Ti amo, nonna

«Ho pregato la morte.»

Sento questa frase prodursi e riprodursi nella mia testa, continuamente.

Non dimenticherò mai il momento in cui l’hai pronunciata, così come non dimenticherò mai la maniera in cui ti sei aperta a me dopo.

Non sapevo quello che avessi dentro, quanto dolore e quanto amore nascondessi, nonna.

Non sapevo che la tua vita fosse così piena. Ogni tua parola straripava di emozioni, sentimenti veri, di quelli che sembrano non esistere più.

Ti sei raccontata.

E mentre lo facevi riuscivo a vedere con i miei occhi il tuo cuore che si apriva a me, smettendola di nascondersi come se avesse rubato delle caramelle in un negozio.

Quei giorni sono sembrati infiniti.

Non scorreva il tempo, rimaneva fermo lì, congelato.

Credevo ti avrei persa.

Credevo che non avrei avuto il tempo di recuperare.

È vero che non si capisce il valore di qualcuno fin quando non lo perdi.

E io… io ho rischiato di perderti, e l’idea che sarebbe potuto succedere davvero mi fa venire i crampi allo stomaco.

Non ti avrei conosciuta.

Non avrei avuto il tempo di farti capire che per la prima volta i miei occhi si erano aperti e avevano davvero compreso quanto tu fossi importante per me.

«Mamma è in ospedale. Nonna ha avuto un infarto.»

Ho creduto di impazzire.

Mi sembrava di essere stata improvvisamente catapultata in un film e non desideravo altro che tirarmi fuori di lì al più presto.

Sono talmente logorroica che non riesco a sopportarmi io stessa quando parlo, ma quando ho sentito quelle parole sono rimasta in silenzio.

Ho guardato il cielo e ho pregato.

Ho sperato che tutto tornasse come prima, che quel nomignolo affettuoso con cui mi chiamavi – e che confesso: sono gelosa di svelare – tornasse sulle tue labbra a far inclinare verso l’alto le mie. Ricordo che era un Venerdì come tanti e che su quella terrazza ho stretto i pugni e con gli altri ho finto che dentro di me non si stesse scatenando una vera e propria tempesta.

“Dammi solo un altro po’ di tempo.

Lascia che senta ancora il calore delle sue mani addosso, che quelle dita delicate tornino ad accarezzarmi il viso e che il suo respiro possa solleticarmi ancora.

Permettimi di amarla come merita, di dirle che le voglio bene, che d’ora in poi io ci sarò. Aiutami, ti prego.

Aiutami ad abbracciarla ancora, a non doverla considerare solo un bellissimo ricordo che non ho saputo vivere.”

Ha ascoltato le mie preghiere.

E quando settimane dopo l’ho rivista lì di fronte a me con gli occhi sempre pieni d’amore ... non ho resistito.

Ho sorriso e ho ingoiato il singhiozzo.

Avrei voluto piangere, perché ero felice.

«Ho pregato la morte.»

Quella frase però non va più via.

Quando hai sopportato il dolore del “dopo”, quando hai affrontato il seguito di quel mese orribile passato sul lettino di un ospedale, me lo hai confessato. Mi hai detto che è stato difficile, che per la prima volta nella tua vita hai creduto di non farcela.

Io ti ho stretto forte la mano e non ho detto niente, perché le parole non mi vengono mai fuori. Rimangono sempre incastrate e io non sono in grado di recuperarle in alcun modo.

Mi limito sempre a lasciarmi sopraffare, a far esplodere tutto dentro di me, come se dovessi nascondermi dal mondo quando provo qualcosa.

Sono felice che la morte non abbia ascoltato quella tua preghiera, nonna.

Sono felice che abbia ascoltato la mia, che ci abbia lasciato questo tempo che abbiamo ancora.

Sono felice di aver imparato a conoscerti, di sentire per te quello che sento oggi.

Ti amo, nonna.

Ti amo in un modo che non può essere descritto, espresso. Ti amo con la consapevolezza che lo farò per sempre, che le tue mani nel mio cuore saranno il ricordo della più dolce delle carezze, che i tuoi sorrisi sinceri rimarranno i più puri che io abbia mai visto.

Ti amo come poche volte farò nella vita. Perché sei TU, e non esiste modo migliore per descrivere quanto vali per me.

Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Cara Anna, complimenti perché sei riuscita ad aprirti in uno scritto che abbraccia tutti quanti coloro amano e hanno amato. Prova magari a raccontare la storia della tua nonna o anche la vostra storia. Attimi brevi, piccoli aneddoti, ricordi fermati sulla carta che ti aiuteranno a sentirla sempre vicina. Io l’ho fatto e credimi, aiuta tanto.