Tra le mura dell’eternità

   Villa Donata sorgeva alla fine di Via Pascal, immersa in un silenzio carico di memorie. Una costruzione su due piani, circondata da un ampio giardino ricoperto da un manto di foglie rosso arancio che sembrava sospeso tra l’autunno e l’eternità. Tutti quelli che passavano davanti ai suoi cancelli ne subivano il richiamo, ma alla fine distoglievano lo sguardo, intrappolato nella stessa malinconia che quella dimora sembrava custodire.

   Un’anziana donna avanzava a passo lento verso il portone d’ingresso. La sua mano tremante sfiorò per un istante la superficie arrugginita del cancello prima di oltrepassarlo. Il cammino le era familiare. Non esitò neppure quando, salendo i gradini consunti, un’ombra scura attraversò il vetro di una finestra al secondo piano, sfuggente e silenziosa.

   All’interno, l’aria era impregnata di polvere e ricordi. La casa era spoglia di qualsiasi arredo. L’intonaco delle pareti si staccava in lembi sottili, alcune piastrelle del pavimento erano spezzate.

   La donna salì la rampa di scale, il legno scricchiolò sotto i suoi passi. Con le dita sfiorò il passamano impolverato. Un gesto quasi istintivo, ma sufficiente a risvegliare qualcosa. Il tocco gentile trasformò la pelle rugosa in una più liscia e giovane. Le vene sbiadirono, le mani si riempirono di vita. I capelli ripresero colore e corpo, onde morbide che scivolavano sulle spalle. Il vecchio cappotto si allungò, cambiando tessuto e forma, diventando un abito di seta color carta da zucchero.

   Mentre avanzava, il mondo attorno a lei regrediva. I muri si ricomponevano, le crepe sparivano, il pavimento tornava integro. La polvere svaniva. Il tempo si arrendeva al passato.

   Raggiunse la stanza in fondo al corridoio. Un grammofono antico, con il suo corno dorato e la puntina consumata, trasmetteva un’aria in fa’ di Bach, le note un po’ gracchianti ma ancora piene di vita fluttuavano leggere nell’aria. La finestra era aperta, e sul davanzale si intravedeva un vaso con alcune genziane in fiore, gli stessi fiori raffigurati nei quadri appesi alle pareti.

   Non era sola.

   Un uomo aveva atteso paziente il suo arrivo. Era seduto sul bordo del letto con le mani poggiate sulle ginocchia. Quando i loro sguardi s’incrociarono, si alzò in piedi e avanzò di qualche passo. Non c’era esitazione nei suoi movimenti, ma un’intesa senza parole. Le tese le mani, per invitarla a ballare.

   Lei sorrise.

   Si lasciò guidare nei primi passi, seguendo il ritmo della sonata. Le loro dita si intrecciarono, gli sguardi non si staccarono mai. Danzavano in silenzio, come se il tempo non esistesse, come se il passato e il presente fossero un’unica cosa.

   Poco prima della fine, lui le sussurrò alcune parole all’orecchio: «Resta con me qui stasera. Il sole non c’è, là fuori è notte e il buio impera. Resta con me. Io e te, non basterà una vita intera».

   Lei abbozzò un sorriso e volse lo sguardo verso la foto sistemata sul comò accanto al letto. Una cornice d’argento leggermente ossidata custodiva un’immagine in bianco e nero che li ritraeva nel giorno in cui si erano scambiati la loro promessa d’amore. Lei vestita di bianco, lui elegante nel suo abito scuro. Un amore che aveva sfidato il tempo, sopravvivendo agli anni, ai cambiamenti, alla vita stessa era ancora lì, custodito tra le mura della loro casa.

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Discussioni

  1. Molto bello nella sua eterna semplicità. L’amore resistente, alle vicissitudini e al tempo. L’amore come tonico, a volte dolce e a volte amaro. Non una parola fuori posto, brava Tiziana!

  2. Un racconto evocativo, scritto benissimo. Quel corrimano appena sfiorato e lo scorrere del tempo a ritroso. Il ricordo che affiora e il passato che si fa presente. Mentre leggi, un brivido ti corre lungo la schiena e quel ballo finale è perfetto a chiusura. Molto bello.

  3. Mi è piaciuto moltissimo, scrittura scorrevole ed evocativa. Nel leggerlo trattieni il fiato e riesci ad immaginarti visivamente la trasformazione dei luoghi e dei personaggi, merito della tua scrittura particolareggiata e ricca di dettagli. Bravissima ❤️

  4. Mi è piaciuto molto come in questo piccolo librick la dimensione soggettiva prenda il sopravvento sulla realtà. Questa almeno è stata la chiave di interpretazione che ho usato io, perché è un tema che mi è molto caro.
    Notevole anche l’uso dei rientri a inizio paragrafo: un dettaglio non da poco! 🙂

  5. “Una costruzione su due piani, circondata da un ampio giardino ricoperto da un manto di foglie rosso arancio che sembrava sospeso tra l’autunno e l’eternità.”
    Meravigliosa questa frase, anche per il contrasto fra una stagione così spiacevolmente breve e un tempo eterno.

  6. Bravissima, Tiziana. La memoria che diventa magia, i ricordi che prendono forma e sostanza. A rendere particolarmente bello questo racconto è la tua scrittura, priva di qualsiasi sbavatura e di incertezze. Una scrittura attenta ai particolari, ma senza esagerare; attenta nell’uso dei verbi e dei sinonimi per evitare ripetizioni. Complimenti.

        1. Scusa tu, sei stato chiaro e ti ringrazio per i complimenti. Nella seconda parte del tuo commento, mi avvisi di stare attenta nel suo dei verbi e dei sinonimi. Non sei l’unico che mi fa questo appunto, perché spesso correggo qualcosa all’ultimo secondo che sballa tutto. Nella fretta di rispondere sono stata poco chiara

  7. Davvero notevole, innanzitutto come scrittura, affascinante e nostalgica. Ho gustato ogni parola e frase. E mi è piaciuto l’idea alla base del racconto: far tornare il passato, semplicemente sfiorando il passamano. La sensazione tattile che va oltre ad evocare ricordi, ma che li fa rivivire, portandoli di nuovo al presente.

  8. “All’interno, l’aria era impregnata di polvere e ricordi.”
    Molto bella questa espressione perché riesce ad unire la leggerezza della polvere con la pesantezza dei ricordi, due realtà diametralmente opposte, ma in realtà, vicinissime!

    1. Prima di vendere la casa dei miei nonni, sono passata per un ultimo saluto e, ogni volta che passavo la mano su un mobile ricoperto di polvere, ripensavo a episodi della mia infanzia, cose di poco conto, ma che in quel momento avevano un peso differente. Volevo trasmettere quella sensazione.