
The saints are coming pt. 2
Serie: Ticket to hell
- Episodio 1: Do you know the enemy? Pt. 2
- Episodio 2: I’m gonna show my scar Pt. 1
- Episodio 3: I’m gonna show my scar Pt.2
- Episodio 4: The saints are coming pt. 1
- Episodio 5: The saints are coming pt. 2
- Episodio 6: It’s the end of the world as we know it
- Episodio 7: Are we not men?
- Episodio 8: Do you know the enemy? Pt. 1
STAGIONE 1
Due ore prima.
La seconda classe del treno Firenze-Milano era sovraffollata: per qualche disguido tecnico erano stati venduti più biglietti di quanti posti fossero realmente disponibili. Ovviamente ne erano nati litigi, addirittura qualche piccola rissa, in cui furono coinvolti anche gli addetti alla sicurezza dei treni. Una soluzione veloce e che accontentasse tutti era davvero difficile da trovare. La maggior parte dei passeggeri urlava con rabbia nei confronti dei controllori, verso i vicini, o semplicemente inveiva contro Trenitalia. Erano tutti pronti a chiedere il rimborso dei biglietti, ma nessuno naturalmente era disposto a rinunciarvi. Fu così che un’ora dopo rispetto all’orario previsto per la partenza, il treno riuscì a partire. Soltanto una decina di viaggiatori aveva deciso di farsi da parte e prendere il treno successivo, nonostante questa scelta provocasse stravolgimenti significativi alla loro tabella di marcia. Molti altri semplicemente accettarono il fatto e decisero di stare in piedi o di scambiarsi il posto di tanto in tanto.
Circa a metà del viaggio si sentì provenire del trambusto dalla prima classe. Dapprima nessuno ci fece caso: probabilmente il disguido sorto con i biglietti aveva causato un ulteriore diverbio tra qualche passeggero. Dopo qualche minuto però la discussione sembrava andare avanti e anzi aumentava di intensità. Qualcuno cominciò ad alzare la voce, addirittura una donna urlò. Un bambino in seconda classe seduto accanto alla mamma sollevò preoccupato lo sguardo verso di lei, la quale prese ad accarezzargli la testa per tranquillizzarlo. Ad un tratto tutto il vagone sussultò, quando un uomo dalla prima classe si gettò contro la porta che separava i due vagoni, come se fosse stato spinto. Un altro tonfo, seguito da grida di aiuto. La mamma prese il suo bambino per mano e si allontanò, dirigendosi verso il vagone ristorante per comprargli una bella cioccolata calda. Giunse di corsa, tutto trafelato, un controllore del treno che si precipitò verso la porta per accedere alla prima classe. Non appena la porta fu aperta ne uscì un odore mefitico e immediatamente tutti tentarono di coprirsi il naso con il colletto della giacca, il foulard o anche solo con una manica della maglietta. Pochi secondi dopo quello che ne uscì fu molto peggio. Una donna coi vestiti strappati e diverse ferite si gettò velocemente attraverso il varco e intimò di chiudere subito la porta. Era coperta di sangue e sudore, il volto paralizzato in una maschera di terrore, gli occhi cerchiati da profondi segni blu e il corpo scosso da forti spasmi. Nessuno capiva però l’urgenza con cui la donna pregava di chiudere la porta, così lei stessa si precipitò verso di essa per sbarrarla: un secondo prima che un’altra persona vi si scaraventasse contro con uno schianto. Un signore anziano le si avvicinò per constatare che stesse bene, ma lei si ritrasse con uno scatto, raggomitolandosi a terra. Nel frattempo, era accorso anche il capotreno che chiese spiegazioni alla donna. Con la voce rotta dallo spavento e dalle lacrime si spiegò come meglio riuscì.
“Un uomo… urlava e pregava… prima in italiano, poi in – in arabo, credo” Il fiato si faceva sempre più pesante, mentre i suoi ascoltatori tentavano di dare un senso a quel discorso.
“Si toccava il petto, così” e si diede dei colpi con il pugno chiuso. “Poi diceva che siamo tutti feccia e dobbiamo morire… e che lui…che lui è qui per salvarci… Era qui” Uno spasmo più forte degli altri le impedì di continuare a parlare. Qualcuno cominciò a mormorare tra i sedili. Il capotreno si levò il berretto e si avvicinò di più alla donna per confortarla, ma si fermò quando lei si mise a urlare.
“Pensavo che avesse una bomba! Lo pensavamo tutti! Invece ha tirato fuori dalla tasca una…una fiala! E l’ha gettata in terra” Mentre parlava continuava a guardare la porta, per verificare che fosse ben chiusa.
“Qualcuno ha urlato ‘È un attentato!’ ed è stato il panico. La fiala ha rilasciato qualcosa… senza fumo, solo quest’odore… e sono comparse queste!”, esclamò, indicando le escoriazioni che aveva su tutto il corpo.
“Lui si è accasciato, pareva morto! E pure tutti quelli più vicini a lui… ma non erano morti! Si sono sollevati e – e strisciavano… e mordevano, mordevano tutti, ci stavano mangiando!”
“Che cosa?!”, rimase allibito il capo treno.
Fu subito lo scompiglio generale, la gente nel vagone fu presa dal panico. Alcuni impugnarono velocemente i loro cellulari per tentare di avvisare la sicurezza, la polizia, chiunque. Altri si allontanarono velocemente, cercando rifugio in altri vagoni. La donna ferita e china in terra continuava a ripetere a bassa voce “non aprite, non aprite, non aprite, non aprite”, finché ne ebbe la forza, poi semplicemente smise di parlare e di respirare. Qualcuno si mise a piangere. Il capotreno cercò di ricomporsi per prendere l’iniziativa e trovare una soluzione. Pochi attimi passarono, dopodiché la donna riaprì gli occhi e, cancellata ogni traccia di paura e sconvolgimento dal volto, si avventò sulla gamba del capotreno e lo morse. Egli urlò di dolore, come non aveva mai fatto in vita sua e di riflesso diede un calcio in faccia alla donna, rigettandola indietro. A quel punto nessuno rimase al proprio posto e fu il panico generale. Soltanto una donna anziana rimase seduta, tenendo saldo in mano il crocifisso che aveva appeso al collo.
“I santi ci salveranno, i santi ci salveranno! Non abbandonatemi, per favore, fate presto!”, furono le ultime parole che pronunciò, strozzate da un morso alla gola da parte della donna che nel frattempo si era rialzata. Tutti correvano da una parte all’altra del vagone cercando la salvezza nel vagone adiacente e nel farlo un signore aprì per sbaglio la porta che conduceva alla prima classe. La stessa porta che la donna sconvolta si era tanto premurata affinché rimanesse chiusa. Decine di persone si riversarono fuori di essa, tutte in condizioni spaventose, disumanizzate. Non avevano espressione sul volto, ma gli occhi arrossati e la bava alla bocca. Si sparsero per tutto il treno e nessuno riuscì a salvarsi da quell’orda rabbiosa: furono tutti morsi, sbranati, contagiati.
—
Il treno giunse a destinazione, ma la catastrofe che causò è già nota.
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- Episodio 2: I’m gonna show my scar Pt. 1
- Episodio 3: I’m gonna show my scar Pt.2
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- Episodio 5: The saints are coming pt. 2
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Potrei rigirarti il commento che mi hai fatto sul mio racconto del Lupo: mi piace questo evento surreale catapultato nella mia realtà tipicamente italiana (vedasi: classico disguido tecnico alla stazione, che se non fa diventare come Hulk dalla rabbia, può “giustificare” la zombizzazione) e la scrittura sorregge con una certa cura per il dettaglio dostejeskiana il racconto, che però dopo una intro non prosegue, ho letto altro ma non c’è un proseguimento, a questo fatto del treno che mentre leggevo pensavo alla stessa frenesia, senso di anarchia e panico all’interno del vagone, stile Snowpiercer, ma non ho avuto il piacere di leggerne un seguito, una protagonista che esce fuori, magari tu stessa, o al limite uno stupido bimbo minchia che riprende tutto con il cellulare…. c’è bisogno di espansione, che avrebbe fatto Fedor? Comunque questo step 1 si legge che è un piacere, veloce (ma potrebbe essere ancora più velocizzato) ma il kino eye è potente in te
“Pensavo che avesse una bomba! Lo pensavamo tutti! Invece ha tirato fuori dalla tasca una…una fiala!”
Credo sia la prima volta, in una storia/film/qualunque cosa di zombie in cui viene spiegata la causa della loro genesi. Grazie! ???
Ci voleva, no? Comunque, ti anticipo che non è tutto qui 🙂
Bene, bene, non vedo l’ora di scoprire il resto!
Ciao Erica, interessante come hai collegato la storia presentandoci per primo l’arrivo del treno alla stazione di Milano. Questi primi episodi riescono a incuriosire, nella mente del lettore si affollano congetture e domande. Passo ai prossimi, la lettura mi ha tenuta incollata fino all’ultima riga.
Il ritmo c’è, la storia anche, e non ho smesso di leggere…ora spero che qualcuno non mi morda! Congrats