se dovrò fare più ore domani pomeriggio. Penso di fare una doccia e magari perché no, ti preparo una bella sorpresa. Sono giorni che ti lamenti perché non ho ancora voluto indossare quel nuovo completo intimo che abbiamo comprato insieme, anche se sai perfettamente che non sono tipa da fronzoli e merletti. È l’occasione perfetta per sorprenderti, per far riaccendere nei tuoi occhi quella scintilla che c’era un tempo. Me ne sono accorta che non mi guardi più come prima, che sei più distante e costantemente sovrappensiero. Ma continuo a ripetermi che è per il lavoro, niente di cui preoccuparsi. Stiamo insieme da tre anni ormai, ho smesso di prestare attenzione a certe cose. Mi infilo sotto la doccia e mi rilasso lasciandomi trasportare dal calore del getto. Ad occhi chiuso e con il vapore che mi avvolge, mi torna in mente la prima volta che ci siamo incontrare. Faceva caldo, assurdamente caldo, ed eravamo entrambe in fila per entrare al museo di arte contemporanea. Non so nemmeno perché mi trovassi lì, io odio l’arte contemporanea. Inciampai in un gradino e ti franai addosso. Rimasi stregata dall’intensità dei tuoi occhi nocciola e dal sorriso genuino che mi riservasti. Procedemmo insieme all’interno, per la mia incolumità, dicesti. Da quel giorno, hai imparato di me ogni singola cosa che c’era da sapere. Hai imparato ogni centimetro di pelle e hai fatto tuo ogni singolo respiro che mi concedo di fare. Chiudo il getto, mi avvolgo nell’accappatoio e sento la serratura scattare. Un enorme sorriso si apre sul mio volto, ma c’è qualcun altro con te.
-Devi smetterla! Questa storia deve finire-
-Non puoi far finta che non sia successo niente, quella lì non conta niente! –
-Quella lì è la mia ragazza e tu sei stata solo un bacio dato per sbaglio-
Ho provato a restare in bagno, a non venire verso di te e la tua interlocutrice. Mi affaccio in cucina e tu sgrani quegli occhi che tanto amo. Riconosco la ragazza con cui parli, ho visto delle vostre vecchie foto. So perfettamente chi sia. Vorrei chiederti che ci fa in casa nostra la tua ex, vorrei chiederti di che bacio parlavi e da quando vi siete riviste. Ma dentro di me conosco già la verità, dentro di me so che non era il lavoro a tenerti lontana da me. Urlerei, urlerei forte contro di te, contro di lei, ma tutto ciò che il mio corpo mi concede è piangere. Di fronte a te, di fronte a lei. Vi do le spalle, mi chiudo in camera e ti sento battere i pugni contro il legno della porta per farti entrare. Ma non lo farò, non ti lascerò umiliarmi di fronte a lei. Mi vesto alla svelta, indosso gli stessi abiti che ho tolto solo pochi minuti fa e mi dirigo verso la porta di casa senza degnare di un solo sguardo né te né lei. Tenti di fermarmi, di parlarmi e al tempo stesso di mandare via lei. Non puoi dividerti tra due persone, ti scivolo via dalle mani correndo lontana da te e da lei. Corro, corro più veloce che posso, più lontano che riesco. Sento il cellulare vibrare in tasca e so già che sei tu, puoi essere solo tu, ma non mi importa. Non mi fermo, non fino a quando ho fiato nei polmoni.
Corro.
Corro tra i lampioni della città.
Corro tra i corpi e gli sguardi spenti, disinteressati.
Corro fino ad arrivare a quel ponte dove mi hai baciata per la prima volta.
Mi fermo.
Il cellulare continua a squillare, imperterrito reclama la mia attenzione. Tu la reclami. Ma come potrei mai dartela? Hai presso a schiaffi me e te per lei, mi hai presa a morsi lasciando i segni dei denti sul cuore. La vibrazione inizia ad infastidirmi per cui ti rispondo, limitandomi ad ascoltarti e trattenere le lacrime. Ma purtroppo tu sai come prendermi, tu sai quali corde toccare e riesci a farmi ridere anche in una simile sensazione. Riesci a farmi ridere anche se hai baciato un’altra. Riesci a farlo mentre giuri e spergiuri che si è trattato solo di un errore, uno sbaglio che non si è mai più ripetuto. Mi chiedi di dirti dove mi trovo, dove sono per correre da me. Guardo cosa ho intorno, poi l’orologio. Sorrido ancora. Sono sempre stata così. Impazzisco, dò di matto e poi mi calmo. Ragiono.
-Al museo, tra dieci minuti-
Riaggancio e guardo lo sfondo del mio cellulare come una cretina, una cretina alla quale hai rubato il cuore e ormai puoi farci quello che vuoi perché non te lo chiederei mai più indietro. Mi incammino verso di te e so che nonostante tutto, ci saremo io e te. Senza di lei.
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Molto carino. E dai risvolti inaspettati. Perché lei torna e le due hanno un confronto. Forse mi ero aspettata una cosa più banale… non so, il solito incidente. Lei che attende ma nessuno torna. Quindi mi è piaciuto molto lo svolgimento. Il testo è talmente ben scritto, che avrei evitato l’inizio, che sa tanto di testo filosofico, inserendo tranquillamente il mal di denti e la busta surgelata di piselli. Perché non hai bisogno di spiegare niente. Viene tutto da se’.
Un caro saluto e complimenti ancora.
Grazie mille, davvero.
Mi fa piacere che ci abbia trovato qualcosa di buono e che ti sia piaciuto, in fase di scrittura avevo la costante impressione di proporre la solita “zuppa scaldata”. Per quanto riguarda l’inizio “filosofico” è un qualcosa che rientra molto nel mio personale gusto, ma mi rendo perfettamente conto che non può incontrare chiunque. Io amo scrivere inizi lontani dalla trama di base, come fosse una sorta di firma. Ti ringrazio per le gentilissime parole circa il testo, ne sono lusingata.
Un abbraccio e ancora grazie,
S.
L’eterno tema del triangolo di sentimenti non smetterà mai di annoiare e di coinvolgere. Hai un modo di scrivere molto diretto che arriva dritto al lettore.
Grazie mille come sempre per le tue gentilissimo parole!
A presto,
S.
Oddio, non me ne ero accorto minimamente! In ogni caso il tema dell’incomunicabilità è molto presente e per questo rinnovo i miei complimenti
Ringrazio ancora per i complimenti e non c’è problema, probabilmente non sono stata abbastanza chiara.
Grazie ancora,
S.
Ciao Simona, iniziando con il faceto ho ben presente il mal di denti che descrivi. Io passavo notti insonni imbottita di antidolorifici a ricamare un quadro a mezzo punto: orribile. Non ho mai amato ricamare, ma era l’unico modo per lobotomizzarmi 😉 Venendo al serio, ho letto con piacere il tuo racconto. Ho difficoltà a scrivere e leggere “di” amore, probabilmente per un blocco energetico dovuto ad alcune situazioni. Il tuo racconto è riuscito a farmi sorridere perché delicato. Ti seguirò volentieri in altre avventure.
Ciao, si il mal di denti è una piaga irrisolvibile. Nemmeno il mio fidato Oki era riuscito ad aiutarmi… Forse avrei dovuto tentare anch’io il ricamo, anche se i miei rattoppi sulle lenzuola sono la rappresentazione della paura di Lovecraft.
Sono davvero felice che ti sia piaciuta e che ti abbia suscitato qualcosa di positivo e davvero grazie per aver scelto di seguirmi.
Spero a presto,
S.
I sentimenti non conoscono differenze di sesso e colore. Un racconto romantico, dallo stile colloquiale e intimo. La protagonista diventa um amica da ascoltare, confortare e.consigliare. C’è qualche refuso correggibile.
Mi è piaciuto!
Grazie infinite!
L’intenzione era proprio quella di creare un qualcosa nel quale chiunque si possa interfacciare. Più o meno tutti hanno avuto una lite con la propria metà e volevo fosse una semplice parentesi, per così dire. Se sono riuscita, ne sono davvero felice.
Grazie ancora e mi spiace per i piccoli errori.
A presto,
S.
Grazie mille, davvero. A mio parere riuscire a creare empatia, come dici tu, tra il lettore ed il protagonista è la cosa più appagante. Quindi davvero grazie!
A presto,
S.
Molto carino questo racconto sulla incomunicabilità su una lei e un lui, come è molto azzeccata la scelta del dipinto di De Chirico come immagine che fa da copertina al racconto. Senza quei (pochi) errori di battitura e con un editing migliore sarebbe stato ancor meglio
In realtà sono tutte donne.
Mi dispiace per gli errori, non me ne sono accorta nonostante la rilettura.
Grazie mille!
S.
Molto bello e intenso come racconto anche se spero come donna che ci sia un seguito totalmente diverso…. Fai emozionare complimenti, ho sentito una totale empatica con la protagonista