Un film incomprensibile
Per farne un film, Hollywood tratta il Grande Sonno di Raymond Chandler, un giallo già di per sé molto intricato con l’azione che non si ferma mai un istante. Convincono a prendervi parte il mitico Bogart (Bogey, pron. bo-ghi), il quale, arrazzato, tira dentro nel progetto la giovane neo sposa Lauren Bacall. Fumando dieci Chesterfield al minuto, Bogey legge distrattamente una parte della sceneggiatura, e inizia a girare il film omonimo fiducioso. A un certo punto, a riprese già inoltrate, Bogey getta via la sigaretta e – arrotolando l’incomprensibile copione – si incazza. Ma sul serio. Con lo sguardo da Basset hound, la mascella bellicosa, e la voce sporca va dagli sceneggiatori chiedendo ragguagli sulla trama. “Ehi, voi! Si può sapere cosa diavolo avete scritto??”
Gli sceneggiatori si osservano smarriti. Insomma, bisogna capirli, trovarsi davanti Humphrey Bogart incazzato è comunque una situazione bella impegnativa. Stiamo parlando di un divo mondiale, idolatrato dalle folle e pagato a peso d’oro. Allora i nostri prendono tempo, rinterzano alcune deboli spiegazioni, col risultato che Bogart si incazza ancora di più. La realtà è molto più semplice: neppure loro ci hanno capito una mazza di quel libro. Ma Bogart deve essere placato ad ogni costo. Allora gli promettono di andare direttamente dal sommo Chandler, per interrogarlo sul suo libro. Manco fosse l’oracolo di Delfi.
”Ray, per carità, ci spieghi cosa cazzo hai scritto qua?”
”Dove?” risponde lo scrittore, avvolto dal fumo della pipa, mentre sistema nel suo garage un cartone ricolmo di Pulp magazine. Allora gli squadernano davanti il libro. “Cristodiundio Ray: qui! Non si capisce niente! Questo personaggio è stato assassinato o si è suicidato?”
Ora, esiste un celebre detto che recita pressappoco così: se le risposte ti spaventano, non fare domande che terrorizzano.
E, infatti, la risposta dello scrittore li fa sbiancare.
Guardando con occhio bovino il suo libro, e sbuffando dei cerchietti di fumo, Chandler risponde
“Boh… e io che ne so?”
Gli sceneggiatori si passano rapidamente in rassegna, con la spiacevole ma intensa sensazione di essere presi per il proverbiale culo.
“Ma… Ma come che ne sai, Ray? Il libro lo hai scritto tu, perlaputtana!”
A quel punto, finendo di sistemare la scatola, Raymond mette su un’espressione quasi infantile e, facendo spallucce e ridacchiando, replica “Eheh, vatti ora a ricordare cosa mi diceva la testa…”
Gli sceneggiatori esterrefatti stentano a credere alle proprie orecchie.
E capiscono di essere nei guai. In grossissimi guai.
Raymond Chandler, il grande scrittore americano, il creatore del detective Marlowe, l’uomo che ha ridefinito il genere del giallo investigativo nel mondo si è letteralmente bevuto il cervello.
Ora, sul più bello, come fanno le dive quando vogliono agevolare la situazione, si incazza pure la Bacall. ” Il mio personaggio nel libro è troppo striminzito, per cui ampliare immediatamente! Sennò trattengo il respiro fino a che muoio”.
Ahh le donne… quando vogliono dare una mano… No?
Dopo questa sdivata, gli sceneggiatori – già in paranoia per lo scrittore- meditano in un primo momento di sopprimerla fisicamente. Poi però, bofonchiando, si rimettono al lavoro per ampliare la parte della signora Bacall.
(Oramai il libro di Chandler viene usato come fermacarte.)
Finalmente, dopo mesi di stallo, e una marea di soldi sputtanati per uno scrittore rintronato e una diva capricciosa, ripartono le riprese del film.
Primo giorno di nuovo sul set.
In scena un tizio dall’aria torva e macilenta sta importunando la Bacall.
Tutti pronti in posizione: Motore, ciak, aaazione!
“Sa, i cavalli bisogna vederli al lavoro sul terreno. Certo, Lei ha classe, però non sappiamo se resiste alla distanza…”
E la Bacall subito di rimando “Molto dipende da chi ho in sella.”
STOOOP!
Questa volta si è incazzato il regista. E rivolgendosi ai poveri sceneggiatori
“Ma siete impazziti?! E che è ‘na cavalla?! Ci censurano, dannati pervertiti!”
“Ma noi…” replicano gli sceneggiatori oramai trasformati in bambole di pezza.
“Ma noi niente! Riscrivete tutto!”
Finalmente questa volta, però, si incazzarono gli sceneggiatori. E tanto.
La battuta rimase così, non fu cambiata di una virgola.
Ed ebbero ragione loro.
Perché è rimasta impressa nella storia del cinema come l’unica cosa comprensibile…
di un film incomprensibile.
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“Ahh le donne… quando vogliono dare una mano… No?”
😂 😂 😂
Sono stato dubitoso se mettere questo commento, chiaramente stereotipato, nel racconto. Il fatto che ti sia piaciuto e che ti abbia fatto ridere mi fa tirare un sospiro di sollievo. Una donna che ride, quale miglior premio? Grazie!
Dobbiamo recuperare il ridere sano. Che male c’è? ☺️
Ah, nessuno!
Ciao Simone. Il tuo brano è brillante e irresistibile nel tono. Il narratore ha una voce fortissima, quasi teatrale, che trascina dentro la scena. Lo stile è colloquiale ma calibrato, con un uso sapiente del ritmo e delle pause. Il linguaggio diretto e le interiezioni danno dinamismo. Direi che il testo funziona benissimo come racconto meta-cinematografico. Ritmo, ironia e voce sono impeccabili.
Cristiana che altro dire?, rischierei di fare una recensione alla tua recensione, e non sarebbe così puntuale e incoraggiante. Te ne sono grato. Grazie.
Ciao Simone, questo brano non è solo divertente, è una metafora splendidamente caotica del processo creativo. Hai dimostrato che a volte “un classico” non nasce da un piano perfetto, ma da un incidente di percorso, da un malinteso geniale, da uno scrittore che “si è bevuto il cervello” e da una battuta sul cavallo che, contro ogni pronostico, entra nella storia del cinema.👏👏
Ciao Tiziana, che bello quando un lettore fa capire all’autore che cosa ha scritto. Forse anche Chandler ne avrebbe avuto bisogno. Grazie mille.
Bellissima ricostruzione. Hai catturato perfettamente lo spirito caotico e geniale di un capolavoro del cinema.
Grazie Gianluca, davvero.
La conoscenza della materia, che esonda dal dettagliato resoconto dei retroscena relativi, ti conferisce un’aurea di meritata autorevolezza, neppure necessitante di sbandieramenti ma rafforzata dalla placida calma derivante dalla consapevolezza di chi sa di essere un passo avanti.
Bontà tua.