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Serie: L'ultimo volo delle aquile


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: A Bruxelles, Camille si innamora di Luca, mentre Andrij riceve la visita di una persona del suo passato. La guerra da est si fa sempre più vicina.

I due uomini corsero svelti in cima all’altura. Si distesero sulla sabbia del deserto libico, a sud di Sirte. Carponi, avanzarono con cautela fin sul precipizio. Uno dei due, poggiando il gomito, fece scivolare un sassolino che andò a sbattere tra le rocce sottostanti che sbucavano dalle dune di sabbia.

«Stai attento, cazzo» disse seccato l’altro.

«Contatta Eagle, siamo in posizione» continuò sistemando il fucile di precisione M82 Barrett. L’altro uomo sgusciò dietro un costone di roccia.

«Eagle, qui Bravo, mi ricevete?»

«Forte e chiaro» gracchiò l’auricolare sotto gli elmetti.

«Bravo One in osservazione» continuò.

L’uomo, disteso nella sabbia rovente, osservò la base aerea a circa due chilometri di distanza. Il mirino del fucile inquadrava volti, veicoli e armamenti del campo dei mercenari Wagner, al soldo del Cremlino. Sulla pista piena di sabbia, un vecchio Antonov sovietico con ancora la stella rossa sulla coda aveva il portellone aperto e diversi militari caricavano dentro equipaggiamenti. Ma l’uomo fu incuriosito da una persona in particolare, un alto ufficiale con la divisa russa parlava animatamente con il comandante della base. Sembrava nervoso e impaziente, continuava a guardarsi attorno, e per un secondo, fissò lo sguardo dritto nel mirino che lo puntava.

«Eagle, ho a tiro il bersaglio, ma abbiamo complicazioni» disse con voce calma e piatta.

«Che genere di complicazioni, Bravo One?»

«Intrusi esterni, gli sponsor dei nostri amici.»

«Ricevuto.»

Bravo Two strisciò vicino al suo compagno e tirò fuori un mirino dalla tasca dei pantaloni.

«Chi cazzo è che rompe i coglioni?» disse cercando nella base.

«Bravo, la missione è confermata, Eagle One in arrivo.»

Bravo Two guardò in cielo. Dopo pochi secondi un puntino grigio comparì nel cielo azzurro. Il Predator si avvicinò alla base e appena fu alla portata di tiro sganciò un missile. Nella base si accorsero del pericolo troppo tardi. Il proiettile colpì con precisa mortalità la coda dell’Antonov provocando una forte deflagrazione. Dopo l’attacco risuonò in tutta la base l’allarme assordante delle sirene. Le fiamme avvolgevano l’Antonov mentre i soldati provavano a portare via i feriti. Quando il fumo si diradò, Bravo One tornò a guardare nel mirino del Barrett. Dove prima i due alti ufficiali parlavano, c’era un cratere dalla profondità di un metro. Distanti dal punto di impatto, resti umani erano sparsi per la pista. Un berretto militare bruciacchiato, con una stelletta sulla visiera, era placidamente appoggiato su uno stivale. Del fumo usciva dai resti della gamba dentro.

«Eagle, qui Bravo One» disse sputando sul microfono. «Obiettivo colpito.»

Bravo Two, dietro la roccia, battè il pugno soddisfatto.

«Uno stronzo di meno» disse entusiasta.

Bravo One spense la radio e si spostò su un fianco.

«Non hai idea del casino in cui ci siamo ficcati.»

***

«οὕτως, ὦ ἄνδρες, ταύτην τὴν ὕβριν ἅπαντες ἄνθρωποι δεινοτάτην ἡγοῦνται» recitò Andrij.

«Quindi…”o uomini”.»

«Giudici» lo corresse Simone sdraiato sull’erba sotto il sole.

Andrij lo guardò malissimo. Camminando avanti e indietro continuò la sua traduzione.

«”O giudici, questa” ehm “questa azione tutti gli uomini giudicano…giudicano…brutta”?» disse incerto.

«”Tremenda” bro, “grave”, “orribile”, cioè ci sono una valanga di sinonimi, ma “brutta” non si può sentire.»

Andrij chiuse violentemente il libro con l’orazione di Lisia.

«Io detesto il greco! A che cavolo mi serve studiare una lingua morta?» sbraitò arrabbiato.

«Scherzi? È troppo divertente vederti vaneggiare» disse Simone da sotto il berretto che gli copriva il volto.

Andrij lanciò il libro sopra lo zaino buttato vicino a Simone. L’amico scattò in piedi impaurito.

«Cuor di leone…» lo stuzzicò Andrij e continuò a passeggiare avanti e indietro nervoso. Erano in un parco della città che si estendeva lungo il fianco di un colle immerso in una pineta. Tra le verdi chiome degli alberi lo skyline si estendeva dal porto, con le sagome delle grandi navi da crociera e della ruota panoramica, fino al colle nell’entroterra dove svettava un castello medievale. In mezzo, il centro storico con le cupole delle chiese barocche, palazzi rinascimentali ed edifici moderni in vetro dalle forme bizzarre, frutto della fantasia dei più estroversi architetti.

«In una giornata come questa potrei stare in barca invece di studiare questa roba» disse sconfortato Andrij.

«Non è male dai, è una storia di corna, ‘sto poveretto è stato cornificato dalla moglie e lui li ha beccati, cioè ci pensi? Sembra di leggere un dibattito odierno nei nostri tribunali» disse Simone prendendo il libro dell’amico e sfogliando l’orazione di Lisia.

«Per te che vuoi fare l’avvocato! Io voglio soltanto andare in mare, non me ne frega niente di questa roba!» sbraitò dando un calcio ad un sassolino che sfiorò una donna intenta a fare jogging.

«Scusi…» alzò le mani per scusarsi con la donna, poi per evitare altri danni, andò a sedersi vicino all’amico.

«Quando dirai a tua madre che vuoi entrare in Marina?»

Andrij non rispose. Sua madre sognava per lui un futuro diverso. Lo voleva medico o avvocato. Tutti i sacrifici che aveva fatto per lui erano per dargli una vita migliore, importante, di prestigio. Il solo pensiero che non proseguisse gli studi non era nemmeno contemplato nella mente di Olena.

«Prima o poi dovrai affrontarla…» disse Simone alzandosi. Salutò l’amico, lasciando Andrij da solo con i suoi pensieri. La solitudine durò poco.

Una giovane donna con i capelli dorati si avvicinò.

Come la volta precedente, i muscoli di Andrij andarono in tensione, smise di deglutire e la bocca si riempì di saliva. Sapeva chi era. Era un fantasma di un passato venuto a ricordargli che non si sfugge ai propri demoni interni.

«Posso sedermi, Andrij?» chiese in ucraino.

Il ragazzo acconsentì e le fece spazio.

«Mi hai riconosciuto, vero?» chiese la giovane.

Nuovamente Andrij annuì in silenzio, senza guardarla. Si sentiva improvvisamente stanco, come se avesse corso con uno zaino pesante. Aveva il fiato corto e un’incredibile sensazione di nausea.

«Ti posso…ti posso abbracciare?» chiese la ragazza.

Andrij restò in silenzio, ma fece appena un cenno col capo.

La giovane si avvicinò lentamente, e poi lo abbracciò tra le lacrime.

«Finalmente ti ho trovato! Non sai per quanto tempo ti ho cercato.»

La giovane si staccò dall’abbraccio, e lo guardò con un sorriso dolce. Gli accarezzò una guancia teneramente.

«Non sei cambiato, sei proprio come ti ricordavo.»

«Lui dov’è» disse Andrij, ancora senza osare guardare quella persona.

La ragazza si fece seria, notò la voce incrinata dalla paura di Andrij.

«Lontano, non può più farci del male, te lo prometto.»

Leggere lacrime sgorgarono dagli occhi del ragazzo che asciugò velocemente con la mano, ma più si sforzava di trattenerle, più uscivano come un fiume in piena.

«Oh Andrij…»

Il ragazzo cercò l’abbraccio della giovane e si abbandonò dopo anni finalmente ad un pianto disperato. Liberò tutto quello che teneva dentro dall’infanzia.

«Bro ho dimenticato il libro» urlò Simone tornando di corsa. «Ma che diavolo…» esclamò sorpreso notando il suo amico tra le braccia di quella bellissima giovane.

Andrij si asciugò rapidamente le lacrime.

«Ma che…chi è lei?»

Andrij si alzò dall’erba e aiutò la giovane a fare altrettanto.

«Simo» disse prendendo per mano la ragazza «Lei è Alina, mia sorella.»

Serie: L'ultimo volo delle aquile


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Ci ho azzeccato! (Lo confesso, sono felicissima. Quando trovo una lettura che mi coinvolge completamente mi piace fare delle ipotesi). Il passato è un compagno di vita scomodo, si può fuggire da esso ma prima o poi ti ripiglia.