
Un lungo passo fra il proprio futuro e il proprio passato
Serie: La giusta distanza
- Episodio 1: Un piccolo per sempre dentro la nostra storia
- Episodio 2: Un sabato di marzo
- Episodio 3: La riva placida dei miei sentimenti
- Episodio 4: L’amore e il sesso dappertutto
- Episodio 5: Abbiamo solo il nostro presente
- Episodio 6: Come ad esempio i nostri cuori
- Episodio 7: E non come adesso nei sabato sera
- Episodio 8: Di quei giorni a Parigi non ancora sbiaditi
- Episodio 9: Sono sempre stata capace di volergli bene
- Episodio 10: Un lungo passo fra il proprio futuro e il proprio passato
STAGIONE 1
Poi è arrivato agosto, come ad agosto grilli e stelle cantava Baglioni, è arrivato di colpo, giocoso e malinconico insieme.
Io sono uscita con gli amici, sono andata al mare, lontano, ritrovando i luoghi della mia infanzia, i baracchini del pesce sugli scogli, le notti al cinema con i piedi pieni di sabbia, gelati sciolti prima ancora di averli pagati.
Sciolti anche i capelli, i sandali bassi, come ad essere perennemente a piedi nudi, tornare a casa in bicicletta con la pelle sudata e struccata e uno sguardo sereno, incontrando sui balconi del viale a mare gruppi cubani a farci sentire come nell’Avana, le bicilette buttate a casaccio in giro, tanto queste vecchie non ce le rubano, poi a qualcuno del nostro gruppo le rubavano davvero.
Roberto una sera mi aveva chiesto se fossi innamorata.
-No, in verità non sono innamorata di nessuno.
Passeggiavamo tranquilli con in mano i gelati, a ritrovarci dopo mesi di assenze invernali.
-L’ultima volta che ti ho visto era prima di Natale, avevi una lunga mantella bianca. Ti trovo meglio ora.
Crema e pistacchio io, crema e cioccolato lui, e avevamo parlato come eravamo, due amici che dopo dieci anni di conoscenza avevano imparato a parlare poco dicendo moltissimo, lui non mi avrebbe mai detto ti voglio bene in mezzo ad una strada, forse non me lo dirà nemmeno mai, ma quel gelato dopo il cinema voleva dire un mucchietto di cose sparse fra noi, come il fatto che il tempo non ci aveva cambiato così tanto da dimenticarci della nostra amicizia.
Il primo gelato insieme fu in un viaggio a Roma, due giorni di lavoro contornati da lunghe passeggiate in strade antiche, c’era un musicista di strada che suonava con un violino “La vie en rose” e per un attimo mi era parso di stare a Parigi, fra bellezze d’oro e ponti sparsi ovunque, mi ero appena lasciata con Alessandro e accanto a Roberto, libera di essere me stessa, ero tornata felice dopo un lungo tempo di buio, a lui dovevo molto di quella mia felicità.
Ma tanto poi ti fidanzi e chi ti vede più, mi aveva detto quel giorno del gelato a Roma e dieci anni dopo, lungo le sponde di un mare che ci fa ritrovare nei nostri momenti liberi, siamo stati gli stessi di dieci anni prima, io e lui, con le nostre solitudini affini, i problemi d’amore e il non aver mai toccato una sigaretta in tutta la nostra vita.
Di cose ce ne siamo perdonate tante, io e lui, e abbiamo dovuto aspettarci, perderci, schivare i rimbalzi di un reciproco innamoramento, ma la giusta distanza fa questo, permette alle cose vere di resistere nel tempo.
Ci siamo salutati dopo una sera a teatro, ripara il faro della bici e stai attentata rientrando a casa, mi aveva detto a mezzanotte, avevo la camicia di lino inzuppata di caldo e spensieratezza, ero tornata momentaneamente felice, distante da qualsiasi amore.
Adesso manca qualche giorno a Ferragosto, sono tornata in città e l’afa si appiccica addosso alle scadenze, a settembre che incombe con quel senso di nuovi inizi e speranze, si torna ad avere il dovere di sapere cosa fare della propria vita.
La pasticceria sotto casa mi accoglie con quell’aria famigliare, tavolini di plastica e ombrelloni gialli un po’ consumati, le signore del quartiere con i propri cani a passeggio, le valdostane già quasi finite, le foto appese ai muri un po’ ovunque.
-Laura, buongiorno! Il solito?
-Il solito Elia, grazie.
Non saprei dire se Elia ha la mia età o è appena più giovane di me, ma è bello anche quando ha il grembiule sporco di farina o la maglietta nera logora di quando esce dal laboratorio, ha dei riccioli lunghi castani chiari che paiono file mosse di caramello, sorride sempre con il labbro destro all’insù e gli occhi sono come caramelle al miele.
Ogni mattina mi prepara un caffè denso e ristretto e mi dice, ciao fata, comincia bene la giornata.
Io leggo il giornale, controllo il cellulare e quando esco ci mandiamo un bacio nel vento.
Oggi, rispetto al solito, mi sorride più spesso.
Io gli risponde leggera, la giusta distanza fra noi è fatta di sguardi e rituali, mentre io non penso più a nessun uomo nella mia vita, sono sola, e con questo senso di intero ci convivo serenamente.
Ma la vita mescola bene i suoi ingredienti e quello che accade in pasticceria questa mattina, è qualcosa di imprevedibile.
Alain mi scrive un messaggio corto, ma incisivo.
“Voglio scusarmi e riprovarci. Ti va di venire a cena con me, stasera?”
Elia mi guardo perplesso mentre sul mio gilet nero e professionale mi rovescio caffè e zucchero a velo.
Poi un’altra vibrazione mi scuote gli occhi mentre con il tovagliolo cerco di pulirmi malamente.
Luca mi scrive dopo mesi di silenzio, dopo che ormai anche la nostra storia è finita.
“Senti so che è strano, ma ho un convegno di lavoro. Ti va di accompagnarmi? Così parliamo un po’, mi manchi.”
Il tovagliolo mi cade a terra come piombo ed Elia allunga le mani per prenderlo, come facesse un lungo gesto veloce di scherma affondando i suoi occhi di miele vicino alle mie gambe.
Non c’è come mettere la giusta distanza per farti raggiungere da ciò che scappi.
Entra qualcuno dalla porta ed Elia se ne va via da me con il tovagliolo accartocciato fra le mani, poi quel qualcuno si avvicina al mio tavolino.
-Alessandro, che ci fai qui?
-Ci vengo spesso. E poi ti cercavo.
Elia da dietro il bancone ci guarda strano.
-Cosa c’è ancora, Ale?
-L’ho lasciata. Sono innamorato di te, il fatto è proprio questo, che ti amo.
C’è la tazzina vuota, la mia borsa sporca di zucchero e il silenzio in mezzo a noi.
-Mi hai sentito? Ti amo. Andiamo a cena io e te, stasera? Così parliamo un po’.
Prima che possa rispondergli, Elia ci arriva accanto, sparecchia il tavolo e mi lascia il tovagliolo accartocciato di poco prima.
Quando lo apro, sorrido.
“3404885009, sarei felice una sera di queste di andare a cena con te, un bacio. Elia”
Alessandro aspetta ancora una mia risposta, la giusta distanza è solo un lungo passo fra il proprio futuro e il proprio passato.
Serie: La giusta distanza
- Episodio 1: Un piccolo per sempre dentro la nostra storia
- Episodio 2: Un sabato di marzo
- Episodio 3: La riva placida dei miei sentimenti
- Episodio 4: L’amore e il sesso dappertutto
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- Episodio 9: Sono sempre stata capace di volergli bene
- Episodio 10: Un lungo passo fra il proprio futuro e il proprio passato
Letto con piacere, una gradevole inquadratura dove una molla si distende, lascia un po’ di spazio a qualche ricordo e sul finale si ricarica nuovamente. Intrigante il finale di Elia, anche se atteso. Grazie per la lettura
“ero tornata momentaneamente felice, distante da qualsiasi amore.”
Questa visione dell’amore è bellissima