Un tranquillo corridoio di Paura

Serie: SENZA DENTI


Mantengo gli occhi chiusi, cerco di concentrarmi, respiro lentamente, rifletti, troppa concitazione, i fatti non quadrano. Me lo sento รจ tutto un incubo, ora mi sveglio, apro gli occhi e scopro che era tutto finto, solo un brutto sogno. Sono sicuro che sarรฒ nel mio letto, tutto agitato e sudato, Laura sdraiata accanto me con gli occhi assonnati, mi darร  una scrollata e mi dirร  โ€œtranquillo รจ solo un brutto sogno!… ora รจ tutto finitoโ€.

Apro gli occhi. Un mare di sangue sono seduto su una barella, camici verdi. Li richiudo. Non ha funzionato.

Ora mi riconcentro, devo essere piรน convinto, tutto parte dalla testa, calma, respirazione, concentrazione. Le cose succedono solo se ci credi realmente.

Concentrazioneโ€ฆโ€Ooooommmmmโ€ . Apro gli occhi. Cazzo tutto vero, sono in ospedale. Mi tocco la faccia, un gavettone pieno di sangue e ossa rotte, lascio la presa. Sposto lo sguardo e vedo Laura accanto a me che abbozza un sorriso tenero, fingo di essere piรน tranquillo. Piango dentro.

Passa qualche minuto, arriva un infermiere che vedendomi colare sangue, decide di aiutarmi con un gesto delicato, mi apre la bocca senza troppi complimenti e mi infila una mappazza di garze sterili come tampone. Cosรฌ non sporco. Ripiango dentro.

Passa qualche secondo e mi sento soffocare dal sangue, tolgo il tampone eโ€ฆ avete presente lโ€™Esorcista? La scena in cui la cara bimbetta posseduta, legata al letto con le catene che altrimenti si metteva a camminare sul soffitto, vomita 26 litri di liquame verde sul prete?

Piรน o meno. Io seduto tipo Piccolo Budda, su una barella accostata al muro nel corridoio del pronto soccorso. Erutto un litro di sangue, tra le mie gambe, tra il mare porpora vedo il terzo dentino della giornata, che nuota tranquillo. Mi guarda, sorride, mi fa ciao ciao disteso nel mare porpora.

Guardo lo spettacolo tra le mie gambe e mi aggrappo al calorifero accanto per non svenire. Una seconda botta a terra e vado a trovare Jim Morrison. Mi pulisco malamente, mi giro verso Laura.

Laura non cโ€™รจ, รจ andata via, Laura non รจ piรน cosa miaโ€ฆ Non ha sostenuto quel piccolo remake horror. La vedo sdraiata sulle sedie della sala dโ€™aspetto, con la mano sulla fronte. Bene, mi dico al fascino non si resiste, come faccio girare la testa io alle donne non la fa girare nessuno!

Arriva di corsa lโ€™infermiera, pensavo fosse preoccupata per me, pensavo mi sorreggesse, mi coccolasse, e invece no, era incazzata perchรฉ avevo vomitato sulla barella, sul muro, sul calorifero. Era proprio incazzata, mi ricordo solo che mi disse โ€œEh no cosรฌ no!โ€. Come รจ umana lei, penso. Mi pulisce alla bellโ€™รจ meglio e mi mette un lenzuolo enorme in mezzo alle gambe e mi dice โ€œCerca di fare qui dentroโ€. Grazie, scusi il disturbo, quando scappa scappa, mi verrebbe da dire ironico. Cerco di accennare uno sguardo sbigottito, ma mi sa che mi esce uno sguardo da zombie frastornato. Il repertorio delle emozioni รจ al momento ridotto allโ€™osso.

Laura si riprende, si rialza, mi accarezza la schiena. Si scusa per il momento di debolezza. Io al posto suo mi sarei spalmato a terra come una cotoletta alla milanese. Chino le spalle, mi sento come un cane bastonato, spaventato, tremolante. Sento le sue coccole che mi entrano sotto la pelle. Per pochi istanti percepisco una piccola sensazione di piacere tipo gatto che fa le fusa. Sento le sue mani sulla mia nuca tra i capelli che cercano di darmi conforto, un pochino ci riescono, quantomeno mi sento ancora vivo.

Lei mi guarda, io la guardo le dico โ€œMi spiace mi sono rovinatoโ€, lei accenna un sorriso sereno e mi risponde โ€œvedrai si sistema tuttoโ€. Non so perchรฉ ma non ci credo. Penso subito alle mie bimbe alla mia mamma, al dolore che avrei dato loro e le dico โ€œora come faremo con le bimbe? Tranquillizza mia mamma, stalle vicino, avvisa mio papร โ€, lei mi guarda serena e stavolta piรน ferma e convinta e mi risponde โ€œvedrai che ce la faremo, loro saranno forti ci penso io, ora tu stai tranquillo e vedrai che ce la faremoโ€. Lo so che erano solo parole di conformo, ma in quel momento mi bastavano, sapevo che avrei potuto contare su di lei, sapevo che la mai famiglia mi sarebbe stata accanto. Non avevo bisogno di pensare ad altro. Da quel momento in poi, avrei dovuto pensare principalmente a me stesso. Dovevo concentrarmi per non perdermi.

Finalmente si apre una porta e una voce da dentro grida il mio nome. Nuzzziiii!? Accenno ad alzarmi, ma lโ€™infermiera tanto caruccia, mi pressa dalle spalle per farmi capire che mi porta lei con la barella. Forse aveva paura che macchiassi il pavimento con le impronte di sangue. Che amore penso io. Laura puรฒ rimanere accanto a me, immagino per farmi da interprete.

Stavolta il dottore accanto sembra piรน serio, ha la mascherina davanti alla bocca, prima di parlarmi sento ansimare, un respiro affannoso tipo Dart h Vader di guerre stellari, mi รจ venuto subito in mente Lord Casco di Balle Spaziali (la sua parodia), da un momento allโ€™altro mi immaginavo che si sarebbe tolto la mascherina ansimando disperato.

Il dottore passa poi a farmi le medesime domande del primo, sempre sotto la mascherina, con una voce sottile, impastata, stanca. Mi ritorna in mente guerre stellari. Da un momento allโ€™altro immagino possa tirare fuori la siringa laser. Cerco di rispondere in maniera composto, mi escono solo dei versi gutturali, spezzati dal dolore. Ma lui senza neanche fami finire mi dice โ€œcapisco capiscoโ€, mentre legge il referto del primo dottore. Allora che me lo chiedi a fare, penso. Altra iniezione. Ormai il sangue abbonda nelle vene. Meglio che non ci penso.

Lord Fener, ops il Dottore mi riguarda e mi dice โ€œMi sa che ti sei fatto un gran bel danno, ora vai in reparto che ti ricoveranoโ€. Esco dallโ€™ambulatorio, col morale alle stelle, guardo Laura come di chi ha appena vinto un tour in Messico durante il terremoto. Lei mi guarda con affetto ma intravedo un leggerissimo alone di preoccupazione subito dopo mascherato da un sorriso amaro ma sincero.

Mi portano in reparto, mi mettono sdraiato sul letto, un infermiere palestrato con la faccia da Taricone mi guarda sospettoso e mi dice, โ€œma guarda che bravi sti dottori!โ€, lo guardo interrogativo e lui riprende โ€œma non hanno visto che hai anche un bel taglio sotto il mento!?โ€ Bene penso io. Sarร  che ho lo sguardo cosรฌ in salute che hanno pensato che potessi giร  andare a casa a piedi se non fosse per un leggero mal di denti. Lโ€™infermiere chiama un dottore, il quarto della serata. Discutono al telefono, lui le dice parafrasando che sono degli inetti, fine della conversazione.

Dopo qualche minuto si presenta una dottoressa secchissima, scazzatissima, mi guarda come se fossi una bambola di pezza. Sbuffa. Guarda lโ€™infermiere, non si salutano. Bene penso io ora scaricate la rabbia su di me, prendetemi a pugni che tanto non fa male. Non fa male. Coem disse Roky Balboa al 176ยฐ pugno in faccia.

La dottoressa mi tampona la ferita, poi velocemente mi mette una decina di punti scazzati, disinfetta e se ne va senza passare dal via. Lโ€™infermiere con un ghigno di vittoria la guarda, sbuffa, mi riaccompagna a letto, scrolla la testa e se ne va. Dopo qualche minuto torna con 3 borsone piene di medicinali me li attacca tutti assieme alla flebo, e mi da la buona notte. Si fa per dire. Guardo il groviglio di cannucce e aghi che confluiscono nel mio braccio, con tutta sta roba domani sarรฒ guarito! Sarร  come dopo la vaccinazione del militare, per altri 5 anni non mi ammalerรฒ mai piรน!

Poi lโ€™infermiere fa un cenno a Laura che entro pochi minuti deve lasciare la stanza. Lei mi guarda, mi abbraccia e dolcemente e mi stringe le mani. Vorrei tanto addormentarmi cosรฌ, vorrei pensare che sarร  tutto facile. โ€œcercherรฒ di esser forte te lo prometto!โ€ le dico io. โ€œlo soโ€ mi dice lei โ€œce la faremo anche questa voltaโ€. Mi bacia sulla fronte. Le accarezzo la guancia e le dico di andare ora, di raggiungere le nostre bimbe. Avrร  un duro compito ora, dovrร  esser serena per loro. Ce la farร  come sempre. Ci salutiamo, mi dice che sarebbe ritornata presto lโ€™indomani. Aspetterรฒ.

Ora sono solo. Mi guardo attorno, altri 5 letti. Tutti vuoti tranne uno, quello di fronte a me. Un omone grande e grosso, lo si capisce dal fatto che il letto sarร  piรน corto di oltre 30 centimetri per contenerlo. Non vedo ancora la sua faccia, sarebbe stata un incubo per i prossimi giorni, ma ora era tranquillo.

Lui russa beato. Io sono frastornato. La morfina fa effetto. Guardo la goccia scendere nella flebo. Cerco di contenere lโ€™ansia. Decido che da quel momento avrei evitato di pensare tutti i momenti allโ€™incidente. Ora ci avrei pensato solo una volta ogni 10 minuti. A quel punto tra una volta e lโ€™altra in cui pensavo alla mia faccia dovevo riempire il tempo con unโ€™altra attivitร , sicuramente non era il sonno. Altri pensieri presero il sopravvento.

Continua...

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