Una Dea

Serie: Un amore da scoprire


    STAGIONE 1

  • Episodio 1: Desiderando te
  • Episodio 2: Una Dea

Mi sono ritrovata sola anche stamattina, in questo letto, nuda, sotto il sottile velo del solo lenzuolo a coprirmi. Non me lo sarei mai aspettata, non pensavo che anche questa notte, dopo tutta la serata che abbiamo passato insieme, mi avrebbe lasciata sola, qui, nel mio letto.

Il profumo del caffè si fa sentire intenso dalla cucina, posso già immaginarmi la scena. Si sarà alzata, sarà andata in cucina, avrà messo su il caffè e avrà apparecchiato il tavolo in maniera impeccabile con le tovagliette, tazza e cucchiaino personalizzati, quelli che mi ha regalato lei. Non so come farei senza la sua presenza, so che è solo un’illusione ma la sua minuziosa precisione mi fa impazzire, è l’opposto di me. Lei è bellissima, nella sua semplicità sprigiona una sensualità che mi strega ogni volta che incrocio il suo sguardo, non ha peli sulla lingua, certo, ma anche questo suo lato, mi stravolge.

Decido di alzarmi dal letto, la luce penetra dalla finestra come un faro puntato su di me, la sua brutta abitudine di aprire la tapparella anche se sto ancora dormendo non le passerà mai. Mi alzo, non ne sono ancora convinta, ma se non lo faccio quel caffè si raffredderà. Trovo una mia maglietta lunga sulla sedia, davanti alla scrivania, la indosso e davanti allo specchio noto che è quasi trasparente e lascia intravedere qualsiasi cosa. Poco importa, sono sola e lei si sarà già dileguata. Vado verso la cucina, il profumo sempre più intenso si fa strada dentro di me e inizio ad assaporare la dolcezza del buongiorno, sul tavolo perfettamente apparecchiato, solo per me, trovo la tovaglietta, la tazza enorme e il cucchiaino col mio nome. Manca solo un suo bacio.

“Elli, tesoro mio,

sono corsa a casa prima che si accorgesse della mia assenza, eri bellissima immersa sotto quelle lenzuola.

Il caffè è pronto, il latte è nella brocca in frigorifero e i biscotti nella biscottiera, qui sul tavolo. Buongiorno mio dolce, piccolo tesoro, ci sentiamo presto.

Tua, Alice”.

Questo è il bigliettino che, ogni notte che lei passa qui, mi ritrovo sul tavolo al mattino.

Alice è sposata con un uomo molto più grande di lei, lui ha cinquant’anni mentre lei ne ha trenta. Si sono conosciuti in un viaggio tempo fa, lei organizzava eventi per le aziende e lui è manager di una di queste. Lui è sempre in viaggio e lei non ha il coraggio di dirgli che non è più innamorata, che ha scoperto di essere diversa da ciò che pensava, che si è innamorata di qualcun altro, che si è innamorata di una donna, che si è innamorata di me.

Lo so, sembro presuntuosa a dire questo e nulla toglie che io non lo sia realmente, ma adesso sto solo vivendo un’illusione che spero diventi realtà. Non dipende tutto da me in realtà, io la vedo, la vedo fragile mentre è con lui, quando mi dice che vorrebbe scappare, quando è sorridente e luminosa mentre siamo insieme. Io la vedo, la sento, percepisco emozioni che nessun’altro saprebbe interpretare.

Ho solo venticinque anni e sognare fa parte di me; sognare un amore perfetto, sognare che lei abbia cura di me sempre, sognare di essere sua e poter dire che la amo e che lei è mia. Ho bisogno di averla qui per proteggere il suo cuore ma tutto questo, ora, sembra impossibile.

Ho finito di fare colazione e con la lentezza di un bradipo, cerco di riordinare il più possibile; non ho voglia, ho l’umore a terra e non riesco a smettere di rileggere quel bigliettino. Una lacrima solca delicatamente il mio viso, penso a lei e mi chiedo se lei pensa a me. Vado sul divano, accendo il pc e inizio a guardare l’album con tutte le nostre foto, ormai da un anno a questa parte ne abbiamo caricate più di un migliaio. Prima semplici amiche e ora bellissime amanti.

Mi sento una stupida, ho bisogno di lei mentre lei sembra non avere bisogno di me. Ma so che non è così, fa di tutto per fare la grande, quella forte che non ha bisogno di niente, ma non è vero. Lo so io quanto è fragile, i brividi che le vengono nel sonno quando la sento fare un incubo, la delicatezza della sua pelle, la dolcezza dei suoi gesti.

Sento suonare il telefono, è un messaggio, corro subito in camera speranzosa, ma niente, è Luca il mio migliore amico, mi chiede di pranzare con lui, gli rispondo: “Va bene, mi faccio una doccia, mi vesto e arrivo”.

Poco dopo sono di nuovo a casa, ho parlato con Luca di qualsiasi cosa, con lui riesco ad aprirmi su tutto, ma sono dovuta tornare, un sms di Alice mi ha un attimo fatta preoccupare.

“Ciao piccola, lui è uscito cinque minuti e io ne sto approfittando per scriverti,

dovrò partire, starò via tutto il weekend per un evento e ci sarà anche lui.

Ti prego di non scrivermi, ti ricontatterò io appena possibile.

Un bacio, Tua Alice”.

Non le ho ancora risposto dopo mezz’ora, ma sono già sotto casa sua, voglio assicurarmi che stia bene, voglio essere sicura che sia tutto a posto. Mi fermo dietro l’angolo che affaccia sulla via di casa sua, se mi sporgo un po’, riesco a intravedere il cancello di ingresso della sua villetta tutta rosa confetto. Vedo lui che sta rientrando, allora, rispondo velocemente al messaggio “Va bene Amore, mi raccomando”. Lo legge subito, ma non risponde.

Sto lì ad aspettare, dopo poco la vedo uscire dal cancelletto con una valigetta piccola a mano da una parte e la borsa in spalla dall’altra. E’ bellissima vestita da lavoro, indossa una gonna aderente nera che arriva poco sopra il ginocchio, una camicetta bianca leggera che lascia intravedere le curve e due decolté nere che la slanciano ancora di più. I suoi capelli sono lisci, castano chiaro, legati in una treccia che scivola sulla spalla, mentre sul viso un trucco leggero, che lascia le labbra nude e semplici com’è lei.

Sembra abbastanza tranquilla, non mi preoccupo troppo e dopo averli visti partire torno a casa.

Abbiamo un rito noi, di solito la sera, prima di andare a letto, facciamo un bagno caldo insieme, con la vasca piena fino all’orlo, quasi a strabordare, entriamo insieme accarezzandoci e parlando di tutto, con una bottiglia di vino rosso che beviamo solo per l’occasione.

Bene, stasera ho deciso che lo farò da sola.

Inizio a riempire la vasca, devo rilassarmi, è calda, bollente, quasi si vede il fumo e si sente l’umidità che ha riempito la stanza. La bottiglia di vino è ancora piena, mancheranno forse due bicchieri, l’appoggio sul mobiletto lì di fianco. Immergo un piede e poi l’altro, dolcemente mi immergo col corpo, lasciando fuori solo la testa, mi sento coccolata. Prendo la bottiglia di vino, mi sento sola, pian piano me la porto alle labbra, ma pur sentendo l’alcool scendere, non mi dà soddisfazione. Una goccia rossa cade nell’acqua formando dei cerchi che mi incantano e così continuo, rimango affascinata, finché le gocce non arrivano a formare una vasca piena di acqua rossa, di vino, di sangue.

Forse è questo che volevo, non volevo bere davvero quel vino, dovevo ubriacarmi il corpo, invece che l’anima.

Resto lì, chiudo gli occhi e crollo; pensando a lei, ad Alice, alla Dea che ha stravolto la mia vita.

Serie: Un amore da scoprire


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Ciao Annalisa. Confesso che, complice il risveglio solitario, ho pensato che la tua protagonista avesse due personalità che si manifestavano nel concreto: quella bisognosa di sicurezza e quella forte. Un po’ “amico immaginario” . Confesso anche che sapere che Alice non era un suo “immaginario” mi ha fatto piacere. Il tuo è un racconto molto tenero.