Tempesta di ricordi

Serie: Giuditta


Il cuore palpitava all’estremo. In quel momento mi dimenticai di Giuditta, di dove mi trovassi, di chi fossi; mi concentrai piuttosto su Jake, il ragazzo affascinante e misterioso, che molto probabilmente avevo giĆ  incontrato.

Sorrise. -Mi fissi da un po’, ancora non mi riconosci?- domandò.

Scossi la testa. -Non bene- dissi, prendendo un altro sorso del mio quarto drink.

-Forse questo non ti aiuterà…- disse allontanando delicatamente il bicchiere dalle mie mani. -L’alcool stordisce- aggiunse, una volta poggiatolo sul tavolo.

Lo guardai confusa. -Di solito questo sono io a dirlo agli altri-. Sorrisi al mio stesso pensiero.

-Lo so, ricordo- rispose. Allora mi prese per mano e, senza aspettare un minuto di più, mi portò in pista da ballo, dove siamo stati costretti a stare l’uno attaccato all’altro da quanta gente c’era. In quel momento riuscii a capire perchĆ© Giuditta era cosƬ sudata quando uscƬ dal locale, e cosƬ, mentre Jake cercava in vari modi di sedurmi, io pensavo a Giuditta, a dove potesse essere, se si fosse sentita male.

-Non preoccuparti di lei, si starĆ  sicuramente divertendo- disse, -e dovresti farlo anche tu-. Fu in quel momento che si avvicinò a me talmente tanto da poter percepire qualsiasi parte del suo corpo su di me. Poi iniziò a baciarmi, ovunque: collo, spalle, mento labbra. In un primo momento non sapevo come reagire: se respingerlo o no, se privarmi di quel momento di piacere che mai mi ero concessa di provare. Inoltre, mi sentivo stordita tra la musica, i fumi, la gente, l’alcool e sentivo di non avere abbastanza forze per spingerlo via.

Continuavo a ripetere nella mia testa le parole di Giuditta: lasciati andare! Forza, lascia perdere il senso di misura per un po’. CosƬ, anche se contrariata, riuscii a cedere all’idea di me tra le braccia di un ragazzo e senza pensieri per la testa. Un ragazzo, tra lā€˜altro, che avevo giĆ  conosciuto, perchĆ© porsi inutili problemi?

Mi lasciai andare e acconsetii qualsiasi sua mossa, finché non staccò le labbra dal mio viso e mi guardò negli occhi. Occhi di ghiaccio che mi raggelarono. Sollevò poi lo sguardo, guardando oltre le mie spalle e facendo un cenno con la testa.

-Cosa c’è che non va?- chiesi mezza stordita. -Hai visto Giuditta?-

Rivolse lo sguardo su di me, mi accarezzò il mento con l’indice e mi baciò un’altra volta. -Sei davvero bellissima- sussurrò, poi mi prese per mano e mi trascinò tra la folla.

-Dove andiamo?- chiesi, a mala pena mi reggevo in piedi.

Lui non rispose o, forse, fui io a non udirlo.

Giungemmo al piano superiore della casa, oltrepassando un nastro adesivo che citava: ā€œnon accessibileā€. Dall’alto delle scala, le persone sembravano sempre più piccole e la musica sempre più lontana; si confondevano tutti, un po’ come i miei pensieri. Fui presa da una tempesta di ricordi quando Jake, dopo essersi guardato furtivamente a destra e a sinistra, mi fece entrare in una camera da letto. Barcollai, confusa: -PerchĆ© siamo qui?-

Distolsi lo sguardo interrogativo dal letto e mi guardai intorno, incontrando un’altra figura maschile al suo interno; questo mi perlustrava come se fossi stata un soprammobile.

-Niente male, Jake, te la sei trovata bene stasera- disse il ragazzo, il cui tono mi permise di riconoscere in lui Jeremy, il proprietario del locale.

Jake distorse lo sguardo e fece un grugnito. -Mah, ĆØ l’unica che non ti sei ancora fatto piuttosto-

Sorrise. -Hai ragione- disse Jeremy.

Si avvicinò a me con passo lesto e, quando in un gesto mi spinse sul letto, il fastidio e il dolore che le sue mani pesanti causarono su di me, mi spinsero a ricordare ancora meglio.

Iniziai ad urlare e a stattonarmi: -Lasciami stare! Lasciami stare!!-

Ricordo solo un turbine, una tempesta di ricordi sempre più nitidi e violenti. Sembra quasi li stia vivendo ora.

Urlavo, mi disperavo. Continuavo a sentire le loro mani su di me.

-Giuditta, stai tranquilla! Giuditta, dai!-. Le loro voci sono chiare, le sento proprio ora. Continuano a dirmi di calmarmi. -AndrĆ  tutto bene, Giuditta-

Serie: Giuditta


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Discussioni

  1. Ed ecco che la favola si spezza, che l’essere prudente paga. Viviamo in un mondo dove non ĆØ possibile abbassare la guardia, dove a volte non si ĆØ liberi di “lasciarsi” andare perchĆØ nell’angolo più buio qualcuno ĆØ in attesa