Un giorno qualunque

Il cielo è grigio.

Massimiliano s’infila la giacca a vento sopra il maglione di cotone prima di prendere borsa, chiavi e cellulare dalla mensola. Vive al secondo piano ma prende l’ascensore, sta scorrendo stati e storie degli amici: invia un pollice alzato alla moto nuova di Dario; testa esplosa a Lele che ha preso una multa in circonvallazione; lingua fuori per i germogli di Francesca.

Sono solo le sette e trenta ma si è scordato di rinnovare l’abbonamento della Metro e non vuole farsi multare. Non è tipo da figura di merda in pubblico. La coda alla cassa è corta, fa tanto in fretta che quando arriva la sua metro le carrozze sono mezze vuote. Un sollievo. La metro è claustrofobia. Alla seconda fermata si alza per far sedere un uomo appeso al suo bastone, alla quinta lascia il posto a una donna incinta.

Davanti all’ufficio scalcia un pacco di sigarette allontanandolo dalla porta. Paola lo vede e gli sorride, lui le tiene la porta aperta e salgono insieme al quarto piano. Paola la settimana prossima andrà per cinque giorni a Sharm, spera di non beccarsi il solito virus del villaggio.

Massimiliano prima sbriga le mail, poi chiama i clienti sulla lista della sua sezione. Alle dieci partecipa alla riunione settimanale quale rappresentante di reparto; gli tocca andarci ancora per due mesi ma già non vede l’ora di non sentir parlare più di carta da cesso e graffette, mai più. Non ha mai cercato una promozione, non vuole cinquanta euro di aumento in più in cambio di cinquanta ore di lavoro in più.

Prende un caffè e ordina la cena su Glovo – è martedì: hamburger e patatine con doppio ketchup – e vede che è scaduta la spesa settimanale: rinnova tutto senza guardare.

Questo mese ha da pagare l’ultima rata dell’auto e deve decidere se tenerla, e rinnovare il leasing, o se comprarne una nuova. Di certo non può riscattarla. Forse comprarne una di quelle elettriche, se scopre come caricarla.

A pranzo accetta l’invito di Claudio, uno dei tanti leccaculo dell’azienda che spera di ottenere più penne ma che sa come parlare di calcio, e per un pranzo a scrocco ne vale la pena. Vanno al bar Gino dietro l’angolo e ordinano la focaccia per cui è famoso: mozzarella, pomodoro e prosciutto con la salsa speciale e segreta che ne fa una bomba. Massimiliano è convinto che sia la mostarda, il segreto, ma Gino nega. Da bere: due birre, per arrivare a sera; il caffè lo prendono dopo, alla macchinetta dell’ufficio, quello di Gino è una schifezza.

A metà pomeriggio l’intero reparto va in subbuglio: Eleonora ha mandato un preventivo, destinato a un nuovo cliente, a uno con cui lavorano da anni, ma con prezzi sono molto più bassi di quelli che fanno a lui. Una sputtanata pazzesca. Massimiliano tranquillizza Eleonora, usa parole buone: sono cose che capitano, nessuno è perfetto, e se dovranno aggiustare qualche prezzo non è mica che hanno messo dei cartelli sulla porta. Eleonora si asciuga gli occhi e promette che terrà entrambi i clienti. Massimiliano diventa l’eroe di un grigio martedì di inizio settembre. Eleonora è una brava ragazza, generalmente in gamba, e lei e Massimiliano hanno più volte mangiato insieme. Vive da anni con un tipo fuori città e si fa ore di traffico per venire al lavoro; e guadagna metà di quello che guadagna lui. Lo sa perché ha sbirciato la dichiarazione delle tasse che aveva sulla scrivania. Non era stato intenzionale.

Massimiliano la ragazza non ce l’ha più da un mese. Ventinove giorni. Li conta non perché gli manca, è felice di averci dato un taglio, ma perché sono ventinove giorni che Daniele cerca di piazzarlo con ogni esemplare di sesso femminile che gli capita a tiro. Senza donna non ha senso, gli dice, e chiodo schiaccia chiodo, e sei troppo vecchio per star solo, e quelle giuste te le fregano i giovani se non ti sbrighi. Una piaga! Non dover discutere su quale serie guardare, o cosa fare il fine settimana, gli piace più di quanto non gli piaccia avere qualcuno che organizzi la cena, o le pulizie. Basta non sporcare.

Sulla metro, tornando a casa, non si alza per lasciare il posto a nessuno. Non alza lo sguardo dal telefono a cui racconta la sua giornata (tralascia la faccenda di Eleonora che lo segue) e si aggiorna sulle ultime notizie: Beppe si sposa (ma già lo sapevano tutti); Donato a caccia ha beccato due cervi, guarda che occhioni! Sua sorella ha fatto la solita torta uguale a tutte le altre; i russi bombardano al tappeto Kyiv lasciando gente al freddo e sotto la neve; su Netflix esce finalmente la prossima stagione di Elite che stava aspettando. A Luana non piaceva Elite. Prima di scendere offre casa sua per guardare il gioco d’apertura dei mondiali: pizza al trancio e birra. Pollice alzato da tutti. Deve solo fingersi malato, quel giorno.

Davanti al portone di casa lo investe un raggio di sole e Massimiliano si ferma a farsi baciare la guancia. Chiude gli occhi per un istante, assapora l’ultima sfumatura di calore prima dell’arrivo dell’inverno. Gli nasce il primo, vero, sorriso della giornata. Poi il sole lo abbandona tuffandosi là in fondo alla via, cade dietro al bus incolonnato. Lo raggiunge il  il figlio dei Giordano, del 18 B, Massimiliano prende le chiavi e apre il portone per entrambi. Il 18 B si lancia su per le scale, lui chiama l’ascensore, si unisce per qualche istante la Gerardi del 4º piano: domenica Gabriele fa la prima comunione, peccato tu e Luana non possiate più venire insieme. Lui le fa gli auguri e, sì, peccato, e peccato che ho già un impegno fuori città. Le bugie bianche non contano.

Apre la porta facendo attenzione al gatto e si ricorda che il gatto se l’è preso Luana; voleva tanto tenerlo ma non ha potuto, il gatto gli manca. Era presente, ma gli lasciava fare quello che voleva, quando voleva. Magari sabato fa un salto alla protezione animali, se avanza loro un gatto.

Alle venti e tre suona il tipo di Glovo che gli porta l’hamburger a cui Massimiliano aggiunge due fette di pomodoro e una foglia di iceberg. In sottofondo scorrono i video di YouTube, soprattutto calcio.

Massimiliano porta il piatto davanti alla TV e apre una Peroni. Leggendo le notizie di un’amica si chiede se davvero vieteranno l’aborto in Italia. Forse è il caso di fare scorta di preservativi, non si sa mai. Al gatto piaceva l’hamburger, gli piaceva mangiare il suo formaggio fuso e pieno del sughetto della carne, Luana diceva che gli avrebbe fatto male e di non darglielo. Glielo darebbe volentieri, ora. Anzi, gli prenderebbe un hamburger tutto per lui. E il gatto farebbe le fusa. O forse farebbe come in quel video che aveva visto, quello dove il gatto si metteva su due zampe e pregava per avere i croccantini, o qualche altra leccornia.

Dopo aver condiviso un video sulle atrocità in Ucraina silenzia il telefono e apre Prime, e come sempre si irrita dovendo cercare la serie che stava guardando, non te la mettono mai in prima fila, su Prime. È all’ultima puntata degli Anelli del Potere. Il telefono lampeggia e vede che è Dani, a lui deve rispondere. Si sta lasciando anche lui con la tipa ma Dani e Anna sono sposati da quattro anni, e la cosa sta diventando marcia. Forse può ospitarlo per un po’, dividere le spese. Paga l’ultima rata dell’auto e si prende quella elettrica, quella che fa trecento chilometri con una carica e per quanto la usa lui, l’auto, una carica gli dura tre mesi.

“Ti piacciono i gatti?” Scrive a Dani, un paio di affitti pagati gli farebbero comodo, e se a Dani i gatti non piacciono amen, tanto non può ospitarlo comunque, per ora. Meglio non chiederglielo che gli inquilini finiscono per puzzare, e la puzza incuriosisce i vicini.

Su Iscriviti e Risparmia di Amazon trova cibo per gatti, non ha nemmeno da ricordarsi di comprarlo, basta sapere quanto ordinarne e ogni quanto.

Prima di andare a letto infila i vestiti in lavatrice, li aggiunge a quelli di ieri. E dell’altro ieri. Si rende conto che Dani l’ha distratto dalla TV e ora non sa come è andata a finire la sua serie, domani dovrà riguardare la puntata.

A letto gli viene in mente Eleonora, la tipa della mail al cliente sbagliato. Ha fatto proprio un gran casino, forse è il caso di chiedere a Claudio di licenziarla. La giusta causa non manca. Non ha proprio voglia di gestirsela lui.

Sistema i cuscini e aggiorna il suo stato: “A qualcuno avanza un gatto?” e, premendo invio, gli appare il video di un gatto che prega per un pezzetto di pollo. “Ecco guarda” dice Massimiliano mostrando il telefono agli occhi vitrei e senza vita del corpo imbalsamato di Luana steso di fianco a lui “Ora che sei finalmente zitta potrò insegnarglielo anch’io!”

Sì, sabato prendo un gatto.

Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Mamma mia, tante belle emozioni da questo racconto. La futilità e indifferenza che mette bombardamenti e serie televisive sono sullo stesso piano, entrano da un orecchio ed escono dall’altro. L’angoscia di una vita anonima. Il finale mozzafiato… Bello, grazie

  2. Ciao Simona, il tuo racconto ha un ritmo pazzesco! Mi è sembrato quasi si dover trattenere il fiato fino alla fine, quando mi è scappato un sorriso! D’altronde, cosa se ne fa di un’altra fidanzata? Molto brava!

  3. Ciao Simona. Già soltanto con la cronaca di questa giornata tipo mi hai fatto riflettere sulle banalità che riempiono le nostre vite, su come alcune cose, come la guerra, siano viste lontane e allo stesso tempo qualcosa di normale, un argomento qualsiasi da condividere sui social. Poi il finale. Diamine è la terza volta che mi sorprendi. Così, all’improvviso, nelle ultime tre righe. Gran bel racconto.