
Un Fragile Equilibrio
Serie: Il più grande uomo scimmia vivente
- Episodio 1: Il Calvario
- Episodio 2: Un Fragile Equilibrio
- Episodio 3: La caduta dell’eroe
- Episodio 4: Un angolo di paradiso perduto
STAGIONE 1
Stefano era un uomo felice. Dall’esterno poteva sembrare trasandato e fiacco, come chi non se la passa tanto bene; in realtĆ , si sentiva profondamente fortunato e pieno di gioia. Lavorava come progettista elettronico in una piccola-media impresa lombarda, un lavoro che amava con tutto sĆ© stesso.
La progettazione lo affascinava: quei calcoli meticolosi sul foglio, il posizionamento preciso dei componenti elettronici sullo schema, il loro collegamento accurato, sempre con un occhio attento alle specifiche tecniche, lo rapivano dalla realtà . In più, il pensiero che quello schema, dopo aver guidato il lavoro del Masterista e della produzione, sarebbe tornato sul suo banco sotto forma di scheda perfettamente montata e ordinata, gli dava un senso di soddisfazione indescrivibile.
Anche a casa, Stefano aveva molti motivi per essere felice. Tornando, trovava spesso sulla soglia sua moglie e i suoi due figli, sorridenti. Certo, a volte i sorrisi erano meno entusiasti, soprattutto quando, per distrazione, si dimenticava di fare qualche commissione. Ma niente di tutto questo scalfiva la sua gioia: Stefano si sentiva un uomo fortunato. Aveva una famiglia che amava e un lavoro che lo appagava, e questo per lui era sempre stato un sogno e il più sincero traguardo delle sue ambizioni personali.
Certo mancava solo una casa di proprietĆ per stare lontani dagli affitti da capogiro della Lombardia, e sicuramente un poā di soldi in più avrebbero aiutato la sua famiglia a pagare con una certa tranquillitĆ i futuri, ma oramai prossimi, studi universitari dei figli. Tuttavia, Stefano cercava sempre di non avvelenarsi troppo lāanimo per le questioni economiche familiari.
Tornando al suo lavoro, lāazienda che lo aveva assunto aveva deciso di non rimanere una piccola azienda a conduzione familiare italiana, ma di prendersi dei rischi e provare a strutturarsi e consolidarsi nel territorio, attuando un lungo piano di investimenti decennale. Lāunico modo affinchĆ© lāazienda potesse iniziare a prendere credibilitĆ agli occhi dei nuovi potenziali clienti, era di rispettare stringenti direttive tecniche e burocratizzandosi, cioĆØ producendo documentazione di qualitĆ nelle fasi di progettazione e produzione dei prodotti realizzati, in conformitĆ con gli standard nazionali ed europei.
Inoltre i vari reparti dellāazienda dovevano iniziare un processo di compartimentazione, suddividendosi in maniera maniacale i diversi ruoli e seguendo oltretutto le direttive presenti nei moduli redatti dalla nuova figura del Responsabile della QualitĆ . Questāultima figura, nuova in azienda, a primo impatto sembrò a tutti i progettisti come una risorsa che doveva generare scartoffie da mostrare ai clienti, ai certificatori o ad altri enti di controllo, ma che non avrebbe intaccato il lavoro dei progettisti stessi.
Purtroppo però quelle scartoffie si dimostrarono, quasi come indispettite, di essere molto di più di semplice carta straccia, difatti da lì a poco la direzione decise che era arrivato il momento di implementare quanto vi era scritto.
Perciò Stefano si trovo da un momento allāaltro a dover dedicare unāora, o quando andava male anche due, alla compilazione di moduli per lāUfficio Tecnico. Stefano capiva però che quello era lāunico modo per iniziare quel processo di espansione dellāazienda, quindi sebbene preferisse i bei āvecchi tempiā e provava un leggero fastidio nei confronti del Responsabile della QualitĆ , iniziò a farsene una ragione.
Dopotutto si dimenticava in fretta di quelle āscartoffieā mentre progettava; quanta soddisfazione traeva nello sviscerare i problemi e le richieste dei clienti, per poi lentamente (ma non troppo) risolverli con una sequenza di blocchi hardware accuratamente dimensionati e tra loro interconnessi, e una volta che si trovava tra le mani la scheda realizzata, la testava elettricamente, per poi di solito passarla ai Firmwaristi. Questāultimi avrebbero scritto il codice necessario per dare āvitaā alla scheda e fargli capire come doveva agire e comportarsi a seconda degli stimoli ricevuti dallāesterno, o ai segnali che venivano direzionati al suo interno.
Stefano pensava di essere proprio in un magnifico settore, e tutto questo entusiasmo lo portava a casa da sua moglie e dai suoi figli, con un bel sorriso sulle labbra e un animo sereno e gaio. I mesi passavano e se si lasciava da parte la progettazione, lāazienda era in subbuglio. Ogni giorno vi era qualche modifica dei moduli e delle direttive da parte del Responsabile della QualitĆ , che Stefano nel mentre ebbe la sfortuna di conoscere; si chiamava Vittorio e per ironia, o almeno Stefano lo trovava ironico, prima lavorava per unāazienda che produceva tubi idraulici, quindi non sapeva nulla di elettronica, di firmware e di software.
I problemi che stavano nascendo in azienda erano dovute al fatto che le direttive erano più delle volte errate per eseguire un buon lavoro di progettazione e di produzione. Pertanto la direzione e i diversi responsabili di reparto chiedevano modifiche sui diversi moduli, e in seguito organizzavano riunioni con i diversi reparti per comunicare le modifiche, e per spiegare come si sarebbe svolto il lavoro āda oggi in poiā. Questa storia del āda oggi in poiā andò avanti per due mesi buoni, finchĆ© la situazione riprese a stabilizzarsi.
Nei successivi tre mesi gli hardwaristi ebbero da dedicarsi alla compilazione e al controllo di un nuovo database aziendale, in cui andavano inseriti uno ad uno tutti i componenti che si aveva nel magazzino. Quei mesi furono per Stefano un inferno che prosciugava quattro ore al giorno delle sue energie mentali, dove si dedicava al controllo dei diversi componenti e a compilare i diversi campi descrittivi di ciascun componente sul gestionale, affinchĆ© ogni campo coincidesse con quello che avevano e acquistavano dal loro gestionale i dipendenti dellāUfficio Acquisti.
La cosa che mandava fuori dai gangheri Stefano era che i due gestionali, sebbene fossero diversi lāuno dallāaltro, dovevano facilitare il lavoro interno e comunicare tra loro, senza la necessitĆ di un intervento umano; ebbene in seguito si scoprƬ che i due gestionali non comunicavano bene tra loro, pertanto vi erano dei poveri cristi che dovevano sempre mettere mano a uno dei due gestionali per fare sempre quadrare le cose, questi poveracci erano finiti in quel reparto che sarebbe diventato sempre più grande e costoso in azienda, lāUfficio Complicazioni Affari Semplici, come veniva chiamato dai più maliziosi.
Serie: Il più grande uomo scimmia vivente
- Episodio 1: Il Calvario
- Episodio 2: Un Fragile Equilibrio
- Episodio 3: La caduta dell’eroe
- Episodio 4: Un angolo di paradiso perduto
Una lunga descrizione del lavoro di Stefano e di come ĆØ organizzata la sua azienda. Sono curioso di capire come si incastrerĆ nel quadro generale della storia.